La Tour de La Défense (2014)
È la notte di capodanno del 31 dicembre 1976 e il surreale cenone a casa di Luc e Jean, in un modernissimo appartamento di un grattacielo nel quartiere La Défense di Parigi, si trasforma in pretesto per svelare le illusioni,
i sogni, le passioni amorose, i segreti dei disincantati e singolari ospiti e dei loro visitatori: una coppia omosessuale in piena crisi d’identità e d’amore, un travestito mitomane, un bizzarro americano, una giovane donna tossicodipendente, un bell’arabo eterosessuale.
Il testo scritto da Copi nel 1978, e messo in scena in Francia nel febbraio dello stesso anno presso il Theatre la Founteine di Parigi rivela la poetica acre e corrosiva dell’autore, svelando con crudele lucidità, e uno stile che gioca con l’avanspettacolo e il varietè, il dramma di un Occidente votato alla decadenza, un testo che è misteriosamente presago della tragedia dell’11 settembre.
Si intrecciano una molteplicità di temi, sempre in equilibrio (su tacchi altissimi) tra alto e basso. Copi riscrive il mito di Medea chiamando in causa l’identità di genere, la politica, la società civile, la difficoltà dell’integrazione razziale, attraverso un linguaggio visionario e ironico, raccogliendo la grande eredità storica del teatro comico e usandolo come grimaldello per sovvertirne il senso.
Perseguiamo l’ipotesi di costruire una compagnia giovane, una sorta di investimento utopico sul talento partendo dalla necessità di uno sguardo pieno sul futuro. Alcuni degli attori coinvolti nel cantiere shakespeariano, diplomati alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino nel 2012, continueranno a collaborare con noi affiancati da allievi del triennio in corso, e interagiranno con giovani artisti e operatori attivi sul territorio torinese; saranno guidati da Elena Serra, già accanto a Valter Malosti, come assistente alla regia, dal progetto pluripremiato dei Quattro Atti Profani di Antonio Tarantino (2009) fino a Quartett di Heiner Müller (2014).
Dice la Serra, nelle sue note di regia: “Il mio intento è riscrivere le dinamiche dello spazio scenico integrando il pubblico nella drammaturgia e proponendo uno spettacolo giocato tutto sugli attori. Immagino uno spazio asettico in cui si staglia un grande tavolo imbandito che attrae e respinge i personaggi come un magnete e che accoglie il pubblico. Gli attori sono vettori che si muovono continuamente, velocemente, costruendo senza sosta l’occasione per ridere, distruggendola subito dopo. L’azione precipita, si fa parossistica fino all’immobilità che svela il dramma. La scommessa è dunque conciliare la lezione di Molière, il suo meccanismo comico centripeto e incalzante con la vivisezione di un’umanità dolente e ribelle senza rinunciare allo sguardo che rende i personaggi di Copi nostri fratelli e sorelle nella comédie della vita. È innanzi tutto di solitudine, di inadeguatezza e di amore che ci parla l’autore, con il suo stile feroce e provocante, spingendosi senza sosta al di là dei limiti del comune senso del pudore.
Alla fantasia dei Cuochi volanti il compito di comporre il menù di una cena che si preannuncia assolutamente originale.”
L’AUTORE
Nato a Buenos Aires Copi discende da una famiglia di primo piano della cultura e della politica argentina ma troverà la sua vera affermazione a Parigi dove si trasferì all’inizio degli anni sessanta e dove riesce a far pubblicare le sue prime storie disegnate su importanti riviste. Nel 1964 Copi avvia una collaborazione con il neonato settimanale «Le Nouvel Observateur», per il quale crea il suo personaggio più celebre: la Donna seduta. È l’inizio del successo. Intanto, nel 1965 esce il suo primo album di Dessins pubblicato dall’editore Julliard, a cui segue nel 1966 il celebre Les poulets n’ont pas de chaise. Da questo momento si moltiplicano le collaborazioni con giornali e riviste francesi e straniere. In questi anni si intensificano anche i rapporti con gli artisti più eccentrici e trasgressivi della capitale francese, a cominciare dal gruppo del Panico fondato da Fernando Arrabal, Alejandro Jodorowsky e Roland Topor, e con i numerosi artisti teatrali immigrati dall’Argentina come Victor García, Jorge Lavelli, Jerôme Savary e Alfredo Arias. Nel giugno del ‘67 anche gli italiani cominciano a conoscerlo come fumettista grazie a “Linus”. Tra le sue opere ricordiamo le “biografie” di Santa Genoveffa e di Evita Perón (creata insieme al gruppo “Tse” nel 1969, e dove lui stesso recitò nel ruolo travestito della protagonista), e poi L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi, Les quatre jumelles, Loretta Strong, il Frigo, Les escalier du Sacré-Coeur; La nuit de Madame Lucienne, La donna seduta. La sua ultima opera è Una visita inopportuna, presentata postuma al “Théâtre de la Colline” di Parigi, dal suo regista preferito e amico carissimo, Jorge Lavelli. Tre giorni prima di morire di AIDS, il 14 dicembre 1987, ricevette il “Gran Premio di Letteratura Drammatica della Città di Parigi”.
