Carne (varietà onirico) (1992)

Ho fatto un sogno e il mio animo si è tormentato per trovarne la spiegazione…
Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelerete il sogno e la sua spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno ridotte in letamai. Se invece mi rivelerete il sogno e me ne darete una spiegazione, riceverete da me doni, regali e grandi onori.
Ditemi dunque il sogno e la sua spiegazione.
Daniele 2,3-6

Varietà onirico intorno alla confessione del Vampiro di Londra scritta la notte prima di essere impiccato

Sarò impiccato domani. Passerò per la prima e per l’ultima volta da quella porta della mia cella che non ho mai visto aprirsi… È davvero la soglia dell’aldilà.

Così inizia la confessione del Vampiro di Londra, John Haigh, scritta la notte prima di essere giustiziato nel 1949, dopo aver ucciso nove persone e bevuto il loro sangue. Ricorda nelle atmosfere i romanzi di Thomas Harris (l’autore di Il silenzio degli innocenti) sui serial killer, con l’inquietante differenza che la storia di John haigh è vera e il punto di vista è quello del “mostro”.
John è come un cervello scoperchiato di cui ci è dato conoscere le più profonde trame; ammirare il brillìo di ‘un’intelligenza malata, lo humour nero spalancato sulle porte del mondo infero.
Il padre e la madre di John danno volto e corpo a tutte le vittime che lui rievoca nella sua confessione e vengono quindi ritualmente e ciclicamente uccisi in una sorta di varietà onirico grottesco. Ogni vittima chiamata in causa rivive nel racconto un proprio sogno che di volta in volta si va a riannodare alla confessione di John.
Questo eroe da incubo che confonde il sogno con la veglia, ci pone delle domande fondamentali sull’esistere attraverso il suo disperato desiderio di comprenderne il mistero, e a volte ci sfiora il dubbio e la visione che John Haigh in un’epoca remota non sarebbe stato un mostro, ma, forse, un gran sacerdote.

Non è possibile, i miei nove delitti devono avere la spiegazione in qualche luogo che esula dal nostro mondo terreno… c’è dunque vita eterna? Lo saprò presto. In attesa, addio…

Bram Stoker commenta: «La forza del vampiro sta nel fatto che nessuno crede alla sua esistenza». Ovvero, la storia di John George Haigh, l’uomo che amavai cani e succhiava il sangue agli umomini e donne dopo averli uccisi, l’inglese convivente con il suo doppio, l’altro, il perturbante.
Col passare degli anni, John esplicita, a chi ne voglia seguire la traiettoria vitale, il proprio lato Ombra- da lui inseparabile e parte della sua totalità – in figure oniriche ed azioni che via via incalzano con la loro tragicità. L’Ombra di John è una scissione della sua essenza e, poiché mai riconosciuta, abita gli spazi fondi e celati, non pervenuti a coscienza. Quando emerge, si presenta con la modalità dell’esplosione, portando il protagonista a lacerazioni interpersonali che si concludono con delitti.
L’Ombra è figura archetipica che appare in letteratura come tema frequente: si pensi al Peter Schlemil di Herman Hesse, alla Donna senz’ombra di Hugo von Hoffmansthal e Strauss, all’Eminenza grigia di Aldous Huxley, a Il pescatore e la sua ombra di Oscar Wilde, a La strana storia del Dr. Jekill e Mr. Hide di Stevenson e al Mefistofele tentatore di Faust.
Scrive Carl Jung: «Ognuno è seguito da un’Ombra, tanto più nera e densa quanto meno è incorporata nella vita cosciente dell’individuo».

Donatella Musso

  • un progetto di Valter Malosti
  • drammaturgia e composizione Valter Malosti e Antonino Iuorio
  • regia Valter Malosti
  • con Antonino Iuorio, Elena Bibolotti, Massimo Verdastro
  • scene Lucio Diana
  • costumi Metella Raboni
  • tecnico di palco Fiore Beltrame
  • consulenza Donatella Musso
  • si ringrazia per la ricerca drammaturgica Roberta Bosetti
  • produzione Teatro di Dioniso, CRUT/ Università di Torino