Death and Dancing (1999)

DOMANDA: Claire tu sei lesbica?

RISPOSTA: Lo ero ma adesso non lo sono più. Forse ora sono più bisessuale, credo. Non mi piace questa domanda perché c’è sempre questo volere etichettare, inscatolare, far parte di una categoria e quindi creare l’aspettativa di un determinato comportamento. Non ha poi tutta questa importanza nel definire la tua sessualità sapere con chi dormi. Non mi piace giudicare la gente solo per quello che ha in mezzo alle gambe”.

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Una ragazza bisessuale e un ragazzo gay decidono di andare a vivere insieme. Attraverso questo rapporto senza canoni e privo di regole, lei e lui raccontano al  pubblico – in toni esilaranti – la loro storia, la loro vita da studenti, le loro scelte, il loro rapporto, o assenza di rapporto, con i propri genitori e le regole del mondo gay. La Dowie racconta la sua storia con iniezioni di graffiante autoironia e un linguaggio chiaro ed esplicito che chiama le cose con il loro nome, anche quando si tratta di parti anatomiche, flussi e liquidi assortiti.
In quest’opera Claire Dowie ci invita a riflettere sul concetto di desiderio senza confini e norme, sulla vera libertà sessuale a prescindere da tendenze gay o eterosessuali e sull’idea del desiderio slegato dalla sessualità, come una pura e semplice attrazione tra individui.

Note di regia
Intendo dare al racconto della Dowie un montaggio cinematografico, pieno di cesure, togliendo il  testo da un naturalismo troppo spinto; ed un ritmo musicale, puntando molto su quel dancing del titolo. Ballo inteso anche come lotta. Lotta di due corpi che cercano e si cercano. Una rincorsa a una identità, che può anche essere tante identità. Una danza di identità. Un bel gioco da giocare con gli attori: estremo e delicato, da affrontare con una grande energia, tra esplosioni e momenti di aspra poesia.

Valter Malosti

Claire Dowie, poetessa, drammaturga e attrice, è una delle più note protagoniste della stand up comedy, genere teatrale simile al cabaret, improntato all’improvvisazione e al coinvolgimento del pubblico su temi sociali o di costume. La sua produzione è incentrata sulle problematiche connesse al gender e all’identità sessuale. Il primo testo importante è Adult Child/Dead Child del 1988, seguito da Why is John Lennon wearing a skirt (Perché J.L. portava la gonna?) del 1991, Death and Dancing (1992), Leaking from every orifice (Colando da ogni orifizio, 1993), All over lovely (1997). Easy access for the boys (1998). Ha scritto anche per la Tv e la radio, per cui si ricorda nel 1995 The Year of the Monkey.
Le sue commedie hanno vinto numerosi premi e sono rappresentate in italiano, spagnolo, portoghese e tedesco.

  • di Claire Dowie
  • traduzione e regia Valter Malosti
  • con Michela Cescon e Vito Di Bella
  • coreografie  Tommaso Massimo Rotella
  • costumi Andrea De Virgilio
  • musiche di The Prodigy, Ryuchi Sakamoto, Aphex Twin, Ravi Shankar, Laibach, John Tavener, David Bowie, Howie B, La Pina, Kass/Goldenberg, Susanne Vega, Giuni Russo, Orb, Tricky, Ringo Starr
  • scelte da Valter Malosti
  • ha collaborato alla traduzione Letizia Russo
  • Il testo è rappresentato in Italia da Arcadia Publishers
  • Produzione Teatro di Dioniso / Garofano Verde (VI edizione)