Siete pronti per fare insieme un altro fantastico viaggio nella poesia e nella bellezza? Ecco cosa vi aspetta a Vercelli e dintorni dal 8 al 21 settembre: 12 spettacoli, 7 repliche, 10 diversi luoghi vini della cantina B&S (Bere e sognare) e il nuovo CookieFestival che la Pasticceria 7Sin ha creato per noi e per voi.
E quest’anno #ogniluogoèunteatro incontra l’arte contemporanea con Post_me (beauty is a rare thing_la bellezza è una rara cosa) a cura di Max Bottino
con la partecipazione di Christian Di Filippo // supervisione a cura di Marco Lorenzi e Alba Maria Porto consulenza drammaturgica Enrico Pastore // consulenza tecnica Adriano Antonucci, Giorgio Tedesco, Massimiliano Bressan //musiche originali Elio D’Alessandro
Sabato 9 settembre, ore 21.00
COLLEZIONE MARAZZATO – S.P. 31 DEL MONFERRATO – STROPPIANA (VC)
FROSINI TIMPANO // GLI SCARTI // KATAKLISMA TEATRO
in collaborazione con Armunia
ECCE ROBOT! CRONACA DI UN’INVASIONE
ispirato liberamente all’opera diGo Nagai
di e con Daniele Timpano
disegno luci e voce narrante Marco Fumarola // musiche originali Michela Gentili e Natale Romolo montaggio audio Lorenzo Letizia // editing e missaggio Marzio Venuti Mazzi // aiuto regia Valentina Cannizzaro
Domenica 10 settembre, ore 16.00
PARCO CAMANA – ANFITEATRO – VIA XX SETTEMBRE
LE MAT
LE STORIE DEL MATTO
di e con Matteo Curatella
Segue merenda Ingresso gratuito con prenotazione
ore 17.00
MUSEO BORGOGNA – VIA A. BORGOGNA 4
URBAN EXPERIENCE // NUVOLA PROJECT
LIBRO LIBRIDO // PERFORMING MEDIA un futuro remoto
Talk performante a cura di Urban Experience e Nuvola Project
con Carlo Infante, Gaia Riposati, Massimo Di Leo
Martedì 12 settembre, ore 21.00
COLLEZIONE MARAZZATO – S.P. 31 DEL MONFERRATO – STROPPIANA (VC)
BEPPE CASALES // CAMPO TEATRALE
IL MONSONE. UNA STORIA DI CAPORALATO
ispirato al libro «Sotto padrone» di Marco Omizzolo (ed. Giangiacomo Feltrinelli)
di e con Beppe Casales
musiche originali e editing video di Beppe Casales
Non sarà possibile acquistare i biglietti la sera dello spettacolo
PROMOZIONE SPECIALE UNDER 18
Non hai compiuto ancora 18 anni? Per te l’ingresso è gratuito!
FESTIVALCARD
se assisti a 4 spettacoli il quinto te lo regaliamo!
Se assisti a tutti e 10 gli spettacoli a pagamento avrai due ingressi gratuiti
Ritira la Festivalcard presso il Festival Point o la sera prima dello spettacolo
ACCESSIBILITÀ
Tutti i luoghi di spettacolo sono privi di barriere architettoniche
Se hai un cane da accompagnamento sarà il benvenuto
In fase di prenotazione potrai segnalarci esigenze specifiche
e ci adopereremo per soddisfarle
SCONTI E AGEVOLAZIONI PER IL NOSTRO PUBBLICO
Con la Festivalcard e/o il biglietto dello spettacolo sconto 10% su tutte le consumazioni
da VICOLO SHILKE e PIZZERIA PIEDIGROTTA (Corso Libertà 87)
#ogniluogoèunteatro sostiene la smart mobility: tutti i luoghi sono raggiungibili agevolmente a piedi. Se usi l’auto ricorri al car pooling! Proteggiamo il nostro ambiente
…Quello che mi è chiaro è che Svelarsi non è uno spettacolo e basta. Potremmo definirlo una miccia: un evento che accende delle curiosità, delle domande, una visione che interroga. Potremmo definirlo un pretesto: una scusa per trovarsi in una platea separata e osservare l’effetto che ci fa. A me piace chiamarlo esperienza o un’osservazione, perché è ancora aperta dentro di me la domanda di quale sia il risultato finale di questo percorso. Credo che possa essere scritto solo con le persone che vi assistono (Silvia Gallerano)
Svelarsi: un progetto di Silvia Gallerano – a cura di Teatro di Dioniso in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe. Uno spettacolo/esperimento per sole donne e chi si sente tale. Con solo corpi femminili, per una platea solo femminile. Un cammino condiviso in scena da dieci donne. Un’esperienza per tutte.
Mi sento invasa dai consigli non richiesti
dal mio bisogno di sembrare sempre dignitosa
dai libri sul mio comodino.
