…Quello che mi è chiaro è che Svelarsi non è uno spettacolo e basta. Potremmo definirlo una miccia: un evento che accende delle curiosità, delle domande, una visione che interroga. Potremmo definirlo un pretesto: una scusa per trovarsi in una platea separata e osservare l’effetto che ci fa. A me piace chiamarlo esperienza o un’osservazione, perché è ancora aperta dentro di me la domanda di quale sia il risultato finale di questo percorso. Credo che possa essere scritto solo con le persone che vi assistono (Silvia Gallerano)
Svelarsi: un progetto di Silvia Gallerano – a cura di Teatro di Dioniso in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe. Uno spettacolo/esperimento per sole donne e chi si sente tale. Con solo corpi femminili, per una platea solo femminile. Un cammino condiviso in scena da dieci donne. Un’esperienza per tutte.
Mi sento invasa dai consigli non richiesti
dal mio bisogno di sembrare sempre dignitosa
dai libri sul mio comodino.
Mi sento invasa dagli insetti
dalle cimici dalle ciglia indebolite
dai capelli, prodotti per capelli, capelli nel letto, per terra, capelli bianchi.
Mi sento invasa dall’elettricità
dalla luce e la luce al neon bianca dei negozi
dal riscaldamento a schiaffo quando ci entri
dal produci consuma produci consuma produci consuma.
Mi sento invasa dalla dipendenza dall’erba che non mi fa ricordare i sogni al mattino
dai mezzi pubblici la notte quando ci sono solo maschi a bordo
da mia madre che ancora mi sbuccia la frutta
Guarda il trailer: https://www.dropbox.com/sh/8vm7d4noa6tzlqv/AADQwPEWoq1ywHsYCQrXyvdma/Svelarsi%3AUnveil%20Trailer?dl=0&lst=
Ora io vi sembro piccola. Vi ingannate. Fra poco porterò 53 di piede. Le mie cosce misureranno 2 metri di diametro. I capelli cresceranno spessi come crini di cavallo. Gli occhi saranno talmente grandi che nelle orbite non ci staranno. Le mani, poi, saranno gigantesche e quando ne alzerò una per grattarmi la testa, scapperete via, terrorizzati. Sarò enorme (…) Non vi sembrerò più piccola. Sarò sconfinata
Svelarsi è un’altalena tra questi stati: un senso di invasione, una mancanza di spazio, una compressione, da una parte. La potenza, lo strabordare, la risata travolgente, dall’altra. La cultura patriarcale che ancora ci circonda, insegna alle donne, sin da piccole, a limitare i propri desideri di potenza, ad accettare invasioni di campo da parte dell’altro sesso (dove il campo è il corpo), a mettersi in disparte e per senso di costrizione spesso a esplodere.
Si parte da vissuti diversi che hanno una nota comune: di umiliazione, di mutilazione, di invisibilità. Messi insieme, tutti questi vissuti, si mostrano per quel che sono: semplici soprusi, spesso meschini. Ne si vedono i contorni tragicomici, si impara a riderci su e a rispondere con una potenza che non è stata sopita.
Il lavoro di scrittura è un lavoro condiviso: ogni attrice ha scritto con le parole o con il proprio corpo la sua presenza in questo lavoro. La scrittura è una scrittura non solo di parole, anzi, soprattutto di corpi. Le parole a volte sono gli inganni, il rumore dell’abituale: i corpi, in questi momenti di “svelamento”, rivelano la vera essenza, il discorso non articolato ma presente.
Anche per questo Svelarsi si rivolge a un pubblico esclusivamente di donne (cis, trans e non binarie). Tutte quelle insomma che si sentono (anche) donne: non si tratta solo di creare uno spazio sicuro per chi è sul palco, ma anche di permettere a chi guarda di sentire il proprio corpo risuonare più profondamente con quello che vede, nudo, in scena.
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Svelarsi Solo corpi femminili: è questo l’esperimento
drammaturgia e regia di Silvia Gallerano // di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Serena Dibiase, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini e Silvia Gallerano
Produzione Teatro di Dioniso//in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe
con il contributo di MiC – Ministero della Cultura e Regione Lazio
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30 settembre | Teatro Fellini – Pontinia | ore 21.00
3,4, 5 novembre | Spazio Rossellini – Roma | 3 nov ore 21.00; 4 e 5 nov doppia replica ore 18.00 e ore 21.00
6 novembre | Teatri Le fenice – Arsoli | ore 21.00
14 novembre | Teatro Carcano – Milano | ore 20.00
1 dicembre | Teatro Tor Bella Monaca – Roma |ore 18.00 e ore 21.00
https://27esimaora.corriere.it/22_ottobre_03/corpo-parla-svelarsi-scena-nudita-87a0992e-42f2-11ed-992f-919085eb621d.shtml
R.L.,
Roberta Legge oppure Radicali Liberi, o ancora Roberta Legge Radicali Liberi.
