Parole d’artista X stagione

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Mi pareva di maggio allora,
cinque anni fa, o di più ancora:
ch’ero in maggio, nell’amoroso
tempo sognavo, nel gioioso,
nel tempo in cui ogni cosa è gaia,
né c’è siepe o arbusto che paia
che in maggio non voglia abbellirsi
e di nuove foglie coprirsi.

Guillaume de Lorris, Le Roman de la Rose

L’anno scorso l’improvvisa scomparsa di Paolo Ambrosino, ci aveva colto dolorosamente di sorpresa e proprio mentre la stagione di Parole d’Artista aveva già licenziato tutti i materiali legati alla comunicazione. Così non c’era stato il tempo di immaginare un ricordo di Paolo, ma ci eravamo ripromessi di farlo e così questa decima stagione a cui Paolo teneva tantissimo sarà dedicata a lui. Non solo, su suggestione dell’assessore Massimo Cotto stiamo lavorando attivamente alll’istituzione di un Premio “Paolo Ambrosino” destinato a un organizzatore giovane (under 35) distintosi nella progettazione e gestione di spazi teatrali o situazioni di residenza o attività di compagnie o festival, che ci piacerebbe potesse avere un futuro oltre a questa occasione commemorativa. La cura del premio sarà affidata a Massimo Marino, già al fianco di Leo De Berardinis e Paolo a Santarcangelo dei teatri, giornalista e critico teatrale, docente al DAMS di Bologna, e al Conservatorio di musica “Arrigo Boito” di Parma.
Paolo non parlava mai di compromessi, non cercava nemmeno qualcosa che semplificasse un percorso. Sembrava che non ci pensasse nemmeno, a certe scappatoie. Aveva un senso di responsabilità altissimo nei confronti di tutti quelli che gli ruotavano intorno, come un papà giudizioso che oltre che a tenere unita la famiglia, si premura di darle il buon esempio. Era onesto. Non esiste un’imitazione dell’onestà, esiste solo il modello originale. Se scegli quello, significa che sei disposto a spendere molto. E Paolo ha speso fino all’ultimo le sue risorse, per essere coerente con la scelta di essere onesto. Il sistema di sofisticazione dei sentimenti e dei valori non gli piaceva.
Al centro del marasma, e questo si realizza quando è troppo tardi e l’entropia ha scombinato ogni assetto, si trovava lui.
Nella compagnia, al medesimo progetto, lavorano persone che hanno doveri e ambizioni così differenti tra loro che pare non parlino neppure la stessa lingua. Paolo ascoltava tutti, a tutti replicava, intonando e preparando ciascuno alla melodia articolata e complessa che è la creazione di uno spettacolo.
Formatosi a Torino, Paolo collaborò alla prima fase del progetto di Fiat Laboratorio Teatro Settimo come organizzatore, e trovò in seguito una sua importante collocazione professionale autonoma, prima come direttore artistico del Kismet di Bari nel 1988, e poi lavorando dal 1993 al 2001 al fianco di Leo De Berardinis, che lo volle accanto a sé anche come direttore organizzativo del Festival di Santarcangelo.
Nel 2002 Paolo iniziò a lavorare per il Teatro di Dioniso, e a Torino si fece conoscere per la sua grande competenza e l’assoluta rettitudine e onestà sia intellettuale sia morale.
Da Leo aveva portato in dote un bene prezioso: non considerare l’arte, il teatro, come una cosa d’élite; ma una realtà in cui tutti, ma proprio tutti, possano ritrovarvi la bellezza, averne nostalgia e “rivendicarla nella vita e nella società come un bene necessario”.
Paolo era, in un suo modo tutto speciale, credente, e spero che dovunque andrà non gli manchino il buon cibo, la bellezza, la poesia, e la buona musica che lui tanto amava.
In occasione del premio e della giornata a lui dedicata che vedrà molti ospiti importanti arrivare ad Asti, e di cui comunicheremo a breve la definizione, presenteremo il lavoro di due artisti molto amati da Paolo. Claudio Morganti ed Elena Bucci, che porteranno in scena al Diavolo Rosso “Recita dell’attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto” di Gianni Celati. Un gioiello di testo, forse uno dei regali più belli che la letteratura italiana abbia fatto al teatro negli ultimi anni.
Valter Malosti


LA STAGIONE DI PAROLE D’ARTISTA 10

“Esercizio n. 4, Le stelle:
Procuratevi una limpida notte invernale. Guardate le stelle.
Le stelle sono uno spettacolo.
Invece quella terrigna e malcelata
sensazione di non saper che cosa farsene è teatro”.