Mi sento invasa dagli insetti
dalle cimici dalle ciglia indebolite
dai capelli, prodotti per capelli, capelli nel letto, per terra, capelli bianchi.
Mi sento invasa dall’elettricità
dalla luce e la luce al neon bianca dei negozi
dal riscaldamento a schiaffo quando ci entri
dal produci consuma produci consuma produci consuma.
Mi sento invasa dalla dipendenza dall’erba che non mi fa ricordare i sogni al mattino
dai mezzi pubblici la notte quando ci sono solo maschi a bordo
Ora io vi sembro piccola. Vi ingannate. Fra poco porterò 53 di piede. Le mie cosce misureranno 2 metri di diametro. I capelli cresceranno spessi come crini di cavallo. Gli occhi saranno talmente grandi che nelle orbite non ci staranno. Le mani, poi, saranno gigantesche e quando ne alzerò una per grattarmi la testa, scapperete via, terrorizzati. Sarò enorme (…) Non vi sembrerò più piccola. Sarò sconfinata
Svelarsi è un’altalena tra questi stati: un senso di invasione, una mancanza di spazio, una compressione, da una parte. La potenza, lo strabordare, la risata travolgente, dall’altra. La cultura patriarcale che ancora ci circonda, insegna alle donne, sin da piccole, a limitare i propri desideri di potenza, ad accettare invasioni di campo da parte dell’altro sesso (dove il campo è il corpo), a mettersi in disparte e per senso di costrizione spesso a esplodere.
Si parte da vissuti diversi che hanno una nota comune: di umiliazione, di mutilazione, di invisibilità. Messi insieme, tutti questi vissuti, si mostrano per quel che sono: semplici soprusi, spesso meschini. Ne si vedono i contorni tragicomici, si impara a riderci su e a rispondere con una potenza che non è stata sopita.
Il lavoro di scrittura è un lavoro condiviso: ogni attrice ha scritto con le parole o con il proprio corpo la sua presenza in questo lavoro. La scrittura è una scrittura non solo di parole, anzi, soprattutto di corpi. Le parole a volte sono gli inganni, il rumore dell’abituale: i corpi, in questi momenti di “svelamento”, rivelano la vera essenza, il discorso non articolato ma presente.
Anche per questo Svelarsi si rivolge a un pubblico esclusivamente di donne (cis, trans e non binarie). Tutte quelle insomma che si sentono (anche) donne: non si tratta solo di creare uno spazio sicuro per chi è sul palco, ma anche di permettere a chi guarda di sentire il proprio corpo risuonare più profondamente con quello che vede, nudo, in scena.
Svelarsi Solo corpi femminili: è questo l’esperimento
drammaturgia e regia di Silvia Gallerano // di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Serena Dibiase, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini e Silvia Gallerano
Produzione Teatro di Dioniso//in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe
con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Lazio
è attiva una campagna di crowdfunding: vuoi diventare produttore dello spettacolo?
30 settembre | Teatro Fellini – Pontinia | ore 21.00
3,4, 5 novembre | Spazio Rossellini – Roma | 3 nov ore 21.00; 4 e 5 nov doppia replica ore 18.00 e ore 21.00
6 novembre | Teatri Le fenice – Arsoli | ore 21.00
14 novembre | Teatro Carcano – Milano | ore 20.00
1 dicembre | Teatro Tor Bella Monaca – Roma |ore 18.00 e ore 21.00
BOTTONI mette in scena la tradizione della favola, partendo dai classici del genere, puntando su un innovativo metodo di narrazione. Ricreando la struttura tipica di ogni racconto di fate (Il distacco, la sventura, la foresta misteriosa, le terre lontane, la sposa etc.) utilizza a piene mani i personaggi iconici dell’immaginario fiabesco.
Così troveremo insieme Il Principe Azzurro, chiamato qua Affascinante, la Bella Addormentata, Pollicino, Hansel, Gretel, Biancaneve e in una rumorosa Casa di Correzione per i Cattivi delle Fiabe incontreremo insieme alla strega, i quaranta ladroni, l’Orco, Lucignolo e finanche Geppetto, se pur qui per un errore giudiziario. Materiali poveri e quotidiani, facilmente reperibili, attraverso un uso immaginativo diventano i protagonisti del racconto. Su tutto i bottoni, che si trasformano nei personaggi principali, così come un guscio di noce diventa una nave, che per quanto ne sappiamo, può affondare in un bicchier d’acqua.
Insieme al racconto di classici della narrativa per l’infanzia lo spettatore viene esposto e stimolato ad un uso inventivo degli elementi presenti in ogni casa. Viene stimolato alla creazione di un mondo e alla messa in scena partendo da elementi della sua realtà che solo grazie ad uno sguardo diverso possono acquisire sensi, funzioni e significati diversi, stimolando, nel piccolo ascoltatore un uso immaginativo verso la costruzione di universo creativo.
