CLAREL poema e pellegrinaggio in Terrasanta (2013)

Uno straordinario e sconosciuto poema di Hermann Melville, uno scosceso massiccio poetico, come dice Elemire Zolla, dove si perdono i confini tra viaggio reale e spirituale, alle fonti del Cristianesimo e dei suoi luoghi d’elezione.

“Clarel è senz’altro la meno conosciuta fra le grandi imprese di Melville. Ma si sa che la sua opera non delude mai ed è piena di rivelazioni anche negli angoli più riposti. Diciottomila versi suddivisi in centocinquanta canti, irti di allusioni e significati occulti, uno scosceso massiccio poetico, versi che fanno «trasalire alla lettura» per la loro «virtù profetica».

[…] Egli parla ai nostri attimi di pace, di indifferenza, di sovranità; lascia che risuonino tutte le voci, e le estreme di preferenza, quelle che negano ogni senso (mondano) alla vita; permette a ogni germe di crescere e di offrire alla mente il suo frutto: nulla reprime. È un eroe gnostico
Elemire Zolla

Clarel (Poema e pellegrinaggio in Terrasanta), pubblicato nel 1876 in forma privata, fu stampato postumo solo nel 1924. Il poema-diario venne ispirato da un viaggio in Palestina compiuto da Melville vent’anni prima, fra il 1856 e il ’57. Il viaggio, preceduto da una visita a Londra all’amato amico Hawtorne, che sapeva quanto Melville fosse incessantemente tormentato da un desiderio di fede e dalla disperante lotta per credere, era stato concepito dalla famiglia anche come possibile terapia per uno stato di prostrazione fisica e psicologica che aveva colpito l’autore durante e dopo l’immane sforzo profuso in soli tre anni nella scrittura di Moby Dick e di Pierre, le due opere “titaniche” e metafisiche, che sembravano voler dar fondo all’universo, ma destinate ad un umiliante insuccesso commerciale.
Clarel, un giovane studente americano di teologia, insoddisfatto degli insegnamenti dogmatici ricevuti in patria, decide di recarsi in Palestina. Come i grandi eroi dei romanzi melvilliani Clarel tenterà di superare le soglie dell’esperienza e della conoscenza, e proverà a dare risposta alle grandi questioni del sapere e dell’amore, del rapporto tra il fisico e il metafisico, della verità e del senso ultimo della vita.
In un quadro di tale natura, Clarel viene a rappresentare il pellegrinaggio della speranza: un viaggio alle fonti del Cristianesimo, alle origini di una elusiva e ipotetica Verità e di una sicura sofferenza.
Quest’opera è forse il culmine più angoscioso e poetico del grande “corpus” dei libri melvilliani; forse più ancora di Billy Budd, tradizionalmente ritenuto lavoro emblematico ed epitome perfetta. Socraticamente fedele a uno gnosticismo sofferto, e non certo di maniera, Melville butta nelle fiamme di questa sua scrittura convulsa tutto il peso e il dolore di una ricerca irrisolta.
Chi ama i suoi capolavori – Mardi, Moby Dick, Pierre, The confidence Man, Bartleby, Benito Cereno, Billy Budd, The Encantadas – è costretto a percepire Clarel come un apice e un picco della sua produzione letteraria, anche se non necessariamente come il suo capolavoro formale.
La forza dirompente dei versi di Melville ci hanno indotto a cercare una forma spettacolare scabra, una sorta di concerto per voce, oud, chitarre e live electronics, in un tentativo di teatro musicale che vuole evocare l’invisibile e il mistero di un viaggio interiore e insieme reale.

2013 CLAREL Estratto rassegna stampa

  • concerto per voce, oud, chitarre e live electronics
    di Herman Melville
  • versione italiana e adattamento teatrale di  Valter Malosti
  • dalla traduzione integrale di Ruggero Bianchi
  • interpretato e diretto da Valter Malosti
  • suono e live electronics G.U.P. Alcaro
  • oud e chitarre Lucia D’Errico
  • musiche originali Carlo Boccadoro
  • field recordings a Gerusalemme e Israele Luc Messinezis
  • luci Francesco Dell’Elba
  • assistente alla regia Elena Serra
  • produzione Teatro di Dioniso / I teatri del Sacro
  • organizzazione Paolo Ambrosino
  • amministrazione Paola Falorni