GIULIO CESARE

di William Shakespeare
“… A mali estremi estremi  rimedi. Oppure niente”
Re Claudio – Amleto – IV, III.

Nel Giulio Cesare Shakespeare mette in scena una società in via di estinzione, una società colta, esattamente nell’attimo terminale del proprio crollo, una società vittima del suo fallimento intellettuale, spirituale e politico. Shakespeare scatta la “fotografia” di una Roma livida e ferocemente allucinata animata da Giulio Cesare, Bruto, Cassio, Marc’Antonio, Porzia, Calpurnia, Casca, Cinna, i cesaricidi, la folla inferocita e liquida, la Repubblica e/o la Monarchia. In che posizione si pone Shakespeare? È repubblicano o monarchico? E’ dalla parte di Cesare o di Bruto? Cesariano o cesaricida? Ed in tutto questo quale funzione ha la folla? L’indecidibilità è la regola, sembra suggerire lo scrittore. Non si può considerare il gioco politico omicida del Giulio Cesare un’attività perfettamente razionale e logica, infatti nemmeno Bruto, il più “lucido” dei congiurati decide di assassinare per motivi razionali. In realtà quindi il senso ultimo del testo di Shakespeare non è incentrato né sulla figura di Giulio Cesare né tantomeno su quella dei suoi assassini, né su un episodio della storia romana, ma pone l’accento sulla violenza in quanto tale e sulla sua origine, una violenza non controllata, che nasce dall’incertezza, dalla precarietà, dalla crisi, una violenza che si manifesta sia attraverso le scelte e quindi poi le conseguenti azioni di uomini “illuminati” e pubblici, sia attraverso le reazioni umorali di una folla inferocita; è questa violenza a dare all’opera la sua unità. Shakespeare sembra suggerirci che la violenza incondizionata è l’unico strumento che la collettività è in grado di utilizzare per uscire dalle proprie crisi, dai propri disequilibri e crolli nervosi; aggregarsi per commettere delitti e assassinii contro colui o coloro che vengono, a torto o a ragione, reputati i responsabili della crisi stessa. Siamo davvero certi che l’antico meccanismo del “capro espiatorio” sia soltanto un lontano ricordo  dalle società arcaiche?
Su questo, sui tratti dei personaggi e sulla loro fragile umanità, fatta di dubbi e turbamenti, incertezze e decisioni affrettate, scatti di violenza e pentimenti, si confronta Baracco e i suoi sei attori, restituendo uno spettacolo carico di simboli, visioni, poesia e metafora, minimale nella scelta delle scene e visionario nel richiamo ai costumi, ognuno icona stessa di una personalità.
-Andrea Baracco-
Andrea Baracco
Si laurea in lettere presso l’università di Roma La Sapienza (2000) e si diploma in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” (2002). Tra le sue regie: “Il Compleanno” di Harold Pinter, “L’uomo la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello, “Filottete” da Sofocle, “Tunnel” da Durrenmatt, “Interno Abbado” di cui è anche autore, “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare e “Giulio Cesare” di William Shakespeare . La Compagnia negli anni si è cimentata, tra gli altri, con testi di Pirandello, Pinter, Sofocle, Shakespeare, Durrenmatt, nonché con autori contemporanei italiani ed anglosassoni. L’ultimo spettacolo “Giulio Cesare” di William Shakespeare è stato selezionato al Globe Theatre di Londra in rappresentanza del teatro italiano, per onorare e celebrare l’intera opera di Shakespeare in occasione dei giochi olimpici di Londra 2012, e ha vinto lo scorso luglio il Certamen Almagro Off, competizione all’interno del Festival Internacional de Teatro Clasico de Almagro, uno dei festival più prestigiosi della Spagna. La compagnia nasce nel gennaio 2002 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” intorno alla figura del regista Andrea Baracco, con la costante collaborazione degli attori Giandomenico Cupaiuolo e Roberto Manzi.
Spettacolo selezionato dallo Shakespeare Globe Theatre di Londra all’interno del Festival Globe to Globe 2012 Vincitore del Cartam en Almagro Off 2012 (Spagna)

Venerdì 15 Febbraio – MONCALIERI, TEATRO MATTEOTTI – ore 21.00

  • adattamento di Vincenzo Manna e Andrea Baracco
  • regia di Andrea Baracco
  • con Giandomenico Cupaiuolo (Bruto) Roberto Manzi (Cassio) Ersilia Lombardo (Calpurnia) Lucas Waldem Zanforlini (Casca e Ottaviano) Livia Castiglioni (Porzia) Gabriele Portoghese (Marc’Antonio)
  • scene Arcangela di Lorenzo
  • consulente ai costumi Mariano Tufano
  • disegno luci Javier Delle Monache
  • assistenti alla regia Giulia Dietrich / Malvina Giordana
  • produzione Benvenuti srl e Lungta Film
  • in collaborazione con Teatro di Roma