La creatività va come tutte le qualità stimolata ed è proprio questo che il progetto si prefigge. Non solo passivo ascoltatore ma produttore di senso, scopritore di possibilità.
Il tutto viene presentato così come, con successo, è stato sperimentato negli ultimi spettacoli con la produzione video live che segue e approfondisce gli elementi della narrazione trasformandoli attraverso le immagini che rinforzano e/o stravolgono la realtà degli oggetti stessi. Un rametto di foglie diventa un bosco, un biscotto la casa di marzapane…
BOTTONI è una proposta innovativa che si rivolge ad un pubblico di tutte le età
BOTTONI
di Roberta Bosetti
con Annalisa Canetto e Livio Ghisio regiaRenato Cuocolo
Produzione Arteinscacco, Teatro di Dioniso, Iraa Theatre
Svelarsi è un percorso artistico ideato da Silvia Gallerano che Teatro di Dioniso ha deciso con gioia di accompagnare. Un laboratorio o una residenza, un cammino condiviso che potrà portare alla realizzazione di uno spettacolo.
Il laboratorio Svelarsi sarà a Parole d’Artista #ogniluogoèunteatro, che si svolgerà a Vercelli e Stroppiana dal 11 al 26 settembre 2021, dal 11 al 19 settembre presso Officina Teatrale degli Anacoleti (Corso De Gregori, 28)
Il laboratorio si svolge in 7 giorni – da sabato 11 a venerdì 17 settembre – presso lo spazio Officina Teatrale degli Anacoleti (corso De Gregori, 28). Oltre a Silvia Gallerano saranno presenti 4 donne del gruppo originario al quale si aggiungeranno un massimo di 8 donne; le donne «originarie» saranno le depositarie dei materiali e le guide delle altre che si inseriscono; l’ultimo giorno si arriverà a costruire una sequenza di materiali già esistenti nella struttura di partenza e di scene portate, scritte, nate dalle nuove arrivate. Si potrà decidere di mostrare o meno questo filage provvisorio, ma comunque sempre secondo la regola del pubblico solo femminile.
Il lavoro sarà strutturato in:
– 6 giorni di laboratorio (partiremo sempre dal testo La Merda di Ceresoli, che apre le porte tematiche per poi abbandonarlo)
-1 giorno per comporre il materiale ed eventualmente mostrarlo.
Programma
Sabato 11 settembre: presentazione e inizio lavori (dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 16.00);
domenica 12 settembre: dalle 12 alle 14 e dalle 15.30 alle 19.30
da lunedì 13 a venerdì 17: dalle 18.30 alle 22.30
sabato 18 e domenica 19, ore 18 dimostrazione di lavoro presso Officina Teatrale degli Anacoleti per un pubblico di sole donne. La presentazione al pubblico è subordinata alla disponibilità delle partecipanti al laboratorio
Ph: 328.4592121 (dal lunedì al venerdì: 9.00/13.00 e 14.30/18.30 sab. e dom.: 9.30/14.30)
La storia Il progetto è nato come effetto/precipitato del laboratorio per sole donne sul testo de La Merda di Cristian Ceresoli. Trattandosi di un monologo che già da testo è da interpretare nude, il laboratorio ha coinvolto sole donne e si è concentrato sulla nudità e sui temi che sono trattati dal testo: la relazione col proprio corpo, il senso di inadeguatezza, le umiliazioni e le auto-umiliazioni inflitte e subite, la potenza e la liberazione. Già durante il primo laboratorio ho percepito le enormi potenzialità del luogo che si creava immediatamente: un ambiente sicuro, dove sentirsi libere di condividere e rispecchiarsi, con l’effetto immediato di riconoscersi e darsi forza. Da qui è nata la voglia di portare avanti il percorso, che al momento conta già vari laboratori e due aperture pubbliche, sempre per un pubblico di sole donne, a garanzia di un senso di protezione che permetta uno svelamento più profondo.
IL PROGETTO
Quello che mi è chiaro è che Svelarsi non è uno spettacolo e basta. Si tratta di un percorso su una durata di tre anni, che pone le basi del suo delinearsi nell’incontro con altre persone, possibilmente in diverse città, e che solo alla fine di un viaggio approderà ad un risultato scenico. Per il momento il lavoro non deve quindi abbandonare la sua fonte laboratoriale per trasformarsi solo alla fine in un prodotto confezionato e finito. Immagino quindi un dispositivo continuamente in movimento, che si nutra di un dentro e di un fuori: un gruppo stabile che si lascia continuamente invadere da persone nuove, che si inseriscono nelle scene già esistenti, le arricchiscono, portano altri materiali, entrano, escono. Come se il bacino fosse molto più grande dell’isola che poi emerge e si mostra. Il percorso quindi dovrebbe strutturarsi in momenti laboratoriali e momenti residenziali; entrambi i momenti si concludono con aperture pubbliche rigorosamente per una platea solo femminile, in cui si mostra il materiale che si decide di “svelare”. Nei 3 anni il percorso si strutturerà in 3 momenti laboratoriali e 4 momenti residenziali (un laboratorio e una residenza per i primi due anni, un laboratorio, due residenze e il debutto per il terzo). I laboratori saranno aperti alla partecipazione di 8 donne professioniste e non, accompagnate e sostenute dalla presenza di 4 attrici del nucleo originario. Ogni laboratorio si concluderà con un’apertura pubblica (per un pubblico solo femminile).
