#ogniluogoèunteatro IV edizione
Torna a Vercelli #ogniluogoèunteatro festival nomade, festival pellegrino, festival per tutt*
Accoglieremo:
12 compagnie – Teatro delle Ariette, Marta Cuscunà & Fabio Babich, Licia Lanera, Mariella Fabbris & laria Schettini, Compagnia47, Teatrino Giullare, Tamburi Uniti, Kronoteatro & Maniaci-D’amore, I Sacchi di Sabbia, Carullo/Minasi//Sciara Progetti, Officine Papage, KioShinDo
2 progetti site specific Progetto Pellegrino. Prima Parte Mutamenti irreversibili a cura di Livio Ghisio (drammaturgia) e Roberto Amadé (Progetto sonoro) in collaborazione con Urban Experience e Simone Pacini; Alcune cose da mettere in ordine (Interior) a cura di Cuocolo/Bosetti // Rubidori Manshaft //2 walkabout // 1 guida al disordine a cura di Max Bottino
12 diversi luoghi – Farm1861, Cortile Juvarra del Seminario Arcivescovile, Cortile Ovest Sesia, Studio 10 Citygallery, Museo Borgogna, Teatro di Posa Adverteaser, Viotti Club, TamTam Teatro, ex Chiesa di Santa Chiara, casacuocolobosetti, Chiostro ex Monastero San Pietro Martire, Vicolo Schilke
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#ogniluogoèunteatro24
La guida è acquistabile c/o Il Festival Point – ATL TERRE DELL’ALTO PIEMONTE C.so Garibaldi 96
Venerdì 6 settembre ore 19.30
FARM1861 – VIA CASE SPARSE 202
TEATRO DELLE ARIETTE
di Paola Berselli e Stefano Pasquini
con Paola Berselli e Stefano Pasquini
scenografia Teatro delle Ariette
regia Stefano Pasquini
produzione Teatro delle Ariette 2019
coproduzione Fondazione Sassi Matera
«Paola e io siamo sposati dal 18 giugno 1989 e da allora viviamo in campagna, alle Ariette, un piccolo podere sulle colline a sud-ovest di Bologna, in Valsamoggia. Siamo attori e contadini. Coltiviamo la terra, il grano e lo trasformiamo in pane. Non per venderlo, ma per mangiarlo ogni giorno e condividerlo con gli spettatori che incontriamo durante i nostri spettacoli.
Forse per questo ci hanno proposto di creare un nuovo spettacolo per Matera 2019 ispirato ai pani del Mediterraneo.
E noi abbiamo deciso di scrivere un diario di vita quotidiana nel corso dell’estate 2019 (dal 18 giugno al 21 settembre), la trentesima estate vissuta alle Ariette, per raccontare attraverso il grano il nostro presente. Raccontare il presente con le sue contraddizioni, le intolleranze non solo alimentari, il rapporto con la terra, gli animali, le piante e gli uomini, il rapporto con la società nella quale tutti noi viviamo. Così è nato Trent’anni di grano.
Quaranta spettatori seduti attorno a un grande tavolo basso a forma di U. Noi al centro, seduti a terra su un pavimento coperto di chicchi di grano, prepariamo e cuociamo le tigelle (un piccolo pane tipico del nostro territorio), leggiamo le parole del diario. La luce delle candele, nient’altro. Molto lontana l’eco di un’orchestra che suona Summertime. Tre mesi di diario, trent’anni di vita. Forse uno spettacolo. Forse una veglia, come nelle notti d’estate, sotto le stelle, quando ci sentiamo piccoli, molto piccoli, granelli di polvere in mezzo ai campi». (Stefano Pasquini)
hai una bici? in occasione dello spettacolo, TRENT’ANNI DI GRANO. AUTOBIOGRAFIA DI UN CAMPO l’appuntamento è in P.le Kennedy davanti alla Vecchia Baracchina alle ore 18.15 per raggiungere tutti insieme Farm1861 pedalando!
