Molière / La scuola delle mogli

Prima del debutto ufficiale a gennaio 2010, il nuovo spettacolo del Teatro di Dioniso, Molière / La scuola delle mogli, diretto e interpretato da Valter Malosti con Mariano Pirrello, Valentina Virando, Giulia Cotugno, Marco Imparato, Fausto Caroli e Gianluca Gambino, va in scena in anteprima nazionale in alcuni teatri del Circuito Teatrale del Piemonte e in Emilia Romagna.

Sabato 12 dicembre al Teatro “Milanollo” di Savigliano (Cn) e domenica 13 al Teatro La Fabbrica di Villadossola (Vb). Mercoledì 16 dicembre lo spettacolo è quindi al Teatro Alfieri di Asti, per la stagione  in residenza “Parole d’artista”.
Lo spettacolo andrà poi in scena in Emilia Romagna: venerdì 18 al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia (Mo)  e sabato 19 al Teatro La Rocca di Novellara (Re).

Arnolphe, ricco borghese ossessionato dall’idea dell’onore e feroce sbeffeggiatore dei suoi concittadini “cornuti e felici”, si prepara a sposare la giovane Agnès, che lui stesso si è preoccupato di far crescere in un convento, educandola nella più completa ignoranza, sin da bambina. “Sposo una deficiente / che dipenda da me completamente”, proclama a gran voce, e spera, conservando l’innocenza e l’ingenuità della ragazza, di godersi il matrimonio senza il consueto corollario di corna.
Ma è sufficiente che l’inesperta Agnès incontri un giovane sveglio che le fa la corte, e l’arrivo in città del fatale e misterioso Enrique, per cambiare completamente il destino della storia immaginata da Arnolphe.

La scuola delle mogli ruota attorno a un’ossessione, a un’idea fissa: le corna. È il tema che attraversa tutta l’opera di Molière fino alla crudeltà derisoria del Georges Dandin. È una coazione comica alla catastrofe ma anche un’ossessione che diventa fobia vitale e il cuore della commedia.
Valter Malosti incontra per la prima volta Molière e lo fa con un testo che ha ricevuto un’attenzione distratta in Italia, dove la tragedia, annidata nella struttura da geniale farsa, complica maledettamente i piani di chi deve ricrearlo. Come scrive Cesare Garboli: «in tutta la storia del teatro moderno non esiste documento di più lucida ed oscura provocazione… come in una cellula dal grande sviluppo futuro, si celano nella Scuola delle mogli i germi del tema molieriano che la vita è malattia».

«Colgo nella pièce un carattere visionario,- dichiara Malosti – il delirio in cui sprofonda il protagonista al termine della commedia, si trasforma in una vera e propria anatomia della rovina di cui è Arnolfo stesso l’artefice, come l’Alceste del Misantropo. Una volta stabilito il fatto che La scuola delle mogli non è una semplice farsa dico anche che la farsa naturalmente deve conservarsi, perché se non si fa ridere con questo testo, si fallisce, e in questo contesto ripenso alla grande lezione delle farse alte e allucinate di Leo de Berardinis e del suo alter ego: il Leòn deBerardin di Scaramouche».
Attraverso un processo di ri-creazione del testo, Valter Malosti si propone di ritrovare «la folgorante musica di Molière, che nell’originale francese deflagra e scintilla per mezzo del verso e delle rime. I corpi, la partitura sonora, le visioni, dovranno colmare la perdita inevitabile di ricchezza nel voltare in italiano questa lingua che vibra con una corda quasi pre-mozartiana e trovare uno spazio nell’immaginario delle persone che condivideranno con noi questo viaggio, oggi».