Nelle residenze invece saranno coinvolte 8/10 attrici. Le residenze dei primi 2 anni e la prima del terzo si concluderanno con un’apertura pubblica. L’ultima residenza sarà più lunga e si concluderà con il debutto e le prime repliche vere e proprie.
Dal 15 al 27 settembre 2020 Vercelli ospita PAROLE D’ARTISTA OUT, teatro ‘a misura d’uomo’ presso la casacuocolobosetti, via Ariosto 85: la rassegna torna ad animare un luogo ‘storico’ della città con tre spettacoli per un numero ristretto di spettatori, seguendo alla lettera il mood del fare spettacolo che la compagnia vercellese Cuocolo/Bosetti applica da oltre vent’anni: testi contemporanei pensati per una fruizione a piccoli gruppi, dove lo spettatore è allo stesso tempo ospite e coprotagonista all’interno di casacuocolobosetti autentica residenza di Roberta Bosetti e Renato Cuocolo, abitazione che allo stesso tempo è storia personale e luogo teatrale, luogo della realtà condivisa che si viene a creare tra ogni persona presente.
• Il primo appuntamento, da martedì 15 a venerdì 18 settembre è con un testo proveniente dall’altissima letteratura di Alice Munro in R.L. di Renato Cuocolo, con Roberta Bosetti, tratto da un racconto breve del Nobel canadese che narra di una donna in un momento di massima vulnerabilità e della via di fuga da situazioni spiacevoli che la attanagliano che la protagonista riesce individuare attraverso il linguaggio; una moderna Sherazade che, tenendo il filo della parola, riesce a tenere il filo della vita.
Produzione CUOCOLOBOSETTI/Iraa Theatre e Teatro di Dioniso (scarica la scheda di R.L.)
• Sabato 19 e domenica 20 settembre gli spettatori si troveranno all’interno di ENIGMA CARAVAGGIO un tuffo nell’arte visiva con Chiara Cardea, Silvia Mercuriati su drammaturgia di Marco Ivaldi anche regista; uno spettacolo interattivo, un approfondimento artistico e poetico, una crime story che indaga la morte e il significato delle opere del grande pittore attraverso un’analisi puntuale condotta sugli scritti biografici e storici elaborati da critici e storici dell’arte.
Una produzione Progetto Zoran. (scarica la scheda di ENIGMA CARAVAGGIO)
• Infine a chiudere la prima edizione della rassegna vercellese, dagiovedì 24 a domenica 27 settembre, sarà BOTTONIdi Roberta Bosetti con Annalisa Canetto e Livio Ghisio, uno spettacolo dedicato ai bambini dai 6 agli 11 anni.
Bottoni mette in scena con leggerezza la tradizione della favola, partendo dai classici del genere, puntando su un innovativo metodo di narrazione. Ricreando la struttura tipica di ogni racconto di fate utilizza a piene mani i personaggi iconici dell’immaginario fiabesco utilizzando materiali poveri e quotidiani, ben noti ai bambini. Su tutto i bottoni, che si trasformano nei personaggi principali. Anche qui l’utilizzo del video live approfondisce gli elementi della narrazione trasformandoli attraverso le immagini che rinforzano e/o stravolgono la realtà degli oggetti stessi.
Produzione Teatro di Dioniso, Arteinscacco, CUOCOLOBOSETTI/IRAA Theatre. (Scarica la scheda di BOTTONI)
La nascita della rassegna vercellese PAROLE D’ARTISTA OUT –prevista per lo scorso marzo e poi slittata a causa del covid- si deve alla volontà condivisa del Teatro di Dioniso, di Cuocolo/Bosetti e di Arteinscacco di fare un teatro che guardi alle origini: un teatro poetico, di dialogo, che recuperi l’umanità del rapporto tra singoli, la vicinanza, il confronto tra artisti e ospiti, un percorso di attenzione singola, personale, reciproca.
Una forma di teatro empatico che si traduce per lo spettatore nell’essere ospite e coprotagonista all’interno di casacuocolobosetti; abitazione e allo stesso tempo storia personale e luogo teatrale, luogo della realtà condivisa tra le persone presenti.
PAROLE D’ARTISTA OUT punta a rimettere sotto i riflettori lo spettacolo, il contenuto anziché l’involucro: un modo di fare teatro che sappia essere se stesso in qualsiasi spazio: un salotto, una biblioteca, una sala museale, andando incontro allo spazio anziché costruirselo intorno.