Claudio Morganti, Metodo pratico avanzato Morg’hantieff. Manuale per attori, teatranti, spettatori (Edizioni dell’asino, 2011)

Siamo giunti alla decima edizione di Parole d’Artista, che anche quest’anno si svolgerà tra Asti e Moncalieri; ed è un importante traguardo per una realtà indipendente come la nostra, un traguardo che vorremo festeggiare con una stagione ambiziosa e ricca di spunti di riflessione. Tra l’altro i numeri e la qualità dell’edizione trascorsa ci hanno confortato: sempre più pubblico giovane ed eterogeneo viene a incontrare noi e i nostri artisti ospiti.
Al Teatro Alfieri di Asti ospiteremo due grandi classici rivisitati in chiave contemporanea da due tra i registi che più hanno a cuore l’arte dell’attore: Carmelo Rifici e Valter Malosti. Rifici, neo direttore del Teatro di Lugano, proporrà una sua versione de Il Gabbiano di Cechov, un “Gabbiano” dal “canto” violento. Kostantin sarà il talentuoso Fausto Russo Alesi, in una coproduzione Lugano / Piccolo Teatro di Milano. Malosti invece dirigerà il Berretto a Sonagli di Pirandello di cui sarà anche protagonista, insieme ad una troupe composta da grandi personalità, tentando di restituirgli la sua forza eversiva originaria, che vive in massima parte nella violenza beffarda della lingua, una sorta di musica espressionista e tragicomica (Ciampa come “buffone tragico”). Come omaggio alla città, presenteremo per la prima volta, e ad apertura della nostra stagione un testo di Vittorio Alfieri.
A 35 anni dall’ultima edizione allestita su un palcoscenico nazionale – quella di Renzo Giovampietro, del 1980 – la Compagnia del Teatro del LOTO riporterà in scena il Saul di Vittorio Alfieri: la più importante tragedia italiana del ‘700. Uno dei capolavori in versi del nostro Teatro. A distanza di dieci anni, Federico Tiezzi riunisce di nuovo Sandro Lombardi e David Riondino intorno alla Commedia dantesca. Lo spettacolo mette a confronto i maggiori personaggi dell’Inferno (Paolo e Francesca, Farinata, Pier delle Vigne, Ulisse, Ugolino) con grandi icone del Novecento (Diana e Dodi Al Fayed, Marylin Monroe, Pierpaolo Pasolini etc) costruendo un racconto visionario e appassionante e una diversa possibilità di lettura e fruizione del poema fondante della nostra cultura. Inferno Novecento è così una possibilità con cui il mondo contemporaneo può interpretare l’Inferno di Dante: ma anche un modo per farsene interpretare.

Nella sala più contemporanea del Piccolo Teatro Giraudi di Asti presenteremo due lavori che affrontano temi che saranno anche oggetto di approfondimento con le scuole astigiane: la perdita del lavoro e il gioco d’azzardo.
Slot Machine di Marco Martinelli, leader storico de Le Albe di Ravenna, racconta la caduta vertiginosa di un giocatore di slot machine, in Piccola società disoccupata sono invece raccolti due atti unici di Rèmi De Vos sul tema del lavoro. Acclamato da pubblico e critica in patria, l’autore è ancora pressoché sconosciuto in Italia.

Sempre a Asti presenteremo poi due operazioni fuori dai soliti schemi teatrali, pensate per un numero limitato di spettatori. All’Archivio di Stato di Asti Giro di vite – concerto di fantasmi da Henry James, con protagonista Irene Ivaldi (lodatissima al debutto dalla critica), incastonata dentro il raffinato progetto sonoro di GUP Alcaro (recente vincitore del Premio UBU 2014 per Quartett, regia di Malosti).
Nella Sala Pastrone proporremo la nuova creazione di Cuocolo/Bosetti: MM&M Movies, Monstrosities and Masks. Qui protagonista è Roberta Bosetti – commovente, ironica, sognante, in una performance difficile da dimenticare.

Anche quest’anno la stagione ospiterà un progetto speciale a Moncalieri, alle Fonderie Limone, dove presenteremo tre artisti torinesi, o che da Torino hanno mosso i primi decisivi passi, e che in questo momento stanno vivendo un grande successo a livello nazionale, amati da pubblico e critica. Michele Di Mauro incarnerà Dino Campana, chiamato a interpretare i Canti Orfici come un “concerto teatrale” in quadrifonia su musiche originali dell’ex Liftiba e CCCP, Gianni Maroccolo, e diretto da Giancarlo Cauteruccio di Krypton. Eugenio Allegri, avanguardista “comico dell’arte”, ed interprete tra i più raffinati della nostra scena sarà diretto da Leo Muscato in Edipus di Giovanni Testori. A narrare la tragica storia di Edipo abbandonato da tutti gli “scarrozzanti” suoi sodali, sarà solo il capocomico, convinto che “el teatro existe e rexisterà contra de tutti e de tutto, infino alla finis delle finis”.

