SCOTTATURE melologo messo in scena da Michela Cescon con Anna Foglietta e la percussionista Alessia Salvucci, è una nuova produzione che debutta in prima nazionale sabato 5 luglio al Teatro Mercadante di Napoli nell’ambito del Campania Teatro Festival (qui le info) Così lo racconta Michea Cescon:
«Scottature è un racconto breve di Dolores Prato, un unico gesto in cui si condensa l’intero universo poetico di una grande scrittrice del ’900. Prato ci ha lasciato cinque libri autobiografici mai conclusi, tranne questo mirabile racconto che tutti i critici hanno definito “perfetto”. Che sia l’unico scritto effettivamente da lei ultimato e addirittura pubblicato a proprie spese (dal momento che non ha mai trovato un editore disposto a pubblicarla, nonostante fosse segnalata in vari premi, e che non ha mai smesso fino alla sua morte di scrivere gli altri) è decisamente un fatto importante. Il racconto è stato limato fino all’osso, per assumere la forma che la scrittrice voleva che avesse. Eliminando il superfluo e lasciando l’essenziale, regala ai lettori un gioiello di cui si percepisce la rara qualità. Elegante, suadente, scorrevole, ricco di simbolismi e di immagini formidabili, come quella della rosa e del mare, che si stagliano nell’organicità della scrittura e rimangono indelebili. La storia racconta dell’uscita nel «mondo» di una ragazza cresciuta in convento. Tutti si aspettano qualcosa da lei: che attraversi l’oceano per sposarsi, che tema Dio, che mostri buon senso, che preghi in maniera vistosa, che, disperata di trovare un posto nella vita, si faccia suora perché lasciare la reclusione per scegliere il mondo, significa scottarsi, bruciarsi, fra pericoli e tentazioni. La ragazza però delude ogni singola aspettativa. Compie sì un viaggio, ma per diventare se stessa. Tra ustioni e accartocciamenti, riesce così a diventare donna a modo suo, e quella messa in atto è una rivoluzione silenziosa ma implacabile. È l’inizio dell’età adulta, delle prime scelte importanti, di scoperte familiari, di un senso d’estraneità e di abbandono che la scrittrice si trascinerà per l’intera esistenza.
Scottature è un oggetto anomalo, sintetico ed essenziale perfetto per una trasposizione a voce alta, è un ritmo “musicale di pensiero e di parole”, come scrive l’autrice, e la scrittura pare a noi una danza armoniosa. E’ da tempo che con Anna Foglietta parliamo di questo racconto, da quando curiosamente ci siamo scoperte appassionate entrambe della Prato, e credo sia venuto il momento di affrontarlo, di farlo conoscere agli altri, per dar giustizia a questa scrittrice unica che non accomuno a nessun altro. La complessa macchina della sua scrittura, che si concepisce e si sviluppa come un interminabile lavoro sartoriale fra ritagli, pensieri, massime, riflessioni è talmente profonda e indagatrice che ti scava dentro. “Io salto i verbi come se qualcuno mi corresse dietro” scrive “i miei passaggi sono ponti levatoi mai abbassati”. Un’ immagine forte, dinamica e in azione per una letteratura che omaggeremo a più voci, in forma di melologo, genere perfetto per questi ponti mai abbassati, per i passaggi emotivi della storia. La voce parlata della Foglietta sarà strumento musicale e fin dalla drammaturgia il testo sulla carta sarà una partitura, un pentagramma. Fondamentale la collaborazione con una polistrumentista che aiuterà a trovare la cifra musicale corretta del racconto in un equilibrio delicato tra forza e dolcezza, tra austerità e ironia, contro l’ipocrisia, contro l’aridità e contro il nulla. Un nostro inno alla vita e alla poesia». Michela Cescon
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NOVITÀ
un racconto di Anna Banti (Editore Mondatori Libri)
in scena Michela Cescon
con Tullio Visioli e Livia Cangialosi
direzione e del suono e musiche originali Tullio Visioli
ideazione e messa in scena Michela Cescon
illustrazione Barbara Baldi
cura del progetto Nicoletta Scrivo
produzione Teatro di Dioniso
DEBUTTO: Sabato 5 ottobre alle 18.30i MOISAI 2024. VOCI CONTEMPORANEE IN DOMUS AUREA
