SHAKESPEARE/VENERE E ADONE per voce sola (2018)

SHAKESPEARE / VENERE E ADONE per voce sola è la versione disidratata dello spettacolo che ha debuttato nel dicembre 2007, facendo ottenere a Malosti nel 2009 (insieme a Quattro Atti Profani di Tarantino) il premio della associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT) per la regia.

Londra, 1593. La peste sta devastando la città, i teatri sono chiusi. Shakespeare trova l’ispirazione, e un patrono, e scrive un piccolo capolavoro in versi: il poemetto erotico Venere e Adone. Sarà, per l’epoca, un grandissimo successo, con numerose ristampe fino alla metà del secolo successivo. Venere e Adone sfugge a qualsiasi definizione: “comico e insieme tragico, leggero e profondo, un inno alla Carne e un ammonimento contro la Lussuria: il poemetto è un mixtum in cui tutti i termini di queste antitesi sono simultaneamente veri. Introducendo nella sua storia un conflitto erotico che nelle Metamorfosi di Ovidio non era presente, qui il “dolce ragazzo” Adone non si concede alla dea al contrario del mito ovidiano, Shakespeare ha fatto qualcosa di più che produrre un sicuro effetto comico — anche se questo “di più” passa precisamente e innanzitutto attraverso la comicità. “
Al di là del gioco degli specchi, del travestimento, dell’amaro umorismo, il poemetto è un vertiginoso punto di partenza per una ricerca sulle variazioni, le declinazioni e le contraddizioni del tema “amore”.

Malosti respira e compone un canto, così come nella tradizione Inuit, voce, la sola parola voce, assume il signifcato di ‘respirare e comporre un canto” dove per noi il concetto e la percezione di ‘canto’ si fa sottile, sempre sul bordo d’un precipizio, d’una attesa di dipanazione che in effetti è già avvenuta; una ‘non melodia’ fortemente composta di suoni celati tra vocali, ritmi nascosti, o improvvisamente rivelati… che inventano quel luogo di piacere impunito che identifica tutta la composizione e l’esecuzione del poemetto shakespeariano. (…) …in Malosti il corpo è davvero nelle parole… è la voce che racconta nuovamente se stessa, trasfigurata nelle regole del racconto, che sono quelle di costruire lo spazio e il tempo della narrazione attraverso il suono, quell’antichissimo fuoco incantatorio che ha attraversato il viaggio dello sciamano e le melopee segrete degli alchimisti del Rinascimento (…)”.

Bruno de Franceschi | da Venere e Adone / Lo stupro di Lucrezia: un revox e due gambe da pallavolista. Sulla poetica vocale di Valter Malosti in Shakespeare. Poemetti | Luca Sossella editore.

Oh certo: se di desiderio si tratta, e di quello irrefrenabile,si sussurra e si grida non poco in questa opera. E poi, il Lacan stretto ai panni di Joyce lo sapeva, e chissà se mai immemore di Sade, l’orecchio non dà scampo: è l’orifizio sempre aperto a ogni seduzione (“Bid me discourse”, bisbiglia al suo ragazzotto recalcitrante la dea dell’amore al verso 145, “I will enchant thine ear”), ed è per suo tramite, prim’ancora che gli occhi ne diano o meno conferma, che il cuore riceve gli stimoli che lo agitano.”

Gabriele Frasca | da A dream, a breath, a froth of fleeting joy, in Shakespeare. Poemetti | Luca Sossella editore

SHAKESPEARE / VENERE E ADONE
per voce sola

versione italiana e interpretazione
Valter Malosti

produzione
TEATRO DI DIONISO / TPE