IL SEGNO DEL CHIMICO

Produzione Teatro Stabile di Torino e Centro Internazionale di Studi Primo Levi

Valter Malosti è Primo Levi e risponde alle domande dell’intervistatore impersonato da Domenico Scarpa, che ha anche curato la selezione dei testi. E’ uno scambio intenso e unico: con il suo linguaggio nitido, ironico, aperto alle meraviglie dell’universo, Primo Levi racconta della sua vocazione scientifica, della sua vita di testimone del Lager, della sua esperienza come narratore e come tecnico di laboratorio.
È un discorso che si allarga attraversando, con gli accenti della letteratura più alta, le scoperte e le emozioni del giovane chimico attratto dai segreti della materia, le dolorose perversioni imposte al sapere scientifico nel laboratorio di Auschwitz, le gioie e le sfide del lavoro ben fatto, gli spazi avventurosi e senza tempo dell’infinitamente piccolo. Il tutto ci viene reso accessibile grazie a un intreccio di parole che appartengono a Levi: questo dialogo, infatti, consiste in un montaggio di brani prelevati dai suoi libri.
Primo Levi portava impresso sulla pelle il segno del suo essere un chimico, per professione e per passione profonda. Quel segno era visibile anche nella sua scrittura. Ora, leggere la sua opera in questa chiave ci aiuterà a scoprire aspetti inediti e illuminanti della relazione, più intima di quanto non siamo abituati a credere, fra l’universo della scienza e quelli, per lui non meno necessari, della fantasia e dell’etica.

Primo Levi (Torino 1919-1987) ha esordito come scrittore con il racconto della propria esperienza di deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz (Se questo èun uomo, 1947). Le successive opere di narrativa, saggistica e poesia, pubblicate in parallelo con il suo lavoro di chimico, ne hanno poi manifestato compiutamente l’originalità di pensiero, lo stile inconfondibile e la pluralità di interessi: fra questi l’impegno prioritario a testimoniare e a ragionare, in particolare con i giovani, sulla Shoah e sui “vizi di forma” della realtà contemporanea; l’attenzione alle peculiarità e ai vari aspetti del mondo ebraico; l’amore per il lavoro ben fatto; la spiccata sensibilità per il contributo offerto dalle scienze esatte alla conoscenza dell’uomo.

Persona schiva e riservata, in molte interviste racconta come il suo primo mestiere, quello di chimico lo abbia salvato dalla morte e insieme gli abbia donato il secondo, quello di narrare. Universalmente conosciuto nel suo profilo di testimone e scrittore, Primo Levi ha un’identità complessa come egli stesso sottolinea in un’intervista a Edoardo Fadini del 1966: Io sono un anfibio, un centauro. Io sono diviso in due metà. Una è quella della fabbrica: sono un tecnico, un chimico. Un’altra invece è totalmente distaccata dalla prima, ed è quella nella quale scrivo, rispondo alle interviste, lavoro sulle mie esperienze passate e presenti. Sono proprio due mezzi cervelli. (Primo Levi, Conversazioni e interviste 1963-1987, a cura di Marco Belpoliti, Einaudi)

Il Sistema Periodico esce nel 1975. Si potrebbe definire come l’autobiografia di un chimico ed è articolato in 21 racconti, ognuno ispirato a un elemento del sistema periodico. Gli dissi che andavo cercando eventi, miei e d’altri, che volevo schierare in mostra in un libro, per vedere se mi riusciva di convogliare ai profani, il sapore forte ed amaro del nostro mestiere, che è poi un caso particolare, una versione più strenua del mestiere di vivere. Gli dissi che non mi pareva giusto che il mondo sapesse tutto di come vive il medico, la prostituta, il marinaio, l’assassino, la contessa, l’antico romano, il congiurato e il polinesiano, e nulla di come viviamo noi trasmutatori di materia. (Il sistema periodico, Racconto Argento, Einaudi)

Sul suo registro stilistico, lo scrittore afferma: Ho spesso pensato che il mio modello letterario non è né Petrarca, né Goethe, ma è il rapportino di fine settimana, quello che si fa in fabbrica o in laboratorio, e che deve essere chiaro conciso e concedere poco a quello che si chiama “bello scrivere”. … Penso che la chimica mi abbia insegnato queste due doti della chiarezza e della concisione. (Intervista a Dina Luce,  Il suono e la mente, RAI 1982)

Martedì 22 novembre
Teatro Alfieri di Asti ore 21.00

  • in scena Domenico Scarpa e Valter Malosti.
  • regia di Valter Malosti
  • voce fuori campo Giovanni Moretti
  • suoni G.U.P. Alcaro

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