NOVITA
un racconto di Anna Banti (Editore Mondatori Libri)
in scena Michela Cescon
con Tullio Visioli e Livia Cangialosi
direzione e del suono e musiche originali Tullio Visioli
ideazione e messa in scena Michela Cescon
illustrazione Barbara Baldi
cura del progetto Nicoletta Scrivo
produzione Teatro di Dioniso
DEBUTTO: Sabato 5 ottobre alle 18.30i MOISAI 2024. VOCI CONTEMPORANEE IN DOMUS AUREA
…a Eleonora Duse, a cent’anni dalla sua morte
«Lavinia Fuggita è per Cesare Garboli il racconto più bello di tutto il Novecento, per Emilio Cecchi il componimento in cui si ha la piena, splendida misura del talento di Anna Banti. Infatti questo racconto è proprio bello: genera una specie di incantamento. La storia racconta di Lavinia, una ragazza orfana che, agli inizi del Settecento, viene raccolta dall’Ospedale della Pietà di Venezia, dove impara a suonare e a cantare. Lavinia, divenuta maestra di coro, è scossa da un irresistibile istinto per la composizione, è spinta da una scellerata, invincibile, quasi dolorosa forza creatrice, che la porta a sostituire le partiture da copiare con le sue invenzioni musicali. Una di queste è proprio l’esecuzione del maestro Don Antonio Vivaldi, precettore presso l’Istituto. Scoperto il fatto e il quaderno che contiene tutte le composizioni della ragazza, Lavinia viene pesantemente punita e umiliata durante un giorno di festa in gita alle Zattere. Quel giorno, fiera della sua intelligenza e bellezza, scompare, forse in un veliero grosso arrivato da lontano, e di lei nessuno saprà più nulla. Il racconto della Banti è una perfetta, raffinatissima, quasi miracolosa coesione di forma e di intreccio. Fin dal titolo, senza pudore a nasconderlo, sappiamo che una certa Lavinia fuggirà; il segreto della storia è già da subito svelato ma la costruzione del racconto penetra per intensità e senso. Una prosa eccezionale, quasi di poesia, colta ma nello stesso tempo leggera, e di rara sensibilità sulla condizione del genere femminile quando si fa artista; sulla voluttà e la potenza di una forza creatrice che impone di rompere le regole, di forzare l’ordine delle cose, di superare il limite, come se avere talento fosse quasi una maledizione. Lavinia tornerà da dove è venuta, dal nulla, e a noi che leggiamo non serve sapere né dove è fuggita, né se tornerà: rimangono stupore e benessere.
È da tempo che desidero affrontare ad alta voce questo racconto, difficilissimo da trovare. L’ho con me da diversi anni, racchiuso in una raccolta di quattro racconti di Anna Banti pubblicata nel 1951, Le donne muoiono. Insieme a me un compositore di rara raffinatezza, esperto conoscitore di musica barocca, e una voce giovane come Lavinia, per decantare Vivaldi che componeva musica sacra per le Figlie di Choro all’Ospedale della Pietà dove insegnò per circa quarant’anni, tra il 1704 e il 1740, e dove compose gran parte del suo lavoro, compresa la sua opera più conosciuta, Le quattro stagioni. I manoscritti delle sue musiche infatti erano sempre accompagnati dai nomi delle ragazze dell’orfanotrofio che le eseguivano: Pelegrina dall’Oboe, Prudenza dal Contralto, Candida dalla Viola, Lucietta Organista, Anna Maria dal violin… Michela Cescon
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L’ordine delle cose è uno spettacolo / viaggio ideato da Arteinscacco e concepito per un minimo di due e un massimo di quattro spettatori/passeggeri alla volta.
Questa performance itinerante nasce nel 2019 nell’ambito del progetto Shake! Ideato da Officina teatrale Anacoleti e promosso da CRV e Comune di Vercelli in cui a diversi artisti della città veniva chiesto di confrontarsi con le opere di William Shakespeare.
Arteinscacco si è confrontata con i «Sonetti» e proprio dalla sollecitazione ricevuta da un testo frammentato e non nato per la scena si è generata questa originale performance.
La scelta è caduta sui sonetti che non trattano l’amore, ma il rapporto col Tempo, con lo Spazio e con il Creato.
I «Sonetti» sono qui interpolati con testi originali, effetti sonori e trattati di fisica teorica, testi apparentemente lontani ma che possano fungere da specchio ed entrare nella poesia.
Nasce da qui il viaggio in auto, accompagnati da uno sconosciuto col quale ci si è dati un appuntamento al buio, per entrare in una condizione che permetterà di vedere il quotidiano (le strade, le case, le persone e tutto ciò che ci sarà fuori dall’abitacolo) con occhi nuovi, con una diversa percezione.
