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Corsia degli Incurabili (2010)

Continuando la feconda collaborazione tra Teatro di Dioniso e Teatro i, nata lo scorso anno sul Progetto Testori e tra Teatro di Dioniso e Festival delle Colline, Valter Malosti dirige per la prima volta Federica Fracassi in un progetto comune. Corsia degli incurabili, pubblicato nel 1996, è un atto unico scritto in versi da Patrizia Valduga, una delle voci più significative della poesia contemporanea italiana.

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Poe / Concerto di tenebre (2009)

«Una convivenza di oltre un anno – convivenza quotidiana, coniugale – con Edgar Allan Poe è un’esperienza stupenda e stremante; una perfetta luna di miele conclusa con un uxoricidio.
Poe è un partner esigente, stravagante, esibizionista,
un monologante instancabile, un invadente, un bizzoso»

Giorgio Manganelli,  in Edgar Allan Poe, I Racconti, Torino, 1983

Requiem per voci, samples e piccola banda jazz (2008)

Evento presentato in collaborazione con l’Associazione Libera e la Regione Piemonte in occasione della I Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, 21 marzo 2008

Il mio giudice di Maria Pia Daniele è un testo teatrale che nasce da un lungo e sofferto lavoro. Lo misi in scena nel 1993 e lo spettacolo fu scelto per rappresentare l’Italia alla Bönner Biennale (Bonn, giugno 1994).

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Shakespeare / Venere e Adone (2007)

Londra, 1593. La peste sta devastando la città, i teatri sono chiusi. Shakespeare trova l’ispirazione, e un patrono, e scrive un piccolo capolavoro in versi: il poemetto erotico-mitologico Venere e Adone.

La passione secondo i nemici (2007)

Pilato, Erode, Caifa. Tre rappresentanti del potere: quello civile – imperialista e locale – e quello religioso del Sinedrio. Tutti e tre, in vario modo, sono responsabili della morte di Cristo. Tutti e tre, messi a nudo dalla straordinarietà dell’incontro con il Nazareno, ne escono profondamente segnati e trasformati.

Quattro atti profani

Quattro atti profani (2009)

L’umanità portata in luce in modo intenso e straziante, ma anche dolorosamente comico, dai Quattro atti profani di Antonio Tarantino è quella nascosta nelle pieghe oscure della città e delle coscienze: i dimenticati. L’autore dà voce a questi “fantocci di parole rilegate in pelle” facendoli esprimere in un’inaspettata e musicalissima lingua, che riesce a comunicare e a emozionare sfruttando un accidentato percorso linguistico.

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Passio Laetitiae et Felicitatis (2008)

È una lingua magmatica, ritorta, storpiata ed espressionista quella che Giovanni Testori riversa in Passio Laetitiae et Felicitatis. Come già nei testi teatrali che compongono la Trilogia degli Scarrozzanti (Ambleto, Macbetto ed Edipus), anche in questo romanzo, composto nel 1975, la lingua testoriana, un lombardo misto a volgare e a italiano secentesco, che accoglie nelle sue pieghe il suono dell’avanspettacolo e del melodramma, delle canzonette e dei canti liturgici, diventa lo strumento per raccontare l’indicibile.

Macbeth (2007)

”Ma una cosa è il pensiero, un’altra è l’azione e un’altra ancora è l’immagine dell’azione. La ruota del motivo non passa tra loro. Un’immagine ha fatto impallidire questo pallido uomo. Egli era all’altezza della sua azione, quando la commise: ma non ne sopportò l’immagine, quando era stata commessa. Così da quel momento si considerò sempre come l’autore di una sola azione”.

Friedrich Nietzsche, da Così parlò Zarathustra trad. M. Montanari

Nietzsche Ecce Homo (2006)

In Ecce Homo – scritto nell’autunno del 1888, durante quelle febbrili settimane che precedettero l’ “euforia di Torino” e il successivo, definitivo silenzio – Nietzsche si disseziona, riepiloga tutta la sua vita e le sue opere in un “monologo fatale”, come lo chiama Roberto Calasso. In questo lacerante percorso della memoria incontriamo le immagini che nell’ultimo periodo gli danzano nella mente, le sue visioni/ombre: Dioniso e il Crocifisso, la sorella Elisabeth, la Madre, il Padre, Isotta, Carmen, Arianna.