SHAKESPEARE/POEMETTI | VENERE E ADONE IN CONCERTO

VENERDI 11 NOVEMBRE 2016
TORINO | SUPERBUDDA | ORE 21.00

di e con Valter Malosti

Seconda parte del progetto speciale dedicato a Shakespeare e ai poemetti,  VENERE E ADONE IN CONCERTO,
fa  seguito alla presentazione dell’8 novembre al Circolo dei Lettori di Torino del cofanetto SHAKESPEARE / POEMETTI dedicato alla traduzione e alle versioni sonore che Valter Malosti, in collaborazione con il sound designer Gup Alcaro, ha dato dei due testi shakespeariani VENERE E ADONE e LO STUPRO DI LUCREZIA; all’incontro partecipano, oltre a Malosti e al sound designer Gup Alcaro, lo scrittore, docente e poeta napoletano Gabriele Frasca e l’editore Luca Sossella.

VENERE E ADONE IN CONCERTO, versione disidratata dello spettacolo che ha fruttato al regista premi e segnalazioni, viene presentato, così come avviene per il poemetto ‘gemello’, in una forma completamente nuova, ripensato e reinventato,  per un ascolto immersivo da Gup Alcaro e dallo stesso Malosti.
Un approccio che attraverso uno studio emozionale e innovativo dell’esperienza sonora restituisce emozioni in grado di far ‘respirare’ la densità musicale del testo.

Londra, 1593. La peste sta devastando la città, i teatri sono chiusi. Shakespeare trova l’ispirazione, e un patrono, e scrive un piccolo capolavoro in versi: il poemetto erotico-mitologico Venere e Adone. Sarà, per l’epoca, un grandissimo successo, con numerose ristampe fino alla metà del secolo successivo, immancabile nei bordelli, quanto sotto il cuscino delle grandi signore aristocratiche e degli amatori. Venere e Adone sfugge a qualsiasi definizione: “comico oppure tragico, leggero oppure profondo, un inno alla Carne oppure un ammonimento contro la Lussuria: il poemetto è un mixtum in cui tutti i termini di queste antitesi sono simultaneamente veri. Introducendo nella sua storia un conflitto erotico che nelle Metamorfosi di Ovidio non era presente, Shakespeare ha fatto qualcosa di più che produrre un sicuro effetto comico — anche se questo “di più” passa precisamente e innanzitutto attraverso la comicità. “

Venere è una dea/macchina, dea ex machina ma anche sex machine, macchina barocca che tritura suoni e sputa parole. Una macchina di baci, una macchina schizofrenica di travestimento, una macchina di morte per l’oggetto del suo amore: Adone.
Adone ricorda il giovane dei Sonetti – il che implica, naturalmente, che Venere ricordi Shakespeare. Shakespeare scrive su commissione, durante la peste del 1593, per il suo giovanissimo patrono, l’efebico diciannovenne Henry Wriothesley conte di Southampton, di cui è stato ritrovato, un paio di anni fa, un ritratto in abiti femminili. Il gioco delle identità entra così in un labirinto di specchi e si scivola in una progressiva promiscuità delle individualità. In scena, la dea/macchina/attore en travesti,  diventa anche Narratore e voce di Adone, divorando tutte le identità narranti.
Al di là del gioco degli specchi, del travestimento, dell’amaro umorismo, il poemetto è un vertiginoso punto di partenza per una ricerca sulle variazioni, le declinazioni e le contraddizioni del tema “amore”.
Ma Venere e Adone è anche una sorta di operina musicale: “il montaggio fonico attinge alle fonti acustiche più disparate, ai suoni della quotidianità sovrapposti a frequenze elettroniche e distorsioni, filtrando il tutto con musica elisabettiana e contemporanea. Musica come camera d’eco dei personaggi, come cartina di tornasole del loro spirito, musica che penetra dentro il testo, talvolta lo accarezza, più spesso entra in conflitto con esso per far schizzare scintille che ustionano ma anche illuminano.”
Valter Malosti