…a Eleonora Duse, a cent’anni dalla sua morte
«Lavinia Fuggita è per Cesare Garboli il racconto più bello di tutto il Novecento, per Emilio Cecchi il componimento in cui si ha la piena, splendida misura del talento di Anna Banti. Infatti questo racconto è proprio bello: genera una specie di incantamento. La storia racconta di Lavinia, una ragazza orfana che, agli inizi del Settecento, viene raccolta dall’Ospedale della Pietà di Venezia, dove impara a suonare e a cantare. Lavinia, divenuta maestra di coro, è scossa da un irresistibile istinto per la composizione, è spinta da una scellerata, invincibile, quasi dolorosa forza creatrice, che la porta a sostituire le partiture da copiare con le sue invenzioni musicali. Una di queste è proprio l’esecuzione del maestro Don Antonio Vivaldi, precettore presso l’Istituto. Scoperto il fatto e il quaderno che contiene tutte le composizioni della ragazza, Lavinia viene pesantemente punita e umiliata durante un giorno di festa in gita alle Zattere. Quel giorno, fiera della sua intelligenza e bellezza, scompare, forse in un veliero grosso arrivato da lontano, e di lei nessuno saprà più nulla. Il racconto della Banti è una perfetta, raffinatissima, quasi miracolosa coesione di forma e di intreccio. Fin dal titolo, senza pudore a nasconderlo, sappiamo che una certa Lavinia fuggirà; il segreto della storia è già da subito svelato ma la costruzione del racconto penetra per intensità e senso. Una prosa eccezionale, quasi di poesia, colta ma nello stesso tempo leggera, e di rara sensibilità sulla condizione del genere femminile quando si fa artista; sulla voluttà e la potenza di una forza creatrice che impone di rompere le regole, di forzare l’ordine delle cose, di superare il limite, come se avere talento fosse quasi una maledizione. Lavinia tornerà da dove è venuta, dal nulla, e a noi che leggiamo non serve sapere né dove è fuggita, né se tornerà: rimangono stupore e benessere.
È da tempo che desidero affrontare ad alta voce questo racconto, difficilissimo da trovare. L’ho con me da diversi anni, racchiuso in una raccolta di quattro racconti di Anna Banti pubblicata nel 1951, Le donne muoiono. Insieme a me un compositore di rara raffinatezza, esperto conoscitore di musica barocca, e una voce giovane come Lavinia, per decantare Vivaldi che componeva musica sacra per le Figlie di Choro all’Ospedale della Pietà dove insegnò per circa quarant’anni, tra il 1704 e il 1740, e dove compose gran parte del suo lavoro, compresa la sua opera più conosciuta, Le quattro stagioni. I manoscritti delle sue musiche infatti erano sempre accompagnati dai nomi delle ragazze dell’orfanotrofio che le eseguivano: Pelegrina dall’Oboe, Prudenza dal Contralto, Candida dalla Viola, Lucietta Organista, Anna Maria dal violin… Michela Cescon
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Solo corpi femminili. È questo l’esperimento
Svelarsi è uno spettacolo/esperimento/serata/happening/sabba
pigiama party/assemblea… qualcosa di indefinito e indefinibile,
un momento di condivisione e di riflessione piuttosto allegro su temi come il femminismo, l’umiliazione, la rivalsa, il senso di colpa, l’autodeterminazione. È una serata per sole donne, che genera parecchie risate e una smodata sorellanza.
Svelarsi è un percorso di ricerca. Per questo si rivolge a un pubblico esclusivamente di donne (cis, trans e non binarie). Non si tratta di creare uno spazio sicuro per chi è sul palco, ma di indagare che cosa succede ai corpi simili di chi assiste, domandarsi se il proprio corpo risuona più profondamente con quello che vede, nudo, in scena.
Mi sento invasa dai consigli non richiesti
dal mio bisogno di sembrare sempre dignitosa
dai libri sul mio comodino.
Mi sento invasa dagli insetti
dalle cimici dalle ciglia indebolite
dai capelli, prodotti per capelli, capelli nel letto, per terra, capelli bianchi.
Mi sento invasa dall’elettricità
dalla luce e la luce al neon bianca dei negozi
dal riscaldamento a schiaffo quando ci entri
dal produci consuma produci consuma produci consuma.