Casacuocolobosetti (Via Ariosto 85), sede della rassegna, si inserisce naturalmente nell’idea di un teatro a misura: la coppia pluripremiata di artisti indaga e pratica da sempre una forma d’arte che coinvolge lo spazio della vita e lo spazio del teatro dove realtà e finzione si sovrappongono, usando gli spazi -reali- per quelli che sono, trappole per la realtà, scegliendo di recitare con piccoli gruppi di spettatori perché lo spettatore è un ospite. La relazione è intima e interattiva. La scelta dei ‘compagni di viaggio’ di PAROLE D’ARTISTA OUT si è quindi orientata verso artisti che sentano in questo rapporto caldo e vicino, di relazione personale, una cifra stilistica condivisa.
Tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 19.00.
L’acquisto del biglietto sarà effettuabile sulla piattaforma www.eventbrite.it utilizzando come metodo di pagamento Paypal.
Il costo dei biglietti per gli adulti è di 10 euro, per i bambini di 3 euro.
Il pubblico potrà usufruire di uno sconto presso il birrificio Sant’Andrea di Vercelli esibendo il coupon che verrà consegnato all’ingresso.
Durante gli spettacoli sarà necessario l’utilizzo della mascherina.
INFO | Tel.+39 3407720235 | iraatheatre@gmail.com
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PAROLE D’ARTISTA OUT | 15/09 – 27/09/2020 | h. 19.00 | casacuocolobosetti | Via Ariosto 85, Vercelli
martedì 15 – venerdì 18 settembre R.L.
da Alice Munro
con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
ideazione Renato Cuocolo
produzione CUCOLOBOSETTI/ IRAA Theatre e Teatro di Dionisio ________________________
sabato 19 e domenica 20 settembre ENIGMA CARAVAGGIO
drammaturgia e regia Marco Ivaldi
con Chiara Cardea, Silvia Mercuriati
scene e visual concept Eleonora Diana | fonica e illuminotecnica Loris Spanu
costumi Armuar Torino | foto Stefano Kewan Lee
musiche di Roger Subirana Mata (jamendo licensing)
Residenza Multidisciplinare Arte Transitiva – Officine Caos
produzione Progetto Zoran ________________________
giovedì 24 – domenica 27 settembre BOTTONI
di Roberta Bosetti
con Annalisa Canetto e Livio Ghisio
regia di Renato Cuocolo
produzione Teatro di Dioniso, Arteinscacco, CUOCOLOBOSETTI/IRAA Theatre
Gli ospiti/spettatori sono pregati di presentarsi 15 minuti prima dell’orario di inizio
Lavoriamo ogni giorno con coraggio, cura, passione e determinazione per creare bellezza e stupore.
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Dopo il successo della stagione appena trascorsa, venerdì 28 ottobre alle ore 21.00 riparte dal Teatro Mancinelli di Orvieto la tournée de L’Attesa di Remo Binosi, portato in scena da Michela Cescon con due interpreti di eccezione come (in o.a.) Anna Foglietta e Paola Minaccioni. Le scene sono firmate da Dario Gessati, i costumi da Giovanna Buzzi, il disegno luci da Pasquale Mari, i suoni da Piergiorgio De Luca. Ancora una volta compagno di viaggio è TEATRO STABILE DEL VENETO cui si aggiungono FONDAZIONE MUSICA PER ROMA, TEATRO STABILE DI BOLZANO, ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio. Il testo è pubblicato da La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi (marzo 2022)
Lo spettacolo approderà al Teatro Carcano di Milano martedì 8 novembre (repliche fino a domenica 13 novembre) (scopri tutte le date)
L’Attesa è il testo che ha fatto conoscere l’autore veneto – scomparso prematuramente nel luglio del 2002 – al grande pubblico permettendogli di conquistare il «Biglietto d’oro Agis» come migliore novità italiana nel 1994 – ne l’indimenticata produzione di Teatro Due di Parma diretta da Cristina Pezzoli ed interpretata da Maddalena Crippa ed Elisabetta Pozzi (che rimane per altro ad oggi l’unica messinscena del testo degna di nota)– e che nel 2000 è diventato un film, Rosa e Cornelia, diretto da Giorgio Treves. Ventisei anni dopo, Cescon ha deciso di riproporlo con due interpreti molto amate dal pubblico: Anna Foglietta e Paola Minaccioni, per la prima volta insieme sul palco per dare corpo e voce alla nobildonna Cornelia e alla serva Rosa.