Sabato 7 settembre
PROGETTO PELLEGRINO. MUTAMENTI IRREVERSIBILI
Ore 17.00
SAGRATO DELLA BASILICA DI SANT’ANDREA – VIA GALILEO FERRARIS 99
CAMMINO IRREVERSIBILE #01
Carlo Infante condurrà il pubblico in due walkabout – conversazioni nomadi ed esplorazioni urbane basate sull’uso di sistemi whisper-radio e smartphone per scrivere storie nelle geografie immaginate e studiate sulla mappa dei percorsi sotterranei che l’acqua segue sotto le vie della città. Ogni percorso porterà con sé una singolarità, dovuta al suo essere irripetibile nel tempo. Un racconto che si snoda in superficie cercando le tracce di ciò che scorre sotto i nostri passi, sotto di noi, in vie nascoste tracciate da altri esseri umani nello stesso luogo, in un tempo diverso
Si ringraziano per la collaborazione «Associazione speleo-archeologica Teses» e «Associazione d’Irrigazione Ovest Sesia», per i preziosi materiali testuali, video e cartografici forniti
ore 18.00
CORTILE OVEST SESIA – VIA DUOMO 2
TEATRO DI DIONISO//ARTEINSCACCO
reading per voce e musica
drammaturgia e regia Livio Ghisio
progetto sonoro Roberto Amadé
con Annalisa Canetto e Irene ivaldi
REPLICA: DOMENICA 8 SETTEMBRE ORE 18.00 MUSEO BORGOGNA – VIA A. BORGOGNA 4
Mutamenti irreversibili è un reading fra parole e musica e costituisce la prima tappa di Progetto Pellegrino, che si svilupperà in tre anni attraverso il «pellegrinaggio» fra diverse espressioni artistiche e avrà il suo fulcro nel concetto di movimento e mutamento.
Il viaggio, lo spostamento qui sono mentali, immaginari, richiedono allo spettatore di affidarsi alla propria memoria e al proprio vissuto per attraversarli. Mutamenti irreversibili è una cronaca, per quanto parziale e soggettiva, di un territorio attraverso il tempo e lo spazio. È la topografia generata dagli edifici costruiti, abbattuti o abbandonati, dalle campagne lavorate o dai boschi rimasti inalterati
ore 21.00
TEATRO DI POSA ADVERTEASER – VIA ETTORE ARA 6
MARTA CUSCUNÀ e FABIO BABICH
tratto dal libro «Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani» a cura di Giacomo Papi, Stefano Faure e Andrea Liparoto
di e con Marta Cuscunà // illustrazioni live Fabio Babich// assistente alla realizzazione Marco Rogante
Io sono l’ultimo, il libro da cui sono tratte le lettere che compongono The beat of Freedom, è nato quando Annita Malavasi, la partigiana «Laila», ha cominciato a parlare d’amore. Ci teneva a dire una cosa, soprattutto: fu tra i partigiani che, per la prima volta, uomini e donne ebbero pari dignità e che l’uguaglianza sancita dalla Costituzione a guerra finita, non fu un regalo ma una conquista e un riconoscimento. La sua testimonianza fu pubblicata su «D – La Repubblica». Poi arrivarono molte lettere. Alcune erano di vecchi partigiani e parlavano d’amore. Le lettere sono un’autobiografia collettiva di giovani accomunati dall’aver condiviso un tempo e un Paese, che a un certo punto sentirono l’esigenza di cambiare. «La libertà era nei monti, per la prima volta riuscivamo a sentirla e picchiava nella testa». Da questa frase di Nello Quartieri, nome di battaglia «Italiano», è nata la scelta musicale che caratterizza The beat of Freedom. La libertà come pulsazione, come battito che scuote. Un ritmo nuovo, che sconvolge, parla di giovinezza e ribellione. Una metafora dirompente e che ha guidato Marta Cuscunà nella scelta di intrecciare le voci dei partigiani a quelle di Patti Smith, Lou Reed, Alanis Morissette, Green Day in una partitura musicale che tenta di scavalcare i confini della storia e unire tre generazioni. Perché i partigiani, prima di tutto, erano giovani. Si innamoravano, scoprivano di avere paura e coraggio. The beat of Freedom cerca di restituire ai ragazzi e alle ragazze di oggi lo spirito di questo racconto corale sul sogno rock di un Paese di persone uguali nei diritti e libere
Domenica 8 settembre
PROGETTO PELLEGRINO. PARTE PRIMA: MUTAMENTI IRREVERSIBILI
ore 16.00
CORTILE JUVARRA SEMINARIO ARCIVESCOVILE – P.ZZA SANT’EUSEBIO 10
PRESENTAZIONE DEL LIBRO «ll teatro sulla Francigena – Trenta attori in cammino dalla Toscana alla Francia» (Silvana editoriale) di Simone Pacini
Con Simone Pacini, Lara Giorcelli