“Entri in una commedia di Copi, ci sguazzi fra le risate, e ne esci con le ossa rotte dopo aver attraversato un deserto di macerie della civiltà contemporanea e del tuo stesso equilibrio esistenziale. L’identità del personaggio è frantumata e riverberata in una caleidoscopica trans-identità, andando a immaginare un’evoluzione impensabile per una drammaturgia come quella coeva, attardata sulla dicotomia tra personaggio e non-personaggio. Le azioni impazziscono nel delirio più scatenato che svela un impasse sostanziale, mandando al macero decenni di teatro dell’attesa, del nulla, e sommergendo di beffarda ma profonda sensibilità politica tanto teatro di salde e retoriche certezze politiche. Del resto lo scandalo nella nostra epoca non è più scandalizzare grossolanamente, ma infilare con leggerezza la pagliuzza nell’occhio. Essere irriducibile alle aspettative. E Copi lo fu, non per partito preso, ma per sua natura: un delicato istrione, un garbato rivoluzionario.Forse è proprio per questa rutilante imprendibilità che risulta ancora difficile un vero confronto con la sua opera. In Italia Copi è ignorato come narratore ed è considerato principalmente un fumettista, tutt’al più capace di eccentrici exploit come attore en travesti in strampalate performance. E quindi: attore estroso e fumettista di successo, come può essere anche un drammaturgo vero? Eppure Copi è davvero un grande autore e oggi ha raggiunto la dimensione di un classico del ‘900.
Il teatro di Copi ci descrive il mondo contemporaneo nei suoi aspetti più istintivi, ma anche nell’attimo del suo crollo. Troviamo nell’universo di Copi tutta una mitologia urbana: dalla cima più alta al gradino più basso della struttura sociale l’ispirazione di Copi costruisce i suoi quartieri barocchi e surrealisti.
La Tour de la Défense rappresenta all’interno di questo panorama urbano uno squarcio illuminante sulla nostra contemporaneità, ci offre l’occasione per un’analisi approfondita delle relazioni che viviamo nel nostro quotidiano e costituisce per tanto un terreno fertilissimo in cui coltivare il lavoro di una compagnia di giovani artisti. Il caleidoscopio costruito da Copi offre la possibilità di percorrere in profondità i livelli semantici mantenendoli costantemente ancorati al vissuto personale. L’alto valore letterario dell’opera di Copi, che solo in questi ultimi anni è stato riconosciuto, è un autentico volano per l’emotività degli interpreti e il suo indomito spirito ironico e irriverente una garanzia per la godibilità dello spettacolo“. (da: Il teatro inopportuno di Copi, di Stefano Casi, ed. Titivillus)
- di Copi
- nella traduzione di Luca Coppola e Giancarlo Prati
- regia e adattamento Elena Serra
- con Roberta Lanave, Matteo Baiardi, Gianluigi Barberis,
Vittorio Camarota, Vincenzo Di Federico, Gianluca Gambino - con la collaborazione di CuochiVolanti
- progetto video Massimiliano Della Ferrera
- sonorizzazione G.U.P Alcaro
- luci Cristian Perria
- assistente alla regia Chiara Cardea
- foto e trailer Roberto Freddi
- produzione Teatro di Dioniso
- con il sostegno del Sistema Teatro Torino