Il testo di Binosi ha una grande forza drammatica e di coinvolgimento cui è difficile rimanere indifferenti e – nonostante l’azione sia ambientata nel ‘700 – i temi e i contenuti sono universali: anche oggi a tanti anni dalla sua scrittura, è un testo contemporaneo, caratteristica che solo le grandi opere hanno. Il rapporto serva-padrona, il doppio, il grande seduttore Casanova, la maternità, il male, la morte – sono raccontati con cambi di registro narrativo: dalla commedia al dramma, dal noir fino a sfiorare la tragedia. Il linguaggio è originale e sorprendente, con una naturale vis comica che garantisce una presa certa sul pubblico, paragonabile a quella dei testi di Goldoni e di Eduardo. La particolarità della messinscena di Cescon è che parte dalla prima stesura che l’autore veronese fece del testo – datata 1991 – che presenta notevoli differenze rispetto a quello portato in scena nel 1994: la nutrice ha un ruolo decisamente più marginale che in questa messinscena scomparirà completamente; i dialoghi sono più scarni, quasi bergmaniani; l’azione si concentra totalmente sulle due protagoniste e sull’evoluzione del loro rapporto durante la forzata clausura.
«…I personaggi sono empatici, emozionanti, veri e si prova per Rosa e Cornelia grande simpatia: soffri con loro, le ami con dolcezza, le adori, partecipi prima con una, poi con un’altra, poi con tutte e due…e alla fine non ti sorprendi di pensare che forse potrebbero essere la stessa persona. L’Attesa è proprio un testo per il palcoscenico, per gli attori, pieno d’invenzioni molto riuscite. Tutto è raccontato con freschezza e con un erotismo naturale nei confronti della vita e del mondo. Alle due attrici viene richiesta un’ adesione fisica ai personaggi totale, e il loro stare in scena diventa molto sensuale, non per un finto gioco di seduzione, ma per la loro immersione nel racconto; un racconto sui corpi femminili, sulla punizione per il desiderio, la punizione di essere donne, sulla maternità, sull’amicizia, sull’amore, sul piacere, sulla lealtà, sulle differenze di classe… due voci femminili che diventano un gran bel punto di vista, per portare in scena il nostro sguardo più personale ed intimo. I temi affrontati sono universali e, pur essendo ambientato in Veneto nel ‘700, sentiamo la loro storia molto vicina. Il dramma è costruito attorno a due donne che vengono allontanate e rinchiuse per nove mesi per nascondere entrambe una gravidanza. Si racconta una clausura, un’impossibilità ad uscire e mai, come in questi tempi, l’idea teatrale, anche semplice, di chiudere due personaggi all’interno di una stanza diventa vera, reale e sentita. Insieme ai miei collaboratori abbiamo costruito un luogo scenico che rappresenta la mente di Cornelia, il diario su cui lei scrive, dove la chiusura o l’apertura dei muri è metafora di una condizione interna, della vita del cuore; mentre la relazione con l’esterno viene raccontata dalla luce e dal buio, dalle ore del giorno e dai suoni della campagna estiva, e dalla natura prepotente che le circonda. La messa in scena ha un segno classico, per omaggiare il grande teatro, e alle attrici viene chiesto di non uscire mai, di avere a che fare solo con il loro corpo. Gli unici oggetti con cui lavorare sono un letto, due sedie e gli abiti dai colori forti e simbolici che con loro danzano una partitura serrata di cambi e di trasformazioni. Lo spettacolo ha un sapore nordico, un rigore fatto di direzioni, ritmo e spazio, per riuscire a riportare ciò che sentii dopo la prima lettura della prima stesura de L’Attesa, ovvero il ritrovare drammaturgicamente nel testo tutto ciò che c’è di materico e forte nel teatro veneto, nella mia lingua originaria, specialmente quello goldoniano, sapientemente mescolato ad autori amatissimi come Bergman, Ibsen, Strindberg e anche Genet». Michela Cescon
«Mia moglie era in attesa di nostra figlia Giulia e io stavo leggendo le memorie di Casanova. Le avventure del grande seduttore si accompagnavano all’esperienza che stavo vivendo, con il procedere della gravidanza il corpo di mia moglie cambiava e insieme cambiava anche il rapporto che lei aveva con sé stessa e con le altre donne. La sentivo parlare con le sue amiche e intessere facilmente discorsi anche con donne molto diverse da lei, si scambiavano emozioni, consigli, paure e speranze. C’era tra loro una corrente di grande energia comunicativa. Proprio a partire da un dato intimo come quello del corpo gravido, le donne costruiscono una rete di confidenza e complicità di cui gli uomini sono assolutamente incapaci. Il maschio mito Casanova con la sua dispersiva sessualità, mi sembrava la prova di questa incapacità, cominciai così a pensare a una storia che mettesse a confronto. donne diverse entrambe incinte dello stesso uomo assente»
Remo Binosi
Nel 2022 ricorre anche il ventennale della prematura scomparsa di Binosi, personalità originale ed eclettica: giornalista e autore di teatro, ci ha lasciato testi interessantissimi per l’impronta non realistico e spesso dedicati alle donne con profondità e leggerezza: oltre l’Attesa ricordiamo il Martello del Diavolo, La Regina Margot, Betty.