Roberto Castello, protagonista della scena della danza contemporanea da trent’anni, più volte Premio Ubu con le sue opere, danzatore di Carolyn Carlson, fondatore di Sosta Palmizi, coreografo di culto, che recentemente ha curato le coreografie per “Vieni via con me” di Rai 3, con Fazio e Saviano e collaborato con Peter Greenaway, presenterà Trattato di Economia, realizzato e interpretato con Andrea Cosentino.


RINGRAZIAMENTI E PROGETTI FUTURI

Esiste ormai in Italia da quarant’anni un teatro diverso, non convenzionale, che di volta in volta è stato chiamato d’avanguardia, di ricerca, sperimentale etc., ma che potremmo semplicemente chiamare Teatro, distinguendolo dallo spettacolo commerciale o di profitto privato. Io penso a un Teatro Laboratorio, dove produzione, distribuzione, formazione degli attori e del pubblico siano un unico organismo, a partire proprio dall’esperienza di quel patrimonio culturale, che rischia di andare disperso, e che invece andrebbe considerato come il fondamento di un Nuovo Teatro.
Leo De Berardinis

Giunti alla decima edizione di Parole d’Artista, dieci anni di sguardi dedicati al teatro contemporaneo, è necessario ringraziare con forza la Compagnia di San Paolo che ha creduto in questa rassegna sin dall’origine, e ha continuato a confermare la propria adesione al progetto selezionando anche quest’anno l’iniziativa nell’ambito del bando “Arti Sceniche in Compagnia”: senza questo sostegno Parole d’Artista non esisterebbe.
Un caloroso ringraziamento va inoltre al Comune di Asti che continua a sostenerci e ad ospitarci e a tutto il personale del Teatro Alfieri. Lo stesso caloroso grazie va inoltre agli altri partner storici dell’iniziativa: in primis la Fondazione CRT, e poi la Regione Piemonte, il Comune di Moncalieri e la sua Istituzione Musica Teatro.

Dieci anni sono molti, ma non vogliamo essere nostalgici, né indulgere in celebrazioni fuori luogo, piuttosto condividere progetti futuri che costruiscano nuovi scenari.
Esiste oggi in Piemonte un vuoto istituzionale legato all’innovazione e al tema della contemporaneità.
Da tempo ragioniamo sulla necessità di creare un polo di riferimento regionale che abbia come obiettivo strategico la produzione di spettacoli, con la missione di ridefinire e riposizionare il contemporaneo al centro della scena teatrale e artistica, con uno sguardo attento alla trasversalità e alla pluralità dei linguaggi.
Per fare ciò è necessario uno sguardo “al presente”, e un serio e articolato progetto artistico sulla contemporaneità; affrontando i temi portanti legati allo stato dell’arte del dibattito civile, sociale e culturale.
Si tratta di immaginare un ‘luogo’ dove produrre opere nuove. Produrre, significa creare nuovi oggetti d’arte per un pubblico il più vasto possibile.

In questi ultimi tempi purtroppo la tendenza è di destinare la maggior parte dei fondi all’importazione di progetti e eventi; l’ospitalità è importante ed è necessario farla ma si deve trovare un equilibrio virtuoso tra produzione e ospitalità.
Si tratta di immaginare un luogo dove praticare la modernità attraverso la commistione e l’intreccio di diversi linguaggi artistici: cinema, letteratura, musica, arte, scienza; anche per raggiungere e interpretare le capacità di ascolto di nuovi fruitori teatrali: quelle giovani generazioni a cui tutti tendiamo e che hanno una visione del mondo filtrata attraverso codici multipli, sempre più spesso coesistenti.
Un luogo dove quello che Leo definiva “Nuovo Teatro” possa trovar casa.
Un luogo dove progetti di ampio respiro si coniughino con le produzioni di giovani e giovanissimi, attraverso la ‘lettura’ del nuovo che ci circonda.
Un luogo che il territorio non percepisca come estraneo, avulso dalla realtà locale ma come elemento di crescita comune e di interconnessione, dove turismo paesaggistico, di tradizione e teatrale trovino un punto di equilibrio per sostenersi e alimentarsi vicendevolmente, avvalendosi anche della possibilità di realizzare scambi e progetti con altre realtà europee.
Asti potrebbe diventare il punto di riferimento cruciale per questo progetto: il nostro positivo radicamento, la tradizione legata al teatro contemporaneo della Città col suo Festival e la politica culturale di grande apertura, sono i fondamenti su cui auspichiamo di riuscire ad attivare questa nuova realtà.