Un’installazione, un dispositivo performativo.
Da farsi al tramonto. Con l’arrivo del buio una voce ci conduce, attraverso le radioguide, nel mondo di Alice Munro, la scrittrice canadese Premio Nobel per la letteratura.
Nella stanza gli spettatori siedono su due lati dello spazio. Dal vivo vengono proiettate alcune delle 1200 foto dei particolari degli oggetti della casa di Roberta che punteggiano il racconto, e ne sottolineano le risonanze particolari, le coincidenze personali.
La storia è quella di una donna in un momento di massima vulnerabilità.
La Munro fa della sua protagonista una sorta di Sherazade moderna capace di salvarsi la vita con il solo potere della parola.
La violenza in tutte le sue forme, da quella macroscopica a quella minima insita nelle parole, nei piccoli gesti di una vita è esplorata, tutta trattenuta nella pericolosità del linguaggio.
Lo spettatore segue le parole della Munro e la voce di Roberta. Un teatro d’ascolto.
RL è un racconto di una ventina di pagine che è esempio della scrittura efficace ed appassionante della Munro, che dei racconti brevi al femminile è indiscussa maestra.
Il recente premio Nobel per la scrittrice canadese è solo l’ultimo tassello di una serie impressionante di riconoscimenti. È da un po’ che ragionavamo intorno alla Munro e a come realizzare in teatro questo racconto. Le parole della Munro ben si fondono con la nostra idea di un teatro che accade nella realtà condivisa da attore/spettatore. Vorremo mettere in scena non la rappresentazione di una storia ma la lettura di un testo interpretato dalla nostra esperienza di lettori.
R.L.
con: Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
ideazione: Renato Cuocolo
produzione: IRAA Theatre (Melbourne), Teatro di Dionisio (Torino)
Sono disponibili anche le altre produzioni di Iraa Theatre
Irene Ivaldi, attrice che all’interno di Teatro di Dioniso conduce da anni una personale ed appassionata ricerca teatrale – che l’ha portata a dare vita sulla scena a personaggi quali Livia Serpieri (protagonista di Senso di Boito), e Anna Karenina – decide di affrontare l’ironia corrosiva di Nicolaj, portando in scena due dei suoi monologhi femminili: Sale e tabacchi e Zie e piccioni, un un omaggio all’autore piemontese nel centenario della sua nascita
Dice Ivaldi: «È un grande regalo quello che la famiglia Nicolaj ci ha fatto ordinando le opere di Aldo in un unico sito. A un’attrice quell’esposizione generosa di monologhi può dare un po’ le vertigini, come specchiarsi nella vetrina di Baratti, dove la nobiltà calda e liscia del cioccolato si intuisce tra le leziose e chiassose increspature delle confezioni».
Lo spettacolo, è interpretato dando molta importanza alla fisicità e alle peculiarità del linguaggio delle due figure femminili: la bella tabaccaia fresca del funerale del marito (Sali e tabacchi) e la donna scialba ed introversa che ha dedicato la propria vita alla cura di madre e zie paralitiche (Zie e piccioni).
La scena è spoglia fatta di pochi oggetti per indicare i quattro diversi luoghi. Una performance brillante ed irresistibile, un vero e proprio one woman show , dove Irene Ivaldi non si risparmia, e che si adatta a qualsiasi situazione: dal classico palcoscenico, a situazioni più raccolte, a luoghi non specificatamente teatrali.
Lo spettacolo è stato presentato nell’estate 2020 al Festival Internazionale di Cervo (Im,) e al Teatro Carignano a Torino nell’ambito di Summer Plays
Tratto dal libro Maldamore di Concita De Gregorio – che a Dora Maar ha dedicato una ricerca narrativa ed esistenziale – lo spettacolo / reading vede duettare la voce di Federica Fracassi con il suono del violoncello di Lamberto Curtoni che richiamano in contrappunto, l’una Dora Maar e l’altro Pablo Picasso. Grande fotografa esponente del surrealismo, nel 1936 dopo l’incontro con Picasso e l’inizio della loro relazione, diventò la donna che maggiormente ispirò l’artista e a lei si deve tutta la documentazione fotografica sulla realizzazione del quadro Guernica. Fu vittima del genio distruttivo di Picasso che, nel tentativo di cancellarne la personalità e il talento, le chiese di lasciare la fotografia per dedicarsi alla pittura, in cui non ottenne grandi risultati. Dalla travagliata relazione durata circa 10 anni, Dora ne usci devastata pagando un prezzo altissimo con la reclusione in una clinica per la salute mentale.