LA BOTTEGA DEL CAFFE’

Nel 1750 Goldoni compone sedici commedie, introdotte dal manifesto de Il teatro comico. È in questo gruppo che fa la sua prima apparizione La bottega del caffè, destinata a diventare un titolo celebre. Un’opera da subito entrata nel canone, eppure piena di misteri e ambiguità; un titolo che nel tempo ha suscitato riletture complesse, come quella di Rainer Werner Fassbinder.

L’idea del progetto è quella di una scrittura nuova, che, senza tradire la scansione, i temi e le battute micidiali del testo originale, parli ad un oggi segnato dalla crisi economica e dal dominio dell’informazione. Gli intrighi e le vicende del testo sono, senza forzature, quelle del gossip che oggi impera tutto schiacciando e distruggendo. Don Marzio davvero è l’antesignano dei mille cronisti di gossip che oggi stabiliscono un proprio potere con rivelazioni più o meno scottanti, in un gioco perverso. Eppure allo stesso tempo, egli è anche capro espiatorio di un mondo regolato da un duro meccanismo di sfruttamento economico di cui non capisce il senso e in cui crede di poter avere un posto per tramite del suo controllo sull’informazione. Straniero, (napoletano a Venezia), vive infatti in un mondo di cui cerca disperatamente di comprendere le regole fino a diventare ostaggio delle sue stesse parole. Nel testo il denaro ha un peso schiacciante e Ridolfo, “onesto caffettiere”, portavoce di una morale ricattatoria, malgrado tutti i suoi moralismi, è in sostanza alla ricerca del potere. Egli gioca una partita senza esclusione di colpi con il biscazziere Pandolfo per la supremazia sul territorio. I personaggi femminili, apparentemente deboli, rivelano invece una concretezza estrema e un dolore che riesce a smuovere i personaggi maschili dediti unicamente all’economia o alla cieca pulsione dei sensi. Il gioco d’azzardo è infine la metafora principale, intorno a un tavolo, della bisca o del caffè, si definisce il destino di una serie di personaggi che disperatamente cercano una propria autenticità, non riuscendo a togliersi di dosso le incrostazioni di un vivere sociale basato sul controllo di tutti contro tutti; dove Don Marzio, vittima e carnefice, si assume il compito di velenoso cantastorie di un ambiente che è in bilico tra farsa e tragedia.

Martedì 28 febbraio 2012
Teatro Alfieri di Asti ore 21.00

Una storia di intrighi e veleni

  • di Luca Scarlini
  • da La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni
  • con Elia Schilton, Beppe Rosso, Riccardo Lombardo, Cinzia Spanò, Paolo Giangrasso, Ornella Balestra
  • regia Beppe Rosso
  • assistente alla regia Irene Zagrebelsky
  • coreografie Ornella Balestra
  • scene Paolo Baroni
  • luci Cristian Zucaro
  • tecnico di compagnia Francesco Mina
  • una produzione ACTI Teatri Indipendenti
  • Fondazione del Teatro Stabile di Torino
  • Residenza Multidisciplinare di Rivoli
  • con il sostegno del Sistema Teatro Torino e Provincia

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