MACBETH, OVVERO L’ASSASSINIO DI DUNCANO RE DI SCOZIA

Macbeth ovvero L’assassinio di Duncano Re di Scozia con Gianduja maggiordomo e spaventato dagli Spiriti nella Caverna d’Erinni
da Ariodante Monticelli
una lettura con
Giovanni Moretti, Mauro Bernardi, Roberta Lanave,
Leonardo Lidi, Christian Mariotti La Rosa, Elena Serra,
Jacopo Squizzato, Anna Maria Troisi
coordinamento drammaturgico e narratore
Alfonso Cipolla
luci
Francesco Dell’Elba
cura Elena Serra e Valter Malosti

«Ho nominato, accennando alla formazione del tipo verdiano, anche il teatro dei burattini: questo non è paradosso, né irriverenza. La scuola ha una tendenza assurda: quella di mandar a imparare solamente dai più consacrati e perfetti; invece i maggiori si sono spesso collegati a esempi imprevedibili. Shakespeare non ha imparato dalla tragedia greca, ma da mediocri esperienze popolari. Dante apprende da oscuri visionisti più che da Virgilio; Molière e Goldoni dalla commedia improvvisa, non da Plauto né dal Cinquecento. Ma il caso più singolare è appunto questo di Verdi. Lui col suo enorme istinto ha saputo ricavare attegiamenti fondamentali del suo spettacolo non già dal melodramma dei suoi predecessori, ma dal teatro più nettamente popolare, che è il teatro dei burattini».

Così scrive Massimo Bontempelli nel suo celebre discorso su Verdi, pronunciato alla Fenice di Venezia il 2 febbraio del 1941.

La storia del melodramma e quello delle marionette si intrecciano fin dalle loro origini. Non si tratta di un caso, dato che l’incontro tra i due generi è insito nella loro natura. Sia opera lirica che lo spettacolo marionettistico, infatti, tendono a una trasfigurazione del reale attraverso l’esaltazione del meraviglioso.

Il melodramma verdiano è paradigmatico da questo punto di vista, non solo per le motivazioni di cui accenna Bontempelli, ma che perché in quel tessuto fantastico le marionette sono in grado di riconoscersi, trovando nuovi soggetti per arricchire il loro repertorio. Non è certo un caso che moltissime opere verdiane, quali ad esempio Otello, La battaglia di Legnano, Aida, Trovatore, Giovanna d’Arco… diventino immediatamente spettacoli di marionette di grande successo. Il particolare il Macbeth, si trasformerà in  quello che può essere considerato uno dei capolavori della drammaturgia popolare per marionette di ogni tempo: Macbeth, ovvero l’assassinio di Duncano Re di Scozia.

Scritto da Ariodante Monticelli intorno al 1850, e ripreso da vari marionettisti, il copione si sviluppa sulla suggestione del capolavoro verdiano,  i cui numerosi echi formano quasi un’ossatura portante. Si tratta di un testo in prosa, anzi di una delle più antiche versioni italiane non musicali del capolavoro shakesperiano, ma che trova un suo plus valore scenico proprio nella memoria della musica verdiana. La scelta di un intreccio melodrammatico a forti tinte si unisce a una grande sapienza drammaturgica, dove la sintesi sicura del dialogo e la ricchezza degli effetti sceni ci si innestano su un’azione che procede per rapide scene. Di grande interesse è l’inserimento del personaggio comico. Per questa lettura è stato scelto Gianduja che, in qualità di zanni piemontese, conferisce al lavoro un’innegabile originalità. Tragico e comico si mescolano continuamente nel copione, secondo la più genuina tradizione del teatro popolare. In questo contesto il personaggio di Macbeth si colora di tinte inedite e di grande effetto scenico, imparentandosi con i grandi “dannati” della storia del teatro, con Don Giovanni in particolare, di cui è ripresa la fine propria della versione dei comici dell’Arte: quella per cui l’uomo che sfida la legge di Dio e degli uomini è destinato non a morire, ma ad essere trascinato vivo nell’inferno da una torma di demoni.

 

 

Lunedì 25 Marzo 2013 – MONCALIERI, TEATRO MATTEOTTI – ore 21.00
per la stagione Parole d’Artista VII