Il testo è il diario di bordo quotidiano del laboratorio itinerante «Il teatro… su due piedi – camminata in Toscana e Lot-et-Garonne», realizzato dal Teatro Metastasio Stabile della Toscana e dal Théâtre École d’Aquitaine, con la partecipazione di allievi-attori delle rispettive scuole. Il progetto ha alternato momenti di trekking – un totale di circa 300 chilometri a piedi tra la via Francigena toscana e la regione della Lot-et-Garonne in Francia -e di teatro, con uno spettacolo bilingue rappresentato nelle piazze e nei teatri, in situazioni uniche
ore 17.00
Walkabout a cura di Carlo Infante / Urban Experience // CAMMINO IRREVERSIBILE #02
ore 18.00
MUSEO BORGOGNA – VIA A. BORGOGNA 4
TEATRO DI DIONISO//ARTEINSCACCO
MUTAMENTI IRREVERSIBILI
ore 21.00
STUDIO 10 CITYGALLERY – PIAZZETTA PUGLIESE LEVI 9
COMPAGNIA LICIA LANERA
di Pauline Peyrade //traduzione Paolo Bellomo
con Danilo Giuva e Ermelinda Nasuto // luci Vincent Longuemare // sound design Francesco Curci costumi Angela Tomasicchio aiuto regia Nina Martorana // regia e spazio Licia Lanera
produzione Compagnia Licia Lanera In coproduzione con POLIS Teatro Festival in collaborazione con Angelo Mai
si ringrazia E Production
Premio UBU 2022 MIGLIOR REGIA a Licia Lanera; Premio UBU 2022 MIGLIOR TESTO STRANIERO/SCRITTURA DRAMMATURGICA (messi in scena da compagnie o artisti italiani)
Una bambina di 11 anni che un tribunale francese ha riconosciuto consenziente allo stupro che ha subito da parte di un amico del fratello maggiore, decide, diventata donna, di farsi giustizia da sola. La storia è continuamente divisa tra passato e presente: il primo ambientato in un luna park, il secondo a casa della donna. In entrambi i luoghi si consuma una violenza, ma i ruoli sono invertiti. Con la carabina è un testo lucido e imparziale che fugge dall’idea di dividere categoricamente il mondo in buoni e cattivi, ma analizza i meccanismi culturali e antropologici che fanno scaturire alcuni comportamenti violenti. Questa analisi, insieme ad una scrittura viva e affascinante, sono gli elementi che hanno portato Licia Lanera prima ad abitarlo, poi a patirlo e infine a metterlo in scena. Ne è venuto fuori uno spettacolo-incubo, un non luogo, in cui ci sono due attori/servi di scena che si fanno ora adolescenti ora adulti ed evocano attraverso la parola e pochi elementi scenici, la dinamica di una storia atroce. Lo spettacolo è claustrofobico e violento, si muove scandito dalle luci di un set fotografico che muta continuamente per mano degli attori stessi. Pensato per luoghi piccoli in cui la distanza del pubblico dallo spazio scenico è minima, la prospettiva dello spettatore quindi è vicina e continuamente disturbata da queste piantane luci, che lo mettono nello scomodo e allo stesso tempo pruriginoso ruolo di colui che spia il privato più privato. È un’orrenda stanza dei giochi, uno Squid Game in cui chi ha pagato il biglietto può guardare da vicino uno stupro o una morte. Non ci sono vincitori in questa ruota infernale, ma solo lo specchio di una società che ha fallito clamorosamente. Tra conigli, giocattoli e canzoni di Billie Eilish sfila una storia come tante, una storia miserabile per cui è impossibile non provare pena e profondo dolore
Martedì 10 settembre ore 21.00
VIOTTI CLUB – VIA GALILEO FERRARIS 14
MARIELLA FABBRIS // ILARIA SCHETTINI
di e con Mariella Fabbris
musiche arrangiate ed eseguite dal vivo da Ilaria Schettini
Un soliloquio che diventa monologo, svincolato da una forma narrativa rigida. Un torrenziale recital comico, ispirato dall’amore incondizionato per il Teatro e dedicato alle sue protagoniste – senza distinzioni tra persone e personaggi: da Eleonora Duse a Cordelia, da Isabella Andreini a Giulietta, da Isadora Duncan a Medea.
Il racconto di Mariella Fabbris si interfaccia continuamente con le musiche di Ilaria Schettini, tra accenni sonori, interpunzioni ritmiche che puntellano la voce recitante ed evocano paesaggi lontani. Si attinge ai classici di Chopin come alle canzonette di Anna Magnani (a cui lo spettacolo è segretamente dedicato), passando per le composizioni originali di Schettini.
Uno spettacolo proteiforme, che si interroga su sè stesso, sui personaggi che evoca. Sullo spazio–tempo in cui si situa. Interpellando il pubblico. Divina vive attraverso i decenni, riattualizzando la propria drammaturgia. Riscoprendo in questo gioco infinito l’immortalità delle grandi eroine teatrali.
