Parole d’Artista 10 e progetti futuri

Esiste ormai in Italia da quarant’anni un teatro diverso, non convenzionale, che di volta in volta e stato chiamato d’avanguardia, di ricerca, sperimentale etc., ma che potremmo semplicemente chiamare Teatro, distinguendolo dallo spettacolo commerciale o di profitto privato. Io penso a un Teatro Laboratorio, dove produzione, distribuzione, formazione degli attori e del pubblico siano un unico organismo, a partire proprio dall’esperienza di quel patrimonio culturale, che rischia di andare disperso, e che invece andrebbe considerato come il fondamento di un Nuovo Teatro. Leo De Berardinis

Giunti alla decima edizione di Parole d’Artista, dieci anni di sguardi dedicati al teatro contemporaneo, desideriamo ringraziare con forza tutti coloro grazie ai quali la rassegna ha potuto nascere e continuare a crescere: la Compagnia di San Paolo e il Comune di Asti (e  il personale del Teatro Alfieri che da dieci anni ci ospita), e ancora  la Fondazione CRT, la Regione Piemonte, il Comune di Moncalieri e la sua Istituzione Musica Teatro.

Il programma e la presentazione della rassegna è consultabile a questo link.

Qui invece vorremmo provare a ragionare partendo dallo stimolo offerto dalla citazione di Leo De Berardinis e condividere progetti futuri in grado di offrire occasioni di confronto e aprire nuovi scenari.
Crediamo che chi si occupi di teatro di innovazione in Piemonte avverta un vuoto istituzionale legato a questo tema e a quello della contemporaneità.
Da tempo, come Teatro di Dioniso, ragioniamo sulla necessità di creare un polo di riferimento regionale che abbia come obiettivo strategico la produzione di spettacoli, con la missione di ridefinire e riposizionare il contemporaneo al centro della scena teatrale e artistica, con uno sguardo attento alla trasversalità e alla pluralità dei linguaggi.
Per fare ciò è necessario tenere ben uniti due aspetti: uno sguardo ‘al presente’ e un serio e articolato progetto artistico sulla contemporaneità: cultura è anche saper leggere e restituire la realtà con strumenti, esistenti o da creare, adatti ad affrontare i temi portanti legati allo stato dell’arte del dibattito civile, sociale e culturale.
Si tratta perciò, innanzi tutto, di immaginare un luogo dove produrre opere nuove.
Produrre significa creare nuovi oggetti d’arte per un pubblico il più vasto possibile. In questi ultimi tempi la tendenza è di destinare la maggior parte dei fondi all’importazione di progetti e eventi; l’ospitalità è importante e necessaria ma si deve trovare un equilibrio virtuoso tra produzione e ospitalità.
Si tratta quindi di immaginare un luogo dove praticare la modernità attraverso la commistione e l’intreccio di diversi linguaggi artistici: cinema, letteratura, musica, arte, scienza; e ciò anche per raggiungere e interpretare le capacità di ascolto di nuovi fruitori teatrali: quelle giovani generazioni a cui tutti tendiamo e che hanno una visione del mondo filtrata attraverso codici multipli, sempre più spesso coesistenti.
Un luogo dove quello che Leo definiva “Nuovo Teatro” possa trovar casa; un luogo dove progetti di ampio respiro si coniughino con le produzioni di giovani e giovanissimi, attraverso la ‘lettura’ del nuovo che ci circonda.
Un luogo non percepito dal territorio come estraneo, avulso dalla realtà locale, ma come elemento di crescita comune e di interconnessione, dove turismo paesaggistico, di tradizione e teatrale trovino un punto di equilibrio per sostenersi e alimentarsi vicendevolmente, avvalendosi anche della possibilità di realizzare scambi e progetti con altre realtà europee.
Asti potrebbe diventare il punto di riferimento cruciale per questo progetto: il nostro positivo radicamento, la tradizione legata al teatro contemporaneo della Città col suo Festival e la politica culturale di grande apertura, sono già ottime fondamenta.

Nella foto: Leo De Berardinis in ‘Lear Opera’