Vado a veder come diventa notte nei boschi (2002)

“Sapete anche voi come lavora il mio Martino […] Dice che più che disegnare, bisogna colorare e che prima di colorare bisogna guardare, guardar tutto con cura, con amore, anche le cose che nessuno ha mai notato, forse per la semplice ragione che ci cadon sotto gli occhi ogni momento [..].

E allora, sembra da ridere che un maestro cui han affidato un lavoro come quello, tutta la storia di Cristo su una parete, pensate un po’, be’, ecco, sembra da ridere che si fermi invece a parlar con la gente che passa per le strade e si porta nei campi, e che non finisca mai di guardarla, studiarla, quasi cercasse lì, in mezzo a quei poveri diavoli, chi potrà far la Madonna, chi il San Giuseppe, chi gli angeli. chi il Battista!

Tante volte poi, verso sera, vedo che prende su e solo, gli occhi pieni di malinconia, se ne va in mezzo ai campi: ‘Ma dove vai, o Martino?’; non mi risponde altro che così: ‘Vado a veder come diventa notte nei boschi’.”
Giovanni Testori, G. Martino Spanzotti: gli affreschi di Ivrea, 1958

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Il saggio di Testori su Spanzotti del 1958 è ancora oggi, come osserva Giovanni Romano, “il punto più alto della fortuna critica del pittore piemontese”. Qui Testori intreccia genialmente narrativa, saggio e teatro in un dialogo struggente tra il padre Piero Spanzotti, pittore della vecchia generazione, e il figlio Martino.

Mi viene in mente un passo delle Conversazioni con Testori di Luca Doninelli, pubblicate da poco, in cui sta scritto, su per giù, che lo storico dell’arte veramente grande è quello la cui interpretazione aderisce alle opere in maniera tanto serrata che poi non è più possibile guardare quelle opere senza pensare a quello che lui ha scritto. Il libro su Martino Spanzotti, il grande pittore piemontese vissuto tra Quattro e Cinquecento, non soltanto s’imprime, in maniera indelebile, sulla parete affrescata della chiesa di San Bernardino ad Ivrea, […] ma dal gran muro quattrocentesco, dal tramezzo con i tabelloni figurati con la storia di Gesù, il testo del 1958 plana verso gli edifici vicini, avvolge la mensa dei dipendenti dello stabilimento che si affaccia sul prato verde dove sta la chiesa: riesce a restituire insomma una situazione civile della storia italiana recente, quando un industriale, Adriano Olivetti, ricercava la cultura senza ritorni d’immagine. E basta infatti aprirlo, quel libro, dalla dedica a Longhi, alla grafica, al taglio delle immagini, alla taratura dei fotocolors per ritrovare una possibilità di sviluppo della critica e della cultura (e forse anche della società).

 Giovanni Agosti, La Testoriana di Brescia, ed. L’Obliquo, 1997

Dove:
Chiesa di San Bernardino, Ivrea

  • un progetto di Valter Malosti
  • sul “Ciclo di affreschi della Vita e Passione di Cristo”
    di Giovanni Martino Spanzotti nella Chiesa di S.Bernardino in Ivrea
  • dal testo di Giovanni Testori “G. Martino Spanzotti e gli affreschi di Ivrea
    (pubblicato dal Centro Culturale Olivetti nel 1958)
  • con Giovanni Moretti e Valter Malosti e la partecipazione del Coro Bajolese
  • videoinstallazioni Paolo Calafiore
  • luci di Francesco Dell’Elba
  • installazione audio Claudio Boschetti (Klaudio)
  • progetto Residenza Multidisciplinare di Ivrea e del Canavese
  • produzione Teatro Giacosa, Teatro di Dioniso con il contributo di Regione Piemonte, /Provincia di Torino / Città di Ivrea
  • si ringraziano
    Giovanni Agosti
    la Famiglia Olivetti per aver concesso l’utilizzo della Chiesa di San Bernardino
    Alain Toubas per aver concesso i diritti teatrali del testo