Mercoledì 11 settembre ore 21.00
TAM TAM TEATRO – EX MONASTERO SAN PIETRO MARTIRE – PIAZZA ANTICO OSPEDALE
CARULLO MINASI // SCIARA PROGETTI TEATRO
drammaturgia Fabio Pisano
con Giuseppe Carullo // costumi Letteria Pispisa // elementi di scena Cinzia Muscolino // grafica Manuela Caruso
disegno luci Renzo Di Chio // consulenza musicale Alessandro Calzavara
regia Cristiana Minasi
produzione Carullo-Minasi e Sciara Progetti Teatro
collaborazione Fabio Cuzzola, Giovanna La Maestra, Massimo Ortalli, Roberto Zorn Bonaventura.
Spettacolo finalista «Premio Dante Cappelletti 2023»
«Il potere corrompe sia coloro che ne sono investiti sia coloro i quali devono soggiacervi, sotto la sua nefasta influenza gli uni si trasformano in despoti ambiziosi e avidi, in sfruttatori della società in favore della propria persona o casta, gli altri in schiavi». Bakunin
I Moti di Reggio, i cinque anarchici morti sulla strada, sono la disturbante scheggia di un’Italia impazzita, sono l’eco di un «mito» andato a finire male. Una generazione, quella dei ventenni del ’68, che ha lottato e che ha perso, anzi peggio è stata strumentalizzata dal potere. Ha ragione lo scrittore Luis Sepulveda: «Narrare è resistere». Resistere alla tentazione di dimenticarli, di dimenticare.
Lo spettacolo intende farsi portatore dell’importanza della Storia, della sua conoscenza e della sua corretta trasmissione per evitare che i fatti si ripetano senza che li si conosca. Non a caso il titolo dello spettacolo richiama il nome del celebre settimanale anarchico. La scrittura del testo attraversa diversi protagonisti della vicenda, su tutti, Angelo Casile, uno dei cinque anarchici, ma non solo lui. Ci sono tante voci con linguaggi diversi ma col comune senso di raccontare dal proprio punto di vista la vicenda, una vicenda che pur rappresentando la Storia con la s maiuscola, ha finito per diventare una storia con la s minuscola, una storia che si è cercato in tutti i modi di dimenticare ma soprattutto di far dimenticare. Compito della drammaturgia è stato proprio quello di ripristinare i fatti, di assemblarli seguendo l’ordine degli eventi, eventi che vanno da Reggio a Milano, perché quel periodo storico, quell’occasione mancata in fondo non conosceva nord e sud, non conosceva settentrione e meridione. Ma riconosceva soltanto un sentimento comune: quello della rivalsa e della vendetta
Giovedì 12 settembre ore 21.00
VICOLO SCHILKE – VIA DOTTOR UGO SCHILKE
COMPAGNIA47
drammaturgia e regia Rita Frongia
con Angela Antonini
luci Antonella Colella
in collaborazione con Teatro Metastasio // Festival Contemporanea
Lilith.
Il mio nome è Lilith.
Lilith nella mia lingua vuol dire notte e tempesta.
In verità, sono una diavola che mente sempre.
Tanto di quel che dico e faccio è male.
Ho un sospetto: sono cattiva, anzi, cattivona
L I L I T H, la Luna Nera, è un mito arcaico anteriore al mito di Eva, è una figura che compare nelle antiche religioni mesopotamiche come demone legato al vento e alla tempesta. La dea sumera L I L I T H, la vergine nera, con le zampe di un gufo, nella notte, strangola i bambini nelle culle. L I L I T H è stata la prima compagna di Adamo e come lui fu creata dalla polvere. L I L I T H e Adamo si congiungono. Come si amano il primo uomo e la prima donna? È stato insegnato: tutti gli esseri umani compiono l’atto sessuale con la faccia di uno rivolta verso la schiena dell’altro, all’infuori di due che si congiungono schiena a schiena -cammello e cane- e all’infuori di tre che si congiungono faccia a faccia e sono l’uomo, il serpente e il pesce. Quindi lui sta sopra e lei sta sotto. Ma L I L I T H mostra insofferenza e domanda ad Adamo: «Perché mai devo stendermi sotto di te? Perché devo sottomettermi? Eppure anche io sono fatta di polvere e quindi sono tua eguale». Chiede di invertire le posizioni sessuali per stabilire una parità, un’uguaglianza fra due corpi e due anime; ma Adamo oppone un rifiuto netto, dice che L I L I T H deve stare sotto di lui, subire il suo corpo. L I L I T H si ribella, pronuncia con rabbia il nome di Dio e con grandi ali di pipistrello si allontana verso le sponde del mar Rosso. Dio le intima di tornare, le chiede di desiderare Adamo, ma L I L I T H rifiuta. Per volontà divina, viene trasformata in demone da una schiera di Angeli, un demone notturno e assetato di sangue, un demone che divora i neonati, L I L I T H.
