Le mani di Paul Celan (1998)

I miei versi sono
Un messaggio in bottiglia
Gettato in mare con la speranza…
Che esso possa approdare un giorno,
Chissà dove, ad una terra,
forse alla terra del cuore
Paul Celan

Dopo Emily Dickinson e Hölderlin affrontiamo ora la complessa opera di Paul Celan con tutta l’ansia e la pazienza richiesta da un primo incontro. Il punto di partenza è sensoriale, seguendo la suggestione di un grande amico scomparso, Fernando Mencherini, che voleva mettere intorno a queste parole “un piccolo coro a cappella che si lamenta, urla, batte le mani” mentre io dovevo “cambiare le lettere dell’alfabeto tra le dita dei piedi, sempre ingennaiato”. Le mani. Questa era una delle parole topiche che Fernando aveva scoperto nella poesia di Celan. E avevamo cominciato a selezionare liriche in cui si incontravano mani, dita, pugni, braccia.. Mani che amano, che si rincorrono. E poi metamorfosi delle mani: meteropatiche mani, in preghiera, portatrici di nomi cuciti sotto la pelle, mani che sfiorano un membro, dita diventate remi, collari di mani, mani dove nascono misteri e stelle, vagabonde mani, dita che schioccano nell’abisso.
Parole strappate al silenzio.
Da qui riparto con uno straordinario compagno di viaggio: Furio Di Castri. Con il suo contrabbasso siamo andati a cercare Voci, Echi, Visioni, Corpi.
L’ossatura del lavoro è costituita da Il Meridiano, discorso tenuto da Celan in occasione del conferimento del premio Büchner, su cui si innesta il materiale poetico, a volte raccolto in forma di suite.
Mettiamoci in attesa e ascoltiamo.
Valter Malosti

  • dall’opera poetica di Paul Celan
  • per voce e contrabbasso
  • di e con Valter Malosti  e  Furio Di Castri
  • drammaturgia Valter Malosti
  • musiche originali Furio Di Castri
  • suono e luci Francesco Comazzi
  • dedicato a Fernando Mencherini
  • ph. Paolo Rapalino