I GIGANTI DELLA MONTAGNA

di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini

ph. Simone Cecchetti

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Terzo dei miti moderni di Pirandello.
Dopo il religioso (Lazzaro) e il sociale (La Nuova Colonia), I Giganti della Montagna è il mito dell’arte.
Rappresentato postumo nel 1937, è l’ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell’autore.L’ultimo atto ci è stato trasmesso dal figlio Stefano che ha appuntato il racconto del padre all’indomani della penultima notte della sua vita, quando risvegliatosi confidò al figlio di essere molto stanco perché aveva dovuto costruire a mente tutto l’epilogo.
La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà, alla Villa detta “la Scalogna”. La Compagnia della Contessa, al limite della sopravvivenza, tra miseria e povertà, nella difficoltà di portare in scena il proprio spettacolo, arriva alla Villa degli scalognati, abitata da personaggi grotteschi guidati da una specie di Mago, Cotrone. Come Prospero nella Tempesta shakesperiana, Cotrone è in grado di creare illusioni e fantasie.
Ilse (il-sé), la Contessa, arriva insieme ai suoi su un carretto e Cotrone sembra già conoscere i motivi del fallimento del loro tentativo artistico. Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare. Sono sempre stato molto affascinato per il non finito, non concluso. Ho sempre avuto una grandissima attrazione per i testi cosiddetti incompiuti. Mi sembrano da sempre così giusti rispetto al teatro. L’incompiutezza è per la letteratura, per il teatro è qualcosa di ontologico. Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione.
Senza definizione. Senza punto e senza il sipario di quando c’è scritto – cala la tela. I Giganti della Montagna è un testo che penso si possa permettere ormai il lusso di destinarsi ad altro possibile. Dopo le bellissime messe in scena che grandissimi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l’occasione di non resistere ad altre tentazioni. Provarci, almeno. La compagnia di attori che arriva alla villa della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e Ilse stanno uno all’altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti, mai visti o vedibili, sono così nei pressi di ognuno da poter immaginare come proiezioni di sé.
Voglio immaginare tutta l’immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle “al di fuori di tempo e spazio”, come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare.  Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli.” Roberto Latini

Una visionaria riscrittura scenica del capolavoro pirandelliano affidata alla creatività di uno tra gli attori più significativi e amati della nostra scena contemporanea: Roberto Latini.

11 gennaio 2015, Fonderie Teatrali Limone, Moncalieri

  • con Roberto Latini
  • musiche e suoni Gianluca Misiti
  • luci e direzione tecnica Max Mugnai
  • video Barbara Weigel
  • assistente alla regia Lorenzo Berti
  • collaborazione tecnica Marco Mencacci
  • realizzazione elementi di scena Silvano Santinelli
  • produzione FORTEBRACCIO TEATRO
  • in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, Festival Orizzonti, Fondazione Orizzonti d’Arte, ERT