Venerdì 13 settembre ore 21.00
STUDIO 10 CITYGALLERY – PIAZZETTA PUGLIESE LEVI 9
COMPAGNIA47
di e con Luca Stetur
testi Rita Frongia
sound live Alessandro Sesana
grazie a Claudio Morganti e Ombretta Nai
Un Macbeth nero e solitario, che ripercorre la sua vita sanguinaria nel momento dell’istante fatale, quando la lama di Macduff gli taglia la testa. Inizia dalla fine questo Macbeth, «riscrittura domestica» della tragedia shakespeariana.
Qualcuno inventò la ghigliottina a scopo umanitario. Fu per rendere istantaneo «il tempo del
trapasso». Ma qualcun altro giurò che quelle teste tagliate non morivano subito. Il tempo è faccenda per vivi. La grande, definitiva visione della vita trascorsa. Lo spettacolo inizia dove finisce il film Macbeth di Roman Polanski. La lama di Mac Duff ha appena staccato il corpo dalla testa di Macbeth. Quando la testa rotola, gli occhi guardano. Vedono il mondo roteare. Il cielo è la terra e la terra è il cielo. Il bello è brutto e il brutto è bello.
Nel volo, occhi e cervello terribilmente abbracciati perché soli, vedono e sognano un eterno attimo di quiete, di ritrovamento del sonno, di contemplazione estetica della vita vissuta. Alla fine sarà silenzioso suono, in quanto inizio di tutto. Le orecchie sono le ultime a morire.
È così che inizia, con una corona, una lampadina, un pigiama.
Come un sogno. Come un incubo. Come una risata. Come la vita. Come la morte
Sabato 14 settembre ore 18.00
EX CHIESA SI SANTA CHIARA – CORSO LIBERTÀ 300
TEATRINO GIULLARE
Dai racconti di Franz Kafka
Ciascun personaggio di Kafka si trova rinchiuso nella barzelletta della propria vita come un pesce in un acquario; e la cosa non lo diverte affatto.
Perché una barzelletta è divertente solo per chi è davanti all’acquario.
Ispirato racconti e ai diari di Franz Kafka, La tana è la storia di un animale e di una persona che dal loro rifugio osservano il mondo esterno, le cose, le persone e le atmosfere che li circondano creando una visione della realtà comica e inquietante.
I protagonisti raccontano il loro punto di vista sulla realtà oscillando tra il desiderio di un luogo sicuro in cui poter vivere in pace, totalmente isolati dal mondo esterno, pur spaventati da misteriosi ed invisibili nemici e l’aspirazione di potersene finalmente andare, partire e arrivare in capo al mondo. Dai pensieri di un cane alla catena che riflette sulla libertà e la possibilità di scappare, all’ambizione umana e senza tempo di poter volare via
ore 21.00
CASACUOCOLOBOSETTI – VIA L. ARIOSTO 85
CUOCOLO /BOSETTI / RUBIDORI MANSHAFT
drammaturgia Roberta Dori Puddu e Angela Demattè
con Roberta Bosetti
regia Renato Cuocolo / Rubidori Manshaft
produzione Officina Orsi (CH), Teatro di Dioniso, FIT Festival Internazionale del Teatro e della scena Contemporanea (CH)
DEBUTTO NAZIONALE
REPLICHE: domenica 15, lunedì 16, martedì 17 e mercoledì 18 settembre ore 21.00
Dopo un lungo periodo di lavoro in case di cura per persone anziane, Rubidori Manshaft riannoda in questo lungo viaggio “sul campo” i suoi ricordi. Legandosi ai suoi lavori passati, attraverso le narrazioni sviluppa ulteriormente la sua ricerca artistica sul passaggio della memoria, sulla mancanza e sulla solitudine. Riparte da lì per interrogarsi sul corpo, sul suo significato politico. Sulla cura. Sul tempo. Sulla paura. Sul fare. Sulla perdita di sé, delle forze, del ruolo e a volte anche della memoria. Alcune cose da mettere in ordine è la storia di una donna appena aldilà della soglia dei sessanta anni, che inizia a porsi delle domande sul percorso della vita, una eco di noi tutte (e tutti). Ci riconosciamo nelle sue parole, nei suoi pensieri che sono forse anche i nostri, veniamo spiazzati dalla sua sorprendente capacità di rimescolarli, usarli, appropriarsene, dimenticarsene, inventarseli in sostituzione di quello che nella mente è fallo. Pensieri che, al pari degli accadimenti reali, diventano co-protagonisti di questa storia sul vivere, su sogni e disillusioni, su ricordi e rimpianti. In questo sublime ribaltamento del reale verremo portati con forza in un nuovo tempo che forse ci apparterrà. Un viaggio interiore e reale verso qualcosa, un montaggio di eventi, struggente, ironico, nel gioco che la vita compie nel tentativo di ridisegnare una dimensione umana forse, oggi, smarrita.