#ogniluogoèunteatro giunge quest’anno alla sua seconda edizione in una versione decisamente ampliata rispetto al 2021, ancora condizionato dall’emergenza covid che ne aveva suggerito una forma più snella nel rispetto dalla difficile situazione sanitaria.
12 spettacoli 18 repliche e un laboratorioaperto a tutti costituiscono il programma dei 13 giorni di Festival – dal 10 al 23 settembre a Vercelli – con un’alternanza di luoghi e orari che permetterà a cittadinanza e spettatori in generale di fruire nel corso di una giornata di più spettacoli. Punto di forza e di eccellenza è il coinvolgimento di aziende locali: la pasticceria 7SINS ha creato il CookieFestival, nato dalla creatività di Damiano Gabotti; l’Azienda Vinicola Bes (Bere e Sognare) porterà i suoi vini
#ogniluogoèunteatro è un festival nato per dare un segno forte di ritorno alla socialità e alla condivisione di quel rituale universale che è il teatro con il desiderio di sottolineare con forza che nessuna difficoltà può fermare un’arte come quella teatrale che necessita nella sua forma più essenziale sostanzialmente solo di artisti e pubblico, al di là degli spazi. Il teatro è ovunque e non necessita di sale teatrali, poltrone o sipario, il teatro è ovunque la magia si ricrei, ovunque si realizzi quella dimensione profonda di condivisione tra artista e spettatore, che si tratti di una biblioteca, un museo, una stanza, un’abitazione, ovunque perché, appunto, ogni luogo è in teatro.
#ogniluogoèunteatro è teatro per piccoli gruppi a stretto contatto con gli artisti, in un rapporto autenticamente personale, intimo, che al termine delle recite si esplica in un dopo spettacolo in cui condividere un buon bicchiere di vino, conversazioni e, da quest’anno, un biscotto speciale creato appositamente per il Festival.
#ogniluogoèunteatro, inoltre, riprende la vocazione originaria del Teatro di Dioniso di portare l’azione teatrale in luoghi «altri», molti infatti gli spettacoli della compagnia torinese realizzati nei suoi oltre 25 anni di attività in spazi non teatrali e pensati appositamente per luoghi non convenzionali, vocazione condivisa con Cuocolo/Bosetti, storica compagnia italo-australiana di stanza, dopo una lunga e fortunatissima serie di stagioni a Melbourne, e di tournée in Europa e negli Stati Uniti, a Vercelli, dove Roberta Bosetti è nata e dove ha sede la sua abitazione di famiglia divenuta ormai un luogo teatrale per eccellenza che ha visto la nascita e la messa in scena di una lunga teoria di spettacoli ormai entrati nella storia del teatro, a cui, con gli anni, si sono aggiunti luoghi della quotidianità e della realtà come la metro, i musei, le piazze, le vie, le stanze d’albergo come possibili tavolozze con cui dar vita al teatro.
Ad inaugurare il Festival sabato 10 settembre alle 19 (partenza da Palazzo Pasta via Duomo, 2) sarà LE VIE DEI CAMPI di Cuocolo-Bosetti e Carlot-ta presentato in prima nazionale e realizzato con il contributo di Associazione d’irrigazione Ovest Sesia – Consorzio di Bonifica della Baraggia B.se e V.se – ATL Valsesia Vercelli – Teatro di Dioniso
Valentina Banci, interprete sensibile e intelligente della nostra scena teatrale (che dalla scorsa stagione collabora con Teatro di Dioniso con cui ha partecipato allo spettacolo la donna leopardo diretto da Michela Cescon, nel ruolo di Ada) si cimenta per la prima volta con un lavoro ideato da lei e fortemente voluto di cui dice: « Non posso negare che questo progetto sia frutto dei difficili mesi passati a causa della pandemia mondiale che ci ha colpiti e che forse non riuscirà a scalfire il drammatico destino di un mondo sempre più affossato da logiche economiche, un mondo sordo alla voce della Poesia che non riesce più a penetrare nei Bunker di cemento armato che sono diventati i cuori duri di una specie che ha venduto l’anima. Cosa poter dire adesso? Dove trovare le parole? Cosa provare a sussurrare all’orecchio, quali parole possono davvero essere così forti, lucenti, definite da poterci dire, dopo tutto questo? Per me altro non potevano essere che quelle della bellissima ultima opera incompiuta di Luigi Pirandello,I Giganti Della Montagna» .
Così nasce I giganti della montagna. Voce sola. Un lavoro che Valentina Banci ha presentato per la prima volta quest’estate in una location esclusiva e di incredibile suggestione: le cave di marmo verde di Figline di Prato. Ed ora lo spettacolo è pronto per approdare in palcoscenico.
