Némirovsky/Vita di Cechov

Per la stagione Parole d’artista diretta dal Teatro di Dioniso, Lunedì 29 aprile alle ore 18.00<, presso la Biblioteca Astense inizierà il ciclo di letture a cura di Irene Ivaldi: NémirovskyVita di Čechov Un progetto del Teatro di Dionso.

Le letture proseguiranno lunedì 6/13/20/27 maggio sempre alle ore 18.00, osservando il seguente percorso :

-Lunedì 29 aprile ore 18.00
1860-1875 Un piccolo figlio della steppa: infanzia di Anton

-Lunedì 6 maggio ore 18.00
1875-1886 “Devi ammettere di essere insignificante solo davanti a Dio”.
Le vocazioni di Anton: medicina e letteratura

-Lunedì 13 maggio ore 18.00
1886-1889 Ivanov e l’inizio dei difficili rapporti con la critica teatrale…
I vaudeville di successo, gli attori. Il rapporto con la malattia.

-Lunedì 20 maggio ore 18.00
1889-1897 “Com’è bello,questo mondo! Una sola cosa non va:l’uomo”.
I viaggi in Europa con l’editore. Il gabbiano

-Lunedì 27 maggio 18.00
1897-1904 “Ci si annoia senza un vero amore”.
Vera e Olga. Il Teatro d’Arte. Zio Vanja, Tre sorelle, Il giardino dei ciliegi. L’addio.

Informazioni e prenotazioni Teatro Alfieri 0141/399057 dal Martedì al Venerdì ore 10,00/17.00
I Lunedì di lettura la biglietteria apre alle ore 17.00 presso la Biblioteca Astense
Ingresso ai singoli appuntamenti € 2,00.

Per il rispetto che si deve ai “grandi”, nel presentare questa lettura io non dovrei metter becco, e lasciar parlare il signor Čechov e la signora Némirovsky. Ma quando ci si appassiona a un libro lo si ospita in luoghi proibiti, gli si concede del tempo cui altri non hanno diritto, e se capita che dopo più notti insonni ci si senta ancora inesausti, allora non si tratta più di mera attrazione ma d’innamoramento… Così, dopo aver letto Suite Francese, ho cercato quasi con bramosia le opere di Irène Némirovsky e, non paga del ritmo dell’uscita editoriale italiana, le ho lette in francese. Perdonerete dunque il fatto che tratti questa scrittrice con confidenza: dopo aver consumato la sua biografia e le interviste rilasciate negli anni più fortunati della sua carriera, mi è capitato tante volte di sognarla, ho perfino avuto l’impressione di indovinarne la risata e di ridere io stessa per certe battute birichine! Era infatti una ragazza simpatica e divertente. Anche se avesse avuto il presentimento della fine disumana che l’attendeva, non avrebbe perso il senso dell’umorismo, una dote che l’accomuna al suo amatissimo Čechov. Entrambi provati da un’infanzia infelice, entrambi morti prematuramente, sapevano, come scrive la N. ne La preda, che la giovinezza “è un vino pregiato che di solito si beve in un bicchiere da due soldi” , e che non si può indugiare infantilmente nell’infelicità, ma bisogna vivere, vivere,vivere. Come dice Anton Čechov ne Le tre sorelle: “Si saprà un giorno, il perché di tutto questo; il perché di tante sofferenze… non ci saranno più misteri, un giorno, ma intanto, bisogna vivere… lavorare, e poi lavorare!”. E tanta delicatezza nell’affrontare la vita viene riconosciuta assecondata dalla grazia della scrittura della Némirovsky, così semplice, lineare. C’è spesso, nel disvelamento biografico di un grande personaggio, qualcosa di osceno, di morboso, che anziché innalzare il lettore al livello dell’oggetto del suo interesse, lo ridimensiona, facilitando un facile e svilente processo di immedesimazione: la povertà e il clima di violenza in cui nasce Čechov non risultano essere le piaghe di cui si nutre la sua opera, bensì le prove che egli supera per diventare il grande scrittore che conosciamo. Qualche mese fa un amico al quale stavo confidando il desiderio di interpretare un personaggio di cecoviano, mi disse, sospirando con la voce incerta di chi parla di un parente caro che non c’è più: “Eh, era una gran bella persona, Čechov”. Rimasi molto colpita da questa considerazione, un po’ perché da principio, sbagliando, pensai non fosse pertinente alla conversazione, un po’ perché rivelava un’intimità con lo scrittore che io non avrei mai osato dichiarare. In realtà il mio amico aveva colto nel segno: l’opera di Čechov risulta imprescindibile dalla sua vita, essa stessa un capolavoro di coerenza e passione. E ora non mi vergogno più di manifestare pubblicamente un’immensa gratitudine nei confronti dei miei autori del cuore:

Grazie, Anton! Grazie, Irène!

Irene Ivaldi

La stagione Parole d’Artista è resa possibile grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo che ha selezionato l’iniziativa nell’ambito dell’edizione 2012 del bando “Arti sceniche in Compagnia”, del del Comune di Asti , del Comune di Moncalieri e l’Istituzione MusicaTeatro,della Fondazione Crt e della Regione Piemonte

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