Il testo, scritto a quattro mani da Roberta Dori Puddu e Angela Dematté, non è autofiction ma necessità di entrare nella visione della paura, della perdita del controllo. Anna/Roberta Bosetti è simbolo di quello che ci affrettiamo a togliere dalla vista, ogni segno dell’umana debolezza, della fine senza traccia del nostro passaggio sulla terra. Un percorso che si sviluppa contemporaneamente su tre piani, la memoria, (come ricordo) il presente, (come riflessione) e il futuro (come paura). Tempi che si intersecano e si sovrappongono a ritmo sincopato analizzati, o immaginati, da una donna che fa, o vorrebbe fare, il punto della sua vita, delle scelte, delle gioie e dei rimpianti. Che diventano spazio delimitato in cui Anna si muove, ma anche scelta drammaturgica o, per meglio dire, rafforzativa del testo.
In occasione di #ogniluogoèunteatro il lavoro viene completamente rielaborato da Renato Cuocolo e Rubidori Manshaft per casacuocolobosetti in una versione intima e minimale
Lo spettacolo ha debuttato nell’ottobre del 2023 al Festival Internazionale del Teatro di Lugano.
Domenica 15 settembre ore 16.30
CHIOSTRO EX MONASTERO DI SAN PIETRO MARTIRE – P.ZZA ANTICO OSPEDALE
A.N.G.S.A NOVARA – VERCELLI ONLUS
Un’esperienza importante e di grande emozione. Tamburi Uniti è un progetto Educativo Musicale del Centro per l ‘autismo Enrico Micheli e A.n.g.s.a. Novara – Vercelli, composto dai ragazzi del Centro, educatori, volontari e tirocinanti, tutti uniti, per creare una sinergia musicale varia e coinvolgente in ogni loro spettacolo e concerto, sotto la guida di Fulvio NaturalSeven Sette (chitarra e voce) Ingresso libero con prenotazione
ore 21.00
VICOLO SCHILKE – VIA DOTTOR UGO SCHILKE
I SACCHI DI SABBIA
da «Le Tigri di Mompracem» di Emilio Salgari
scrittura scenica Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano
tecnica Federico Polacci//costumi Luisa Pucci
produzione: I Sacchi di Sabbia/Compagnia Lombardi–Tiezzi
in collaborazione con Teatro Sant’Andrea di Pisa, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi
Il luogo in cui si svolge l’azione è una cucina: attorno ad un tavolo si raccolgono i quattro personaggi che, indossato il grembiule, iniziano a vivere le intricate gesta del pirata malese. Perno dell’azione è l’ortaggio, in tutte le sue declinazioni: carote-soldatini, sedani-foresta, pomodori rosso sangue, patate-bombe, prezzemolo ornamentale. E poi cucchiai di legno come spade, grattugie come cannoni, una bacinella piena d’acqua per il mare del Borneo, scottex per cannocchiali, e ancora sacchetti di carta, coltellini, tritatutto…Il racconto si affaccia alla mente degli spettatori, per poi esplodere con una frenesia folle che contagia. La cucina è casa di Sandokan, nave dei pirati, villa di Lord Guillonk, foresta malese, spiaggia di Mompracem. Fedele all’ideale di un ironico esotismo quotidiano (Salgari non si avventurò mai oltre l’Adriatico) lo spettacolo – attraverso la rifunzionalizzazione di semplici oggetti d’uso – è un elogio all’immaginazione, che rischia di naufragare nel blob superficiale dei nostri tempi e al tempo stesso una satira di costume. Piccoli uomini (noi) e i loro grandi sogni si scontrano in un gioco scenico buffo ed elementare. Chi avrà la meglio?
