Cantà

Riprendendo l’ispirazione canor-recitativa inaugurata con il fortunato Embargos (disco e recital insigniti del premio UBU 1994), altalena incessante di brani di scrittura e di canzoni, Enzo Moscato torna alla musica con Cantà: ulteriore passeggiata sconfinante tra parola e ritmo, riflessione ironicamente metafisica sul canto e corpo, o estensione fisica, del canto medesimo.
Corpo, che è poi quello dello stesso Moscato: icona suo malgrado, tra lo scugnizzesco e il filosofeggiante, il semiotico e il plebeo, il viscerale e il più capzioso scendere nei detti (e i non-detti) che il Verbo melodico può significare, di un originale modo d’intendere quest’ultimo, d’inebriarsene, d’interpretarlo, e poi restituirlo ai sensi, come un’eco, l’illusione infinito-rifrangente o speculare-labirintica di sé stesso.
Il tutto, ancora una volta, senza fasulle soluzioni di continuità, senza artificiose fratture, senza schizzinose chiusure di gusto musicale, proprio come se pensare al canto, tradurlo in parole, prenderne magari a prestito qualcuna anche dalle canzoni, e mettersi a dargli realtà o vita in scena, nel gesto, eminentemente orfico, di chiamare a raccolta i fiati e dargli un ordine, una “compositio armonica”, fossero, in sostanza, la stessa, identica alchimia: fare della gola un luogo dell’anima, il ” pizzo” del sentire, una sorta di organo carnale da cui far uscire i pensieri, però in nota, però in ritmo, e tali che, come i pagani dei che Nietzsche evocava, nei nostri cuori accesi, possano, a piacere, anche mettersi a danzare.
Riportando in scena le canzoni e i testi dell’album, Moscato si muove con disinvoltura attraverso diversi generi canori, passando dal repertorio napoletano alla musica pop, da Jacques Prévert a Viviani, a De Andrè e ancora Modugno, E. A. Mario, Anne Sexton. Citando il teatro di Brecht, la poesia di Apollinaire, la scrittura visionaria dell’amata Ortese, viaggia tra frammenti di ricordi e lievi archeologie, forte di quell’eccezionale strumento linguistico – un personalissimo pastiche espressionista di italiano, napoletano, francese e tedesco – che è andato inseguendo e perfezionando durante il suo trentennale percorso artistico.

Note biografiche

Nato e cresciuto a Napoli, nei Quartieri Spagnoli, Enzo Moscato ha studiato Filosofia e Psicologia e per diversi anni ha insegnato in un liceo della sua città, dedicandosi al teatro solo nel tempo libero. La sua carriera artistica comincia alla fine degli anni Settanta, quando mette in scena i suoi primi lavori, Carcioffolà, Scannasurice e Trianon.
Nel 1985, con Pièce Noire, vince il Premio Riccione/Ater: è il primo importante riconoscimento di un lungo percorso artistico e insieme la consacrazione a nuovo esponente di quella nascente Drammaturgia Napoletana che, con Ruccello e Santanelli, costituirà un tassello fondamentale del teatro italiano tra gli anni Ottanta e Novanta. Eclettico e irrequieto, Enzo Moscato tuttavia non accetta definizioni troppo restrittive per la sua arte e dichiara: «Non mi immagino di finire la mia vita da drammaturgo, penso che ci siano cose molto più importanti del teatro…».
Esempi di una ricerca artistica incessante e di una poetica complessa, che si nutre di letteratura, filosofia, storia, musica e cultura popolare, sono i suoi ultimi lavori per la scena:
Kinder-Traum Seminar. Seminario sui bambini in sogno (2002), dedicato alla Memoria Collettiva dell’Olocausto; Hotel de l’Univers (2003), rècit-chantant dedicato alla musica del cinema; L’Opera Segreta (2004), omaggio all’universo poetico-espressivo di Anna Maria Ortese. Mentre Le doglianze degli attori a maschera, libero omaggio a Carlo Goldoni messo in scena nel 2007 per la Biennale di Venezia, è una chiara, ironica e un po’ dolente riflessione sul mondo del teatro.
Enzo Moscato si è inoltre dedicato con passione alla musica e al cinema (come interprete ha lavorato con Mario Martone, Pappi Corsicato, Raoul Ruiz, Stefano Incerti, Antonietta De Lillo, Pasquale Marrazzo, Massimo Andrei). Attualmente è tra i consulenti artistici del Mercadante Teatro Stabile di Napoli e direttore artistico del Festival Città Spettacolo di Benevento.

Venerdì 13 Marzo 2009 – Teatro Alfieri Ore 21.00
CANTÀ

  • Recital tra canzoni e meta-canzoniere II
  • testo, ideazione scenica e regia: Enzo Moscato
  • elaborazioni musicali Pasquale Scialò
  • scena e costumi Tata Barbalato
  • luci Cesare Accetta
  • organizzazione: Claudio Affinito
  • Compagnia Enzo Moscato