L’amara sorte del servo Gigi

Ovvero, dell’importanza di essere vecchi dentro: studio giovanile in forma di vecchiaia, illegalmente, forzatamente e poi deliberatamente, liberamente i-spirato, uguale sputato, dove si tenta il “ricalco” di un famoso testo teatrale del ‘900, di autore ancor più famoso, che narra storie di vecchi e diari meccanici, dove si constata come l’importante sarebbe essere vecchi dentro, ma ci si accontenta di esserlo fuori poiché l’occhio vuole la sua parte e dunque mangiar prosciutto non è come mangiar banane , ma se il prosciutto assomiglia alla lingua, allora mangiar prosciutto è come mangiarsi la lingua, ovvero una banana poiché quando scarpe e cappello sono separate da un cretino, altro non sono che un paio di scarpe con il cappello, ovvero, un cappello deambulante con le scarpe ai piedi e/o un paio di scarpe con un cappello in testa, ovvero il bianco: colore del lutto, ché si narra delle disagevoli, disarmoniche, disparate avventure amorose di un uom fra i più cretini e dunque si potrà vedere come non sono gli uomini ad aderire alle ideologie, ma le ideologie agli uomini dove si potrà seguire con orrore e apprensione il dramma di un uomo con un lungo passato, un breve futuro, ma nessun presente”.
Claudio Morganti

Cosa accade a un testo teatrale quando se ne cambiano tutte le parole, lasciando intatta solo la struttura drammaturgica? È ciò che si chiede una delle voci più originali del teatro italiano, portando in scena la sua personale versione del beckettiano L’ultimo nastro di Krapp. Il volto e i capelli bianchi di farina, Claudio Morganti si trasforma sotto gli occhi del pubblico nel vecchio e malandato Gigi / Krapp, per raccontare «il dramma di un uomo con un lungo passato, un breve futuro, ma nessun presente». Il disilluso servo Gigi non mangia banane come Krapp, ma con la stessa cura maniacale “sbuccia” dal lardo una fetta di prosciutto dietro l’altra, rivivendo, cinico e impietoso, le sue memorie registrate su una pila di “nastrini”. La rappresentazione della vecchiaia e del decadimento diventano metafora dell’esistenza umana, ma anche, polemicamente, emblema dell’amara sorte dell’attore moderno, stretto fra l’oggettiva difficoltà di esistere e l’assoluta necessità di resistere. Formatosi alla scuola di Carlo Cecchi, Claudio Morganti ha fondato nel 1980 la compagnia Katzenmacher con Alfonso Santagata. Insieme hanno messo in scena spettacoli diventati vere pietre miliari del teatro contemporaneo (Katzenmacher, Büchner mon amour, En passant, Il Calapranzi, Mucciana city, Hauser Hauser, Dopo, Saavedra, Pa ublié, Omsk, Il Guardiano) ed entrambi sono stati interpreti cinematografici per Nanni Moretti in Palombella Rossa (1989). Sciolto il sodalizio artistico con Santagata, Morganti ha quindi intrapreso un suo originale percorso di ricerca attraverso l’opera shakespeariana, per tornare infine, con questo suo ultimo lavoro, alla grande drammaturgia del Novecento.

Martedì 31 Marzo 2009 – Diavolo Rosso Ore 21.00
L’AMARA SORTE DEL SERVO GIGI

  • di e con: Claudio Morganti
  • regia: Claudio Morganti
  • Compagnia Alkestis – Jack and Joe Theatre

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