ore 21.00
CASACUOCOLOBOSETTI – VIA L. ARIOSTO 85
CUOCOLO /BOSETTI / RUBIDORI MANSHAFT
ALCUNE COSE DA METTERE IN ORDINE (INTERIOR)
Lunedì 16 settembre ore 21.00
CASACUOCOLOBOSETTI – VIA L. ARIOSTO 85
CUOCOLO /BOSETTI / RUBIDORI MANSHAFT
ALCUNE COSE DA METTERE IN ORDINE (INTERIOR)
Martedì 17 settembre ore 21.00
TAM TAM TEATRO – EX MONASTERO SAN PIETRO MARTIRE – PIAZZA ANTICO OSPEDALE
KRONOTEATRO // MANIACI D’AMORE
drammaturgia Maniaci d’Amore
con Tommaso Bianco, Francesco d’Amore, Luciana Maniaci e Maurizio Sguotti
scene e costumi Francesca Marsella // disegno luci e responsabile tecnico Alex Nesti
regia Kronoteatro e Maniaci d’Amore
produzione Kronoteatro con Teatro Nazionale di Genova
con il sostegno di Residenze PimOff Milano
«Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni» (Sant’Agostino)
L’incontro sorprendente tra le compagnie Maniaci d’Amore e Kronoteatro, diverse ma accomunate da uno sguardo impietoso sul reale, ci porta in un mondo isterico, meschino, fatto esclusivamente di vittime. Siamo attorno alla salma di una donna. I tre figli devono lavarla, truccarla e vestirla prima del funerale. Mentre la preparano ripercorrono piccoli episodi significativi della vita famigliare. Si tratta di eventi neutri ma sempre vissuti come terribili abusi, alibi perfetti per continuare una vita senza responsabilità. Per i personaggi la colpa di ogni loro sofferenza, frustrazione e sventura è sempre attribuita a qualcun altro: la crudeltà dell’altro sesso, la ferocia dei bulli, il duro mondo del lavoro. Ma soprattutto, lei: la madre. A partire da alcune letture fondamentali, tra cui «Critica della vittima» di Daniele Giglioli e «La società senza dolore» di Byung-chul Han, lo spettacolo esplora, con livido umorismo e qualche baluginio di tenerezza, il paradigma vittimario così radicato oggi nella psicanalisi, nei media, nella famiglia, nel nostro modo di abitare il mondo. Lo stile sospeso, surreale, dei Maniaci d’Amore si sposa così, con quello abrasivo, amaro, di Kronoteatro, in un lavoro originale che esplora il gusto tutto contemporaneo di riconoscersi non in chi agisce ma in chi subisce, la gara popolare a chi sente di bruciare di più nell’inferno che sono gli altri
ore 21.00
CASACUOCOLOBOSETTI – VIA L. ARIOSTO 85
CUOCOLO /BOSETTI / RUBIDORI MANSHAFT
ALCUNE COSE DA METTERE IN ORDINE (INTERIOR)
Mercoledì 18 settembre ore 21.00
STUDIO 10 CITYGALLERY – PIAZZETTA PUGLIESE LEVI 9
OFFICINE PAPAGE
dal romanzo «La vita accanto» di Mariapia Veladiano
adattamento regia e interpretazione Marco Pasquinucci
voci Emanuele Niego, Caterina Simonelli, Ilaria Pardini, Cecilia Vecchio
audio Alice Mollica // sound designer Mattia Loris Siboni
primo spettatore Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
produzione Officine Papage, Teatro della Caduta
Rebecca. Uno spettacolo al buio nasce da una riduzione drammaturgica del romanzo «La vita accanto» di Maria Pia Veladiano (opera prima «Premio Calvino» 2010, finalista al «Premio Strega» 2011). Cardine della performance è la storia di Rebecca, narrata in prima persona, in bilico tra un appassionante giallo e lucida, tagliente, poesia. Rebecca parla calma. Rebecca sorride, sceglie le parole giuste, non ha timori: racconta la sua storia. Con pazienza, con cura, con grazia. A volte Rebecca è poesia. Anche se siamo al buio hai la sensazione che ti guardi negli occhi. Rebecca è una donna brutta: non è storpia, non fa pietà…è semplicemente brutta. Ha tutti i pezzi al loro posto ma appena più in là: o più corti, o più lunghi o più grandi di quello che ci si aspetta. Una bambina, poi una donna, che racconta in prima persona la sua storia, quella della sua famiglia e dei segreti che in essa sono custoditi. Coprotagonista dello spettacolo è il buio, l’oscurità, capace di accogliere e proteggere, quel «buio buono, venato d’azzurro», che non giudica e fa sentire profondamente, in cui Rebecca può entrare senza paura proteggendosi dal giudizio degli altri e raccontandosi liberamente. Un’occasione per scappare, per una volta, dagli occhi.
L’emarginazione sociale, la difficoltà di liberarsi da stereotipi e pregiudizi che dominano la società, sono alcune delle tematiche che emergono chiaramente: assistere a questo spettacolo spinge il pubblico a interrogarsi sulle dinamiche sociali dominanti in situazioni affini.