L’ORDINE DELLE COSE
testo e regia Livio Ghiso
(dai «Sonetti» di William Shakespeare)
con Annalisa Canetto Livio Ghisio
Produzione Teatro di Dioniso // Arteinscacco
Dicono gli spettatori/passeggeri
«Molto felici dello spettacolo! tantissimi complimenti alla bravissima attrice»
«Grazie, è stato molto bello, mi ha portato in una dimensione di ascolto e osservazione che non avrei immaginato, davvero suggestivo, bravi!»
«Ci è piaciuto molto…ci siamo emozionate ❤ complimenti e un abbraccio»
«Grazie di cuore ci ha toccati moltissimo»
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Solo corpi femminili. È questo l’esperimento
Svelarsi è uno spettacolo/esperimento/serata/happening/sabba
pigiama party/assemblea… qualcosa di indefinito e indefinibile,
un momento di condivisione e di riflessione piuttosto allegro su temi come il femminismo, l’umiliazione, la rivalsa, il senso di colpa, l’autodeterminazione. È una serata per sole donne, che genera parecchie risate e una smodata sorellanza.
Svelarsi è un percorso di ricerca. Per questo si rivolge a un pubblico esclusivamente di donne (cis, trans e non binarie). Non si tratta di creare uno spazio sicuro per chi è sul palco, ma di indagare che cosa succede ai corpi simili di chi assiste, domandarsi se il proprio corpo risuona più profondamente con quello che vede, nudo, in scena.
Mi sento invasa dai consigli non richiesti
dal mio bisogno di sembrare sempre dignitosa
dai libri sul mio comodino.
Mi sento invasa dagli insetti
dalle cimici dalle ciglia indebolite
dai capelli, prodotti per capelli, capelli nel letto, per terra, capelli bianchi.
Mi sento invasa dall’elettricità
dalla luce e la luce al neon bianca dei negozi
dal riscaldamento a schiaffo quando ci entri
dal produci consuma produci consuma produci consuma.
Mi sento invasa dalla dipendenza dall’erba che non mi fa ricordare i sogni al mattino
dai mezzi pubblici la notte quando ci sono solo maschi a bordo
da mia madre che ancora mi sbuccia la frutta
SVELARSI
UNA SERATA PER SOLE DONNE
(CIS, TRANS, NON BINARY)
regia di Silvia Gallerano
di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini, Silvia Gallerano
con il contributo di Serena Dibiase e la voce di Greta Marzano
allestimento luci Camila Chiozza
consulenza costumi Emanuela Dall’Aglio
cura del progetto Nicoletta Scrivo
una produzione Teatro di Dioniso, direzione artistica Michela Cescon
in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe, direzione Claudia Di Giacomo e Roberta Scaglione e Frida Kahlo Productions
con il contributo del MiC – Ministero della Cultura, Regione Lazio e Roma Capitale
in collaborazione con SIAE- Società Italiana degli Autori ed Editori
si ringraziano per il supporto e l’ospitalità ATCL per Spazio Rossellini, Lottounico, Fortezza
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LOCANDINA
NOVITÀ
«L’ascolto è in fondo un piccolo teatro» (Roland Barthes)
Dodici persone intorno a un tavolo. Bendate. Immerse nel buio. Lampi di luce si alternano all’oscurità. Spazio e tempo sembrano sospesi. Seduta con noi al tavolo, una donna. La sua voce ci arriva attraverso le cuffie. La donna sembra apparire e sparire. È come se fosse lì con noi, ci tiene la mano, ma sembra venire da un altro posto. Parla di sé ma parla di tutti noi. Ci racconta il suo rapporto con quella casa, con la sorella con l’aldilà. La casa misteriosa lassù nella nebbia, è forse l’unico posto che conosciamo per domandare ai morti e fare in modo che qualcuno risponda.
Ancora una volta Cuocolo/Bosetti ci sorprenderanno con un lavoro non convenzionale, fuori dagli schemi e dagli stereotipi: un lavoro a tratti inquietante, forse disturbante come sempre quando si è chiamati a guardarsi dentro.
Lo spettacolo si svolge completamente al buio. Se ne sconsiglia quindi la partecipazione a chi possa essere disturbato dalla situazione
Note di regia
«L’ascolto è in fondo un piccolo teatro» diceva Roland Barthes esiste quindi un teatro di percezione, immateriale, capace di entrare in relazione con uno spazio interiore dell’ascolto da condividere, ricordandoci che esiste un «teatro dentro». Il racconto qui si fa perturbante nel senso migliore del termine: creare nuove categorie di interpretazione.
