Macbeth (2007)

”Ma una cosa è il pensiero, un’altra è l’azione e un’altra ancora è l’immagine dell’azione. La ruota del motivo non passa tra loro. Un’immagine ha fatto impallidire questo pallido uomo. Egli era all’altezza della sua azione, quando la commise: ma non ne sopportò l’immagine, quando era stata commessa. Così da quel momento si considerò sempre come l’autore di una sola azione”.

Friedrich Nietzsche, da Così parlò Zarathustra trad. M. Montanari

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Quello che mi interessa di più di quest’opera è la storia degli uomini e delle donne, non “la storia”, perché il problema centrale del Macbeth appare, come dice il filosofo americano Stanley Cavell, quello dell’intelligibilità dell’umano a sé stesso. Il testo contiene in sé una acuminata analisi, che vuole squarciare il buio sui rapporti di compenetrazione fra sfera politica e sfera erotica, e che non solo vuole descrivere una catastrofe del mondo ma anche una catastrofe dell’intimità, che nel Macbeth diviene pubblica. Per me Macbeth diviene poi con lo scorrere del testo e del suo tempo interno un tragico buffone.
Tutto ciò parla a noi e di noi uomini di oggi. Ho negli occhi una vecchia illustrazione, un dipinto che ritrae quello che è considerato il più grande attore shakespeariano del settecento, David Garrick. L’ho guardata mille volte ma solo ora mi accorgo che lui e la signora Pritchard (Lady M.) indossano abiti a loro contemporanei. Non credo che legga correttamente la storia colui che pensa che ciò che è stato fatto in epoche remote, da uomini di grande fama e notorietà, abbia un senso più profondo di ciò che egli fa giorno dopo giorno…
Valter Malosti

Questo Macbeth è un lavoro sulla relazione, centro e punto fermo indispensabile all’azione. La relazione e quindi la responsabilità etica di porci di fronte ad un altro essere umano. Il corpo è il punto centrale, presenza e testimonianza etica, veicolo necessario. Macbeth è per noi la storia dei Macbeth, storie di uomini e donne, delle loro eterne paure, una giostra calda e sacrificale, piena di fantasmi e allucinazioni, agita e sudata fino in fondo; la forza semplice e primordiale del desiderio che si esplicita.
Il corpo che non contiene la colpa degli atti commessi, “omessi”. L’indagine sulla follia quotidiana come normale impossibilità a contenersi e desiderio liberatorio ad esplicitarsi profondamente per quello che si è. Una danza – azione – morso. Un grande spazio vuoto, donne e uomini nel vuoto, e corpi e ancora corpi disponibili, esposti, franti, ad interrogarsi a tutto tondo sulle dinamiche di potere rincorrendosi in uno scambio di ruoli infinito.
Michela Lucenti per Il Balletto Civile

2007Macbeth Estratti di rassegna stampa

  • uno spettacolo di Valter Malosti
  • coreografie di Michela Lucenti
  • In scena Michela Lucenti, Valter Malosti, Graziano Piazza, Irene Ivaldi, Veli-Pekka Peltokallio, Emanuele Braga, Maurizio Camilli, Francesco Gabrielli, Massimo d’Amore, Giovanni Battista Storti, Yuri Ferrero, Lino Musella, Emanuela Serra, Alice Conti, Pablo G. Franchini
  • scene Paolo Baroni, luci Francesco Dell’Elba, costumi Marzia Paparini
  • musiche originali Fabio Barovero
  • suono G.U.P.
  • musiche: Macbeth di Giuseppe Verdi, Hurt di Trent Reznor, frammenti da Exultet di Luigi Ceccarelli,
  • Icct Hedral di Aphex Twin/Philip Glass
  • ph. Tommaso Le Pera
  • frammenti letterari da Orgia di Pier Paolo Pasolini, Macbeth di Heiner Müller
  • produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino / Teatro di Dioniso
  • con il sostegno del Sistema Teatro Torino

 

ph. Tommaso Le Pera