Lo spettacolo si svolge al buio, il pubblico è invitato a entrare e partecipare alla narrazione nel buio, quel buio «buono» (come la protagonista stessa lo definisce) che permette da una parte a Rebecca di proteggersi dal giudizio e raccontarsi in una confessione delicata, voluta e necessaria, e dall’altra al pubblico di immaginare la sua «bruttezza» in una maniera strettamente personale, senza sottostare a canoniche idee di bello o brutto. Lo spazio di ricerca è dunque quello del buio, come dimensione capace di aumentare la capacità percettiva dello spettatore – l’intimità della relazione tra attore e spettatore e tra spettatore e spettatore – e infine aumentare la capacità immaginativa di quest’ultimo
ore 21.00
CASACUOCOLOBOSETTI – VIA L. ARIOSTO 85
CUOCOLO /BOSETTI / RUBIDORI MANSHAFT
ALCUNE COSE DA METTERE IN ORDINE (INTERIOR)
Giovedì 19 settembre ore 21.00
FARM1861 – VIA CASE SPARSE 202
«Il Taiko è musica da ascoltare, da guardare e da vivere»
La IV edizione del Festival si conclude con un evento spettacolare: KyoShinDo straordinaria performance Taiko ovvero Tamburi giapponesi.
Dal 2004 il KyoShinDo è impegnato a far conoscere il Taiko in Italia attraverso spettacoli e corsi regolari di Taiko Do. Affascinati dalla cultura e studiosi delle arti tradizionali giapponesi, i membri del KyoShinDo vivono e praticano lo studio del Taiko presso il KyoShinDo Taiko Dojo situato sulle alture dell’Appennino ligure.
Costruttori dei tamburi che suonano, hanno partecipato a numerosi Festival tra cui Festival Musicale del Mediterraneo a Genova, Darbar al MAO di Torino, Ethnos a Napoli, Estate Fiesolana a Firenze ed eventi in Italia, Giappone, Francia, Qatar, Oman, Arabia Saudita, Malta…Il Taiko è musica da ascoltare, da guardare e da vivere: i tamburi vengono suonati con la dinamicità e il rigore tipici delle arti giapponesi. Il gesto, il movimento del corpo, crea bellezza ed equilibrio all’interno della parte ritmica ed è parte integrante dello spettacolo. Il ritmo creato ridesta nel cuore il respiro primitivo della vita.
I tamburi taiko sono realizzati a mano, creati artigianalmente. Ogni particolare è attentamente studiato e contribuisce alla creazione di un suono unico e irripetibile.
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:
La prenotazione agli spettacoli è obbligatoria
Puoi prenotare tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.00 al numero: + 39 3452697208
Oppure tramite e-mail:
BIGLIETTI
Biglietto unico €10,00
I biglietti saranno acquistabili ESCLUSIVAMENTE:
al Festival Point c/o ATL – TERRE DELL’ALTO PIEMONTE, Corso G. Garibaldi 96
dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30
sabato e domenica: dalle 10.00 alle ore 13.00
e presso i punti vendita oppure on line su: CIAOTICKETS
Punto vendita Vercelli: G.M.G. TABACCHI | Prevendita Autorizzata Ciaotickets
Tangenziale Sud, 13 C/o Carrefour
Per gli altri Punti vendita: https://www.ciaotickets.com/punti-vendita
Non sarà possibile acquistare i biglietti la sera dello spettacolo
PROMOZIONE SPECIALE UNDER 26
Se hai fino a 26 anni per te ingresso a soli € 5,00!!
FESTIVALCARD
Se assisti a 6 spettacoli a pagamento il settimo te lo regaliamo
Se assisti a tutti gli spettacoli avrai due ingressi gratuiti
Ritira la Festivalcard presso il Festival Point o la sera prima dello spettacolo
ACCESSIBILITÀ
I luoghi di spettacolo sono privi di barriere architettoniche.
(casacuocolobosetti ha una scala interna)
Se hai un cane da accompagnamento sarà il benvenuto
In fase di prenotazione potrai segnalarci esigenze specifiche
e ci adopereremo per soddisfarle
SCONTI E AGEVOLAZIONI PER IL NOSTRO PUBBLICO
Con la Festivalcard e/o il biglietto dello spettacolo sconto 10% su tutte le consumazioni
da VICOLO SHILKE e PIZZERIA PIEDIGROTTA (Corso Libertà 87)
Il «Cookie Festival» è creato e realizzato da Damiano Gabotti di Pasticceria 7sins
I vini del dopo-teatro sono prodotti da B&S srl di Daniele Balocco
#ogniluogoèunteatro sostiene la smart mobility: hai una bici? in occasione dello spettacolo, TRENT’ANNI DI GRANO. AUTOBIOGRAFIA DI UN CAMPO l’appuntamento è in P.le Kennedy davanti alla Vecchia Baracchina alle ore 18.15 per raggiungere tutti insieme Farm1861 pedalando!
tutti i luoghi sono raggiungibili agevolmente a piedi. Se usi l’auto ricorri al car pooling! Proteggiamo il nostro ambiente