Quattro atti profani (2009)

L’umanità portata in luce in modo intenso e straziante, ma anche dolorosamente comico, dai Quattro atti profani di Antonio Tarantino è quella nascosta nelle pieghe oscure della città e delle coscienze: i dimenticati. L’autore dà voce a questi “fantocci di parole rilegate in pelle” facendoli esprimere in un’inaspettata e musicalissima lingua, che riesce a comunicare e a emozionare sfruttando un accidentato percorso linguistico.


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Questa lingua ha un suo spazio fisico molto concreto, è come un muro di parole che ci investe, una scrittura teatrale e antiteatrale allo stesso tempo, di sicuro politicamente scorretta, spesso sgradevole, incontinente. Affronto questo lavoro con un cast straordinario e inaspettato di attori/autori, ognuno presente con la propria unicità. Agli interpreti solisti della troupe è richiesta una prova estrema e rischiosa: dovranno spingersi verso quel confine sottile della loro arte in cui ad una grande adesione emotiva e di verità, che coinvolge anche i loro corpi, incarnanti oscenamente questa sacralità del disagio, va unita una tecnica da attore/atleta, da funamboli che danzano sopra i fili sospesi sul magma linguistico di Tarantino, pronti alla poesia più sublime come al più volgare sberleffo da avanspettacolo.
Ho scelto di riunire in un unico corpus i Quattro atti profani, immaginando che le creature di questi quattro testi, in realtà autonomi, condividano la scena in una nuova creazione; progetto cui l’autore ha coraggiosamente aderito. Torino è per queste creature, che mi pare di riconoscere dentro i fantasmi del mio teatro di ombre, un luogo cruciale, e dentro lo spazio della città, che diviene un luogo/non luogo beckettiano, o metafisico com’è appunto il cuore segreto di Torino, li vedo muoversi e vomitare i loro flussi inarrestabili di parole, commoventi e sgradevoli; quasi attori di un visionario avanspettacolo in un deserto urbano fattosi sacro. Per rendere visivamente questo mondo ho pensato alla straordinaria coppia di artisti Botto & Bruno. Ho chiesto loro una crocifissione contemporanea, una sorta di Golgota suburbano che inglobasse una scena fissa per i diversi quadri, come nelle sacre rappresentazioni medievali. Il tutto arricchito dall’apporto creativo del mio gruppo di lavoro: i preziosi e articolati paesaggi sonori di G.u.p., le luci taglienti e allucinate di Francesco Dell’Elba e i costumi di Federica Genovesi, frutto di magnifici quaderni di visioni. L’ambientazione non ha un volontario taglio storico, né volontarie implicazioni sociali, né un giudizio morale, perché le creature che Tarantino racconta sono schegge emozionali libere e come tali vanno vissute. Mi sottraggo perciò ad un possibile teatro di denuncia per approfondire e cercare le mie radici espressive e tentare di parlare con le armi della poesia.
Valter Malosti

  • Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini
  • di Antonio Tarantino
  • uno spettacolo di Valter Malosti
  • con (in ordine di apparizione): Maria Paiato, Valter Malosti, Mauro Avogadro, Michele Di Mauro, Mariano Pirrello
  • regia Valter Malosti
  • scene Botto & Bruno
  • suono G.u.p. Alcaro, luci Francesco Dell’Elba
  • costumi Federica Genovesi
  • scelte musicali e progetto drammaturgico Valter Malosti
  • assistente alla regia Elena Serra
  • musiche, suoni, voci
    Ernesto Abbate, Vito Acconci, G.u.p. Alcaro, Johann Sebastian Bach, Syd Barrett, Libero Bovio, David Bowie, Alvin Curran, Michael Fahres, Gipo Farassino, Lou Handman, Gyorgy Ligeti, Gaetano Giani Luporini, Luigi Ingo, Edvard Grieg, Walter Marchetti, Matmos, Claudio Monteverdi, John Moran, Jim Morrison, BJ Nilsen, Giovan Battista Pergolesi, Ettore Petrolini, Pink Floyd, Portsmouth Sinfonia, Elvis Presley, Bruno Pronsato, Akira Rabelais, Giacinto Scelsi, Ira Schroeder, Johann Strauss II, Peter Ilyich Tchaikovsky, The Caretaker, Roy Turk, Yannis Xenakis, Tom Waits, Kanye West
  • Un ringraziamento per la realizzazione dell’allestimento scenico agli allievi delle Scuole Tecniche San Carlo:
    Antonio Cordoglio, Luca Resce, Dennis Conte, Delia Colaninno, Claudio Fadda
  • produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Eliseo