Mi sento invasa dalla dipendenza dall’erba che non mi fa ricordare i sogni al mattino
dai mezzi pubblici la notte quando ci sono solo maschi a bordo
da mia madre che ancora mi sbuccia la frutta
SVELARSI
UNA SERATA PER SOLE DONNE
(CIS, TRANS, NON BINARY)
regia di Silvia Gallerano
di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini, Silvia Gallerano
con il contributo di Serena Dibiase e la voce di Greta Marzano
allestimento luci Camila Chiozza
consulenza costumi Emanuela Dall’Aglio
cura del progetto Nicoletta Scrivo
una produzione Teatro di Dioniso, direzione artistica Michela Cescon
in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe, direzione Claudia Di Giacomo e Roberta Scaglione e Frida Kahlo Productions
con il contributo del MiC – Ministero della Cultura, Regione Lazio e Roma Capitale
in collaborazione con SIAE- Società Italiana degli Autori ed Editori
si ringraziano per il supporto e l’ospitalità ATCL per Spazio Rossellini, Lottounico, Fortezza
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LOCANDINA
Eccoci anche quest’anno pronti per partire con #ogniluogoèunteatro n°5 …. dal 13 al 26 settembre torna il Festival che cammina…. e a giugno ci prepariamo ad accoglierlo con appuntamenti estrosi, golosi, imprevisti e soprattutto imperdibili….
Avremo la strana storia di un divano che si credeva una panchina, uno spettacolo in cui vi benderemo e per finire…. brinderemo a Cafè Muller.
Ma tutto avrà inizio a Milano al Museo del ‘900…. se siamo riusciti a solleticare la vostra curiosità ecco il programma completo!

Grazie a maxbottino, Tamtam Teatro, Comune di Vercelli, Gianluca Mischiatti, Arcigay Rainbow, TeatroLaCucina / Olinda.
Vi aspettiamo tanti e carichi
NOVITÀ
«L’ascolto è in fondo un piccolo teatro» (Roland Barthes)
Dodici persone intorno a un tavolo. Bendate. Immerse nel buio. Lampi di luce si alternano all’oscurità. Spazio e tempo sembrano sospesi. Seduta con noi al tavolo, una donna. La sua voce ci arriva attraverso le cuffie. La donna sembra apparire e sparire. È come se fosse lì con noi, ci tiene la mano, ma sembra venire da un altro posto. Parla di sé ma parla di tutti noi. Ci racconta il suo rapporto con quella casa, con la sorella con l’aldilà. La casa misteriosa lassù nella nebbia, è forse l’unico posto che conosciamo per domandare ai morti e fare in modo che qualcuno risponda.
Ancora una volta Cuocolo/Bosetti ci sorprenderanno con un lavoro non convenzionale, fuori dagli schemi e dagli stereotipi: un lavoro a tratti inquietante, forse disturbante come sempre quando si è chiamati a guardarsi dentro.
Lo spettacolo si svolge completamente al buio. Se ne sconsiglia quindi la partecipazione a chi possa essere disturbato dalla situazione
Note di regia
«L’ascolto è in fondo un piccolo teatro» diceva Roland Barthes esiste quindi un teatro di percezione, immateriale, capace di entrare in relazione con uno spazio interiore dell’ascolto da condividere, ricordandoci che esiste un «teatro dentro». Il racconto qui si fa perturbante nel senso migliore del termine: creare nuove categorie di interpretazione.
È così che l’esperienza destabilizzante del fantastico dà vita a un’ immagine seducente del reale. Il fantastico contemporaneo non si identifica più in realtà altre, lontane da quelle della vita, ma si àncora a fatti veri, insinuandosi nella dimensione del quotidiano deformando il conosciuto, il familiare e rendendolo ignoto.
In una cultura come la nostra. che identifica il reale con il visibile, l’irreale è associato all’invisibile. La Casa Misteriosa lassù nella nebbia si svolge in una stanza perfettamente oscurabile dove buio e qualche sprazzo di luce si alternano. Sentiamo come la presenza di buchi nella realtà: tempo e spazio sembrano sospesi.
SPETTACOLO PER 12 SPETTATORI
DEBUTTO
casacuocolobosetti – via Ludovico Ariosto 85 – Vercelli
Venerdì 21 febbraio 2025 ore 21.00
repliche 22, 23,25,26 27 e 28; 1, 4 e 5 marzo
VENERDI 21 FEBBRAIO SOLD OUT
In collaborazione con Officina teatrale Anacoleti e Piemonte dal Vivo
ANTEPRIME PER OPERATORI E STAMPA: 14 E 15 FEBBRAIO ORE 21.00
Info: +39 345.2697208
info@teatrodidioniso.it
spettacoli@anacoleti.org
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