ROBERTA CADE IN TRAPPOLA

Va in scena alla Chiesetta di San Bartolomeo ad Arzignano (VI) ROBERTA CADE IN TRAPPOLA di Cuocolo/Bosetti; lo spettacolo fa parte di Interior Sites Project e ne è la 13ma parte.

ROBERTA CADE IN TRAPPOLA parla di relazioni.
La nostra relazione con gli amici, con la loro assenza, con la memoria, col passato e con quello che del passato rimane.
Parte dall’autobiografia ed è la tredicesima parte di quel viaggio iniziato a Melbourne nel 2000 che ha confuso e sovrapposto i confini tra vita e teatro, attore e personaggio, arte e vita. Un teatro che nella nostra idea dovrebbe essere perturbante ed intimo.

Abbiamo un teatro nella testa.
Partendo da elementi presi dalla nostra vita proviamo a toccare quella di molti.
Partiamo dall’autobiografia non perché le nostre vicende personali siano così importanti ma per la consapevolezza che le nostre vite e quelle degli altri non sono così dissimili.

ROBERTA CADE IN TRAPPOLA attraversa e mette in scena il passato, un vecchio registratore che dopo quarant’anni riappare con il suo carico di promesse, la labilità delle relazioni in un mondo in cui più le distanze si rimpiccioliscono, più le relazioni sembrano diventare distanti.
ROBERTA CADE IN TRAPPOLA mette in scena la Cosa Brutta di cui parla David Foster Wallace, un’opera sgangherata di magia e un libro di una mostra di Duane Hanson, vista molto tempo fa.
Quel libro è diventato col tempo un’opera esso stesso, una specie di diario in cui si sono accumulate foto, ricami, disegni.

Ci è piaciuto interagire con l’opera iperreale di Hanson in cui persone vere sembrano false, o forse statue vere sembrano persone false. Più in là la donna col vestito rosso che continua a svenire…si lascia cadere, cade, cade, cade. Tu sbagli la mossa, è un atto mancato, sbagliare un gradino, inciampare, cadere. Tu non ci pensi, passa attraverso te, sono sciocchezze.
È l’appuntamento con l’inconscio.

Con ROBERTA CADE IN TRAPPOLA, cerchiamo di stabilire connessioni tra punti lontani per descrivere una costellazione di avvenimenti, idee ma anche paure, fantasie e sogni.
Come ha scritto Walter Benjamin, sapersi orientare in una città non significa molto, mentre per

smarrirsi in essa occorre una certa pratica. Facciamo nostra questa frase come viatico per questo nuovo viaggio nel labirinto del nostro passato più prossimo. Scrivere significa portare alla luce l’esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo.

Sto nella cucina al secondo piano. E’ la stanza più piccola della casa. Una specie di cucina di servizio, giusto per prepararsi un tè o un caffè. Scrivo sempre lì. Continuo a scrivere anche adesso per cercare di mettere parole.
Bisogna continuare, bisogna dire parole finché ce ne sono, bisogna dirle finché mi trovino, finché mi dicano impedendo alla vita di dissolversi nel buio. Mettere parole tra me e il tempo che soffia portandosi via brandelli sempre più grandi di senso.

“Il teatro come trappola per la realtà da cui discende un costante slittamento della realtà nella finzione e viceversa, che crea ambiguità e pervasivo senso del perturbante. Una ricerca teatrale condotta con entusiasmo e voglia di sperimentare e di sperimentarsi, guidata da una persistente curiosità verso gli uomini e l’arte così come verso sé stessi e il proprio io nascosto.”

ROBERTA CADE IN TRAPPOLA
di e con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
produzione Teatro di Dioniso