È così che l’esperienza destabilizzante del fantastico dà vita a un’ immagine seducente del reale. Il fantastico contemporaneo non si identifica più in realtà altre, lontane da quelle della vita, ma si àncora a fatti veri, insinuandosi nella dimensione del quotidiano deformando il conosciuto, il familiare e rendendolo ignoto.
In una cultura come la nostra. che identifica il reale con il visibile, l’irreale è associato all’invisibile. La Casa Misteriosa lassù nella nebbia si svolge in una stanza perfettamente oscurabile dove buio e qualche sprazzo di luce si alternano. Sentiamo come la presenza di buchi nella realtà: tempo e spazio sembrano sospesi.
SPETTACOLO PER 12 SPETTATORI
DEBUTTO
casacuocolobosetti – via Ludovico Ariosto 85 – Vercelli
Venerdì 21 febbraio 2025 ore 21.00
repliche 22, 23,25,26 27 e 28; 1, 4 e 5 marzo
VENERDI 21 FEBBRAIO SOLD OUT
In collaborazione con Officina teatrale Anacoleti e Piemonte dal Vivo
ANTEPRIME PER OPERATORI E STAMPA: 14 E 15 FEBBRAIO ORE 21.00
Info: +39 345.2697208
info@teatrodidioniso.it
spettacoli@anacoleti.org
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Mutamenti irreversibili è un reading fra parole e musica nato nell’ambito del Festival #ogniluogoèunteatro che Teatro di Dioniso organizza a Vercelli dal 2021 e costituisce la prima tappa di Progetto Pellegrino, che si svilupperà in tre anni attraverso il «pellegrinaggio» fra diverse espressioni artistiche e avrà il suo fulcro nel concetto di movimento e mutamento. La performance si adatta anche a luoghi non teatrali, sia in spazi aperti che al chiuso.
Il viaggio, lo spostamento qui sono mentali, immaginari, richiedono allo spettatore di affidarsi alla propria memoria e al proprio vissuto per attraversarli.
I luoghi qui verranno raccontati, descritti, per poi accogliere i pensieri e le memorie in essi contenuti. Saranno le voci delle due attrici ad alternarsi nella descrizione dei paesaggi e in quella dei pensieri, muovendosi all’interno del paesaggio sonoro creato da Roberto Amadé,
Mutamenti irreversibili è una cronaca, per quanto parziale e soggettiva, di un territorio attraverso il tempo e lo spazio: il centro dell’attenzione qui si focalizza sulle trasformazioni subite dai luoghi, fino a ridisegnare una nuova topografia di un territorio. È la topografia generata dagli edifici costruiti, abbattuti o abbandonati, dalle campagne lavorate o dai boschi rimasti inalterati; è innanzi tutto un confronto con la memoria che si ha dei luoghi, con la misura nella quale la nostra vita si è intersecata a loro. Il territorio viene narrato soprattutto attraverso le sue storie, quelle delle persone che lo abito o che lì hanno vissuto.
In questo racconto i luoghi non assumono il loro nome reale, ma assurgono ad archetipo, a mostrare quei cambiamenti di stato che localmente avvengono in ogni luogo diverso.
Se «la vita di un paese, di un quartiere di una piccola comunità può essere raccontata e scambiata con quella di qualunque altro paese, quartiere o piccola comunità senza che il risultato cambi, basta cambiare i nomi, ma le relazioni sono sempre le stesse», allora con Mutamenti irreversibili ci muoviamo in questa direzione.
MUTAMENTI IRREVERSIBILI
testo e regia Livio Ghisio
con Annalisa Canetto, Irene Ivaldi
paesaggio sonoro Roberto Amadé
Foto Vittoria Gregnanin
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Tratto dal libro Maldamore di Concita De Gregorio – che a Dora Maar ha dedicato una ricerca narrativa ed esistenziale – lo spettacolo / reading vede duettare la voce di Federica Fracassi con il suono del violoncello di Lamberto Curtoni che richiamano in contrappunto, l’una Dora Maar e l’altro Pablo Picasso. Grande fotografa esponente del surrealismo, nel 1936 dopo l’incontro con Picasso e l’inizio della loro relazione, diventò la donna che maggiormente ispirò l’artista e a lei si deve tutta la documentazione fotografica sulla realizzazione del quadro Guernica. Fu vittima del genio distruttivo di Picasso che, nel tentativo di cancellarne la personalità e il talento, le chiese di lasciare la fotografia per dedicarsi alla pittura, in cui non ottenne grandi risultati. Dalla travagliata relazione durata circa 10 anni, Dora ne usci devastata pagando un prezzo altissimo con la reclusione in una clinica per la salute mentale.
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