Il berretto a sonagli debutta ad Asti

Debutta venerdì 27 novembre 2015, al Teatro Alfieri di Asti, all’interno della X rassegna ‘Parole d’Artista’, curata dal Teatro di Dioniso, Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello nell’adattamento e regia di Valter Malosti

Il carattere di Ciampa è pazzesco, questa è la sua nota fondamentale. Gesti, andatura modi di parlare, pazzeschi. Cosicchè dovrà nascere il sospetto e la paura che a un dato momento egli possa uccidere”. Luigi Pirandello, lettera a Martoglio, 8 febbraio 1917

Malosti affronta per la prima volta Pirandello, confrontandosi con uno dei testi più popolari del grande drammaturgo siciliano, cercando di strapparlo allo stereotipo e tentando di restituire la forza eversiva originaria di quei “corpi in rivolta” posti al centro della scena che è anche labirinto: una feroce macchina/trappola. Un testo vivissimo grazie alla violenza beffarda della lingua, una sorta di musica espressionista e tragicomica, molto evidente nel testo scritto in dialetto siciliano che sarà alla base di un lavoro originale di drammaturgia.

Come è ormai noto Il berretto a sonagli di Pirandello nasce come testo dialettale (‘A birritta ccu ‘i ciancianeddi) per Angelo Musco, attore comico di grande successo. Il testo in dialetto recitato da Musco non fu mai pubblicato da Pirandello, a differenza di quanto avvenne con Liolà. La prima redazione de Il berretto a sonagli, ritrovata nel 1965 e pubblicata solo nel 1988, può oggi diventare un mare linguistico in cui re-immergere il testo italiano, oltre che prezioso corto-circuito dal punto di vista dei contenuti.
Questa prima versione, infatti, offre materia a Malosti per un lavoro di riscoperta e rilettura non solo linguistica e di ridefinizione di caratteri e ruoli affioranti dal recupero dei tagli capocomicali di Musco, mai ripristinati dall’autore nell’edizione italiana, come la perdita di una possibile co-protagonista della commedia, accanto a Ciampa, in Beatrice Fiorìca, la moglie tradita. Si tratta di un testo più duro, politicamente scorretto, a tratti ferocemente antimaschilista nelle battute, sia di Beatrice sia dell’equivoca Saracena e che presenta varianti significative come all’inizio del secondo atto in cui il manoscritto presenta una scena totalmente espunta nella versione italiana.

“Il Teatro non è archeologia. Il non rimettere le mani nelle opere antiche, per aggiornarle e renderle adatte a nuovo spettacolo, significa incuria, non già scrupolo degno di rispetto. Il Teatro vuole questi rimaneggiamenti, e se n’è giovato incessantemente, in tutte le epoche ch’era più vivo. Il testo resta integro per chi se lo vorrà rileggere in casa, per sua cultura; chi vorrà divertircisi, andrà a teatro, dove gli sarà ripresentato mondo di tutte le parti vizze, rinnovato nelle espressioni non più correnti, riadattato ai gusti dell’oggi. E perché questo è legittimo? Perché l’opera d’arte, in teatro, non è più il lavoro di uno scrittore, che si può sempre del resto in altro modo salvaguardare, ma un atto di vita da creare, momento per momento, sulla scena, col concorso del pubblico, che deve bearsene”. Luigi Pirandello, in Storia del teatro italiano, a cura di Silvio d’Amico, 1936

Afferma Malosti “Colgo nella pièce un carattere visionario come in Molière, e un andamento da farsa nera. Ciampa è per me un buffone tragico, come il Nietzsche di Ecce homo e l’Arnolphe de La scuola delle mogli.”.

  • adattamento e regia Valter Malosti
  • con Roberta Caronia >  Beatrice Fiorìca
  • Valter Malosti > Ciampa
  • Paola Pace > Donna Assunta La Bella, La Saracena
  • Vito Di Bella > Fifì La Bella
  • Paolo Giangrasso > Alfio Spanò
  • Cristina Arnone > Fana
  • Roberta Crivelli > Sarina Ciampa
  • luci Francesco Dell’Elba
  • scene Carmelo Giammello
  • costumi Alessio Rosati
  • macchinista e direttore di sala Gennaro Cerlino
  • assistente alla regia Elena Serra
  • assistente ai costumi Michela Pagano
  • realizzazione costumi Laboratorio Nuvia Valestri
  • sarta  di compagnia Aurora Damante
  • parrucche Mario Audello
  • produzione TEATRO DI DIONISO con il sostegno del Sistema Teatro Torino
  • si ringraziano Alessio Maria Romano, Alessio Foglia
  • ph. Franco Rabino