C’è uno strano essere, né donna né uomo, che arriva come da epoche altre, né lontane né vicine sul palco vuoto, e forse ci aspetta lì da sempre, dove siamo andati ad ascoltarlo, in Teatro, luogo finalmente ritrovato; che proprio nel momento in cui ce ne hanno allontanati abbiamo capito essere necessario, essere davvero il luogo dell’anima perduta, del dialogo con le stelle, della forza dell’utopia. Questo strano Signore/Signora porta in sé tutti i ruoli del testo pirandelliano: li ha nel cappello, nella manica della camicia, nella giacca dello smoking, in uno strano bastone dalle mille voci; e come un Mago che ha come unico gioco di prestigio la sua voce e la fantasia, prova a portarci là, nell’incredibile storia raccontata nei Giganti, che proprio oggi nella sua potenza metaforica, pare racchiudere il destino di ognuno di noi. Una compagnia di attori allo sbando, ridotta allo stremo, sopravvissuti al fine di rappresentare un’unica opera, La Favola del Figlio Cambiato, che la gente non comprende, anzi rifiuta e a cui la primattrice ha immolato la propria esistenza per fedeltà alla parola del Poeta che per lei si è tolto la vita, giungono alla villa degli scalognati, luogo al confine della realtà, dove un gruppo di poveri cristi falliti si è isolato da tutto, avendo perso la fiducia nella possibilità di comunicazione con il mondo là fuori, ma non quella della capacità evocativa della fantasia sotto la guida del Mago Cotrone. Andranno infine, attori e Scalognati, a proporre la recita ai Giganti, abitanti della montagna vicina, simbolo degli invisibili padroni del mondo che manipolano masse acritiche e corrotte a tal punto da non riconoscere più la bellezza e la poesia fino ad ucciderla, ebbri di vino e furenti d’ira.
Una potente metafora sull’agonia dell’arte che deve cercare spazi isolati per esprimersi, al di fuori della società.
Questa Voce Sola è fantasma tra spiriti della notte, e proprio come Ilse, l’attrice del dramma, non si stanca di portare la poesia tra gli uomini, forse senza nessuna speranza di salvezza; dove non si salvano né gli scalognati, né gli attori, né il popolo stesso, né tantomeno i Giganti, produttori di soldi accumulati per pochi e simbolo degli invisibili padroni del mondo.
«Un testo che può dire tutto e il contrario di tutto, ma che mai come oggi è capace di interrogarci sul senso di questo spingere il mondo sull’orlo del baratro; e proprio come il Teatro non si fa carico di darci nessuna risposta, lasciandoci tra le mani solo un grande punto di domanda, sfocia nel finale in una Voce che appartiene al nostro tempo per scrittura, che è la mia, che azzarda una chiusura con un grido disperato e libero e politicamente scorretto come un cazzotto ben assestato, urlando idealmente il diritto a vivere di ogni talento, al di là dell’onnipotenza assassina con cui il potere decide della vita o della morte di chi gli è gradito. » (Valentina Banci)
Lo spettacolo ha debuttato nell’estate 2020 come evento site specific alle Cave di marmo verde di Figline di Prato;
è stato presentato al Festival Desidera a Ponteranica (Bg) e ha aperto la stagione del Teatro della Contraddizione a Milano il 22 ottobre
Sabato 1 agosto alle ore 21.00 in Piazza della Chiesa a Ponteranica (BG) -nell’ambito di Festival deSidera – debutta in prima nazionale I Giganti della montagna, per voce sola – primo studio ideato ed interpretato da Valentina Banci (spazio scenico a cura di Lorenzo Banci)
In un momento in cui pare negata la possibilità di incontro tra un essere umano che racconta ed un altro essere umano che ascolta, l’attrice ci invita ad abbandonarci alla meraviglia di un racconto che parla di come la Poesia non riesca più a penetrare nel cuore duro di un mondo che ha venduto l’anima. Il racconto altro non poteva essere che la bellissima ultima opera incompiuta di Luigi Pirandello, I Giganti Della Montagna.
Una compagnia di attori, ridotta allo stremo, sopravvissuti al solo fine di rappresentare un’unica opera, La Favola del Figlio Cambiato, che la gente non comprende ma a cui la primattrice ha immolato la propria esistenza. La Compagnia giunge alla villa degli Scalognati, luogo al confine della realtà, dove un gruppo di poveri cristi falliti si è isolato da tutto, avendo perso la fiducia nella possibilità di comunicazione con il mondo là fuori, ma non quella della capacità evocativa della fantasia sotto la guida del Mago Cotrone. Andranno infine, attori e Scalognati, a proporre la recita ai Giganti, abitanti della montagna vicina, simbolo degli invisibili padroni del mondo che manipolano masse acritiche e corrotte a tal punto da non riconoscere più la bellezza e la poesia fino ad ucciderla, ebbri di vino e furenti d’ira. Una potente metafora sull’agonia dell’arte che deve cercare spazi isolati per